Non è mai troppo tardi. 12 settembre 2015, Flavia Pennetta è appena entrata nella storia del tennis italiano. A 33 anni, nel catino incandescente dell’Arthur Ashe Stadium, l’azzurra ha appena sollevato al cielo il trofeo del suo primo slam in carriera. Di fronte, in una finale tutta italiana, Roberta Vinci, al termine di una partita incredibile, tra lacrime e sorrisi. Ed emozione pura. Eppure la sua ultima avventura statunitense della carriera era iniziata con qualche difficoltà di troppo, nel 2-1 maturato contro Jarmila Gajdošová. Ma dai quarti in poi è iniziato un nuovo torneo: prima la vittoria contro l’allora numero quattro del mondo Petra Kvitová (4-6, 6-4, 6-2), poi il successo contro la numero due Simona Halep, un 6-1 6-3 perentorio, a spazzare via ogni incertezza, a risolvere ogni dubbio.

Pennetta-Vinci, un match storico

E la prima finale in carriera ha avuto un sapore speciale per entrambe: le due azzurre giocano contro dall’età di 12 anni, si conoscono bene, entrambe vogliono vincere. Il primo set scivola via sull’equilibrio, la parità impone il tie break, sarà la Pennetta a sfruttare i due set ball a disposizione. Nel secondo set la lotta tutta italiana continua, ma la Vinci non riuscirà più a raddrizzare il match. Flavia si porta sul 5-2 e con Roberta al servizio piazza tre vincenti (rovescio, smash e dritto), che valgono il titolo di prima campionessa italiana dello US Open. L’abbraccio finale sembra interminabile, con le due travolte dall’emozione di un momento che rimarrà per sempre incastonato nella memoria degli appassionati di tennis. Durante la premiazione finale, l’annuncio (quasi) a sorpresa: «Ho maturato una decisione importante della mia vita, dire addio al tennis perché tutti vorrebbero chiudere così», col trofeo in mano, da campionessa e numero 8 al mondo. E il sorriso insieme all’amica Roberta chiude una carriera incredibile, con 582 vittorie e 365 sconfitte (singolare), il titolo WTA agli US Open, 59 finali tra singolo e doppio, 11 titoli WTA in singolo e 17 in doppio. Un cammino unico, accompagnato dai 20mila sugli spalti, tra applausi e nessun fischio, nonostante la Vinci avesse eliminato in semifinale l’idolo di casa Serena Williams. Ma certe imprese sportive vanno comunque acclamate, al di là del tifo.

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