Nei suoi ricordi però risuonano soprattutto tante risate: «Si rideva per qualunque cosa, senza un motivo particolare. Eravamo una famiglia. E come in tutte le famiglie ci possono essere litigi, urla, momenti di tensione, ma soprattutto tanto amore. E rispetto». Una parola che Gabriella Forte ripete spesso nel corso della nostra conversazione, a partire dal loro primo incontro. «Ricordo tutto nei minimi dettagli. Era la metà degli anni ’70, all’epoca ero analista di mercato all’Ice – l’Istituto Italiano del Commercio Estero – di New York. Avevamo organizzato una sfilata con le nuove leve della moda milanese, tra cui Armani. Dopo lo show, gli si avvicinò una giornalista americana per fargli delle domande, ma lui non parlava inglese. Dato che non c’erano i suoi addetti stampa, mi offrii di tradurre. Cominciai a spiegare la costruzione della giacca e lui mi chiese che cosa stavo dicendo. “I revers, la spalla…”. “E lei come lo sa?”, mi chiese. E io: “Guardando la giacca!”. Mi sorrise ed è stato l’inizio di questa storia di passioni comuni e di rispetto».
I due in realtà non cominciarono a lavorare subito insieme, anche se le loro strade si incrociavano spesso, come quando, qualche mese dopo, Gabriella si ritrovò a telefonargli per conto di Fred Pressman, il proprietario di Barneys, il grande magazzino del lusso per cui lavorava suo marito: «Pressman aveva visto questo impermeabile incredibile che mi aveva regalato Ed (Glantz, ndr) – era di Montedoro, una linea disegnata da Giorgio che, nel frattempo, aveva fondato anche il proprio marchio – e si era messo in testa che doveva distribuirlo in esclusiva per gli Stati Uniti. Composi il numero di telefono, trovato su un elenco di Milano, incurante del fatto che in Italia fossero le undici di sera. “Pronto, signor Armani, sono Gabriella Forte dell’Ice, vorrei proporle un grande affare con Barneys, che è il miglior negozio da uomo d’America”. “Ma sono le undici… Comunque, ho un socio, glielo passo”. Il mio entusiasmo era tale che li convinsi a organizzare un viaggio a New York per il mese successivo. Nel giorno dell’appuntamento, mi presentai alle nove del mattino, feci fare a Galeotti un giro della città e, prima che incontrasse il management, gli mostrai Barneys, a partire dalle vetrine. Gli chiesi che cosa ne pensasse e parlammo di tutto, dalle etichette degli abiti a quello straordinario momento che stava vivendo il mondo della moda con l’esplosione del prêt-à-porter». Il resto è storia: non solo il contratto fu stipulato ma Fred Pressman si assicurò un’esclusiva decennale su una collezione speciale creata per i propri store. Giorgio Armani entrò ufficialmente negli Stati Uniti, pronto a conquistarli.