di
Giovanna Cavalli
Era il suo punto di riferimento, gli è stata a fianco fino alla fine
Quello che Dina è stata per Pippo — che almeno in pubblico chiamava sempre Baudo — e quel che Pippo è stato davvero per lei, lo sapevano soltanto loro. E così resterà.
Non ne hanno mai parlato, non hanno concesso dettagli, nemmeno agli amici più stretti, che per rispetto e per prudenza, davanti al Leone di Sicilia non azzardavano una domanda diretta. Per il mondo esterno, nella più banale delle semplificazioni, Pippo Baudo era «il dottore» e Dina Minna «la segretaria», occhiali e capelli raccolti, come in una commedia anni ’60.
C’era molto di più. «Ho perso un papà», si è lasciata scappare lei. E nell’ultimo saluto, durante il corteo funebre, ha gridato un timido : «Ciao Pippo», trascinata dalla commozione generale. Però è stato solo un attimo.
Ora che il testamento del grande conduttore tv è stato aperto e letto, Dina è legalmente una dei tre eredi, con i due figli, Tiziana e Alessandro. Così ha voluto Baudo. «Dopo il funerale, Dina è stata l’unica di loro a tornare a Militello, a pregare e portare fiori davanti alla tomba», racconta il sindaco Giovanni Burtone.
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Di lei si sa pochissimo. Che ha 56 anni, viene da Ceprano, in Ciociaria, non si è mai sposata, né si ritrova traccia di un qualche suo fidanzato, nei quasi 36 anni in cui è stata l’ombra gentile di Pippo.
Ecco, gentile è l’aggettivo che più ricorre, nella sua descrizione. Discreta. Un angelo custode. Baudo la prese a lavorare nel suo ufficio romano di via della Giuliana, al quartiere Trionfale. Era giovane, graziosa, non una bellezza da copertina. Da semplice segretaria addetta a rispondere al telefono, in poco tempo Dina diventò il suo punto di riferimento, l’indispensabile.
Sempre presente. Una vita dedicata al suo datore di lavoro. Con dedizione da suora laica. Una missione. Ogni mattina si presentava nella casa di lui in via della Vite e ogni sera tornava nella sua, nemmeno troppo vicina.
Qualcuno tra gli amici di Pippo immaginò che tra i due fosse nato anche un rapporto amoroso. Non osò chiederne conferma. «Agli occhi di Dina lui era il Gattopardo, non era facile restare insensibile», confida un testimone che non vuole essere citato.
La città mormorava, qualche rotocalco lo scrisse. Illazioni declassate come pettegolezzi. Quella presenza discreta ma costante nella vita di Baudo aveva suscitato l’ira, nemmeno tanto nascosta, di Katia Ricciarelli, che non gradiva. E, scrisse Dagospia, si infuriò scoprendo che il suo allora marito nel 2003 aveva intestato a Dina due appartamenti (in realtà, pare, solo la nuda proprietà).
Quel che è certo è che Dina a Baudo ha dedicato la vita. «Per lui è stato un miracolo, una benedizione», osserva commosso l’avvocato Giorgio Assumma, amicissimo del re dei 13 Sanremo. Anche quando la sua mamma non stava bene, Dina è rimasta con Pippo, perché aveva più bisogno di lei.
Nel 2020, a Paola Saluzzi, Baudo l’aveva descritta così: «Per me è davvero indispensabile: mi cura, mi consiglia, mi rassicura. Mi sento protetto da lei. È molto più giovane di me, eppure, davanti a lei, mi sento come un bambino». Ecco, forse era proprio così. Più che una figlia, Dina per Pippo è stata una figura materna, che lo ha accudito fino al suo ultimo giorno. «Di certo lei lo ha amato moltissimo, profondamente», raccontano.
Negli ultimi tre anni, la salute di Baudo era compromessa. Due interventi alla schiena lo avevano lasciato in carrozzina. Ci vedeva poco. Per questo conduceva una vita molto ritirata. Ogni tanto era necessaria una corsa in ambulanza verso l’ospedale. Le spese per curarsi hanno intaccato almeno in parte il patrimonio, che ora è stato diviso per tre.
L’umore non era più dei migliori, tendeva alla malinconia. Da via della Vite si era trasferito in una casa senza scale, vicino a piazza del Popolo. Dina lo aiutava a vestirsi, a lavarsi, a farsi la barba, affettuosa, dolce, amorevole. Durante il ricovero al Campus Biomedico non lo ha mai lasciato. Dormiva lì, lo vegliava. Quando è morto, nella stanza c’erano soltanto lei e Tiziana, che si tenevano per mano.
Ai funerali nella chiesa di Santa Maria della Stella, e già prima alla camera ardente al Teatro delle Vittorie, era Dina che sovrintendeva a tutto, come sempre, da gran cerimoniera. Che accoglieva le persone e le smistava tra i banchi. Pronta a cedere il suo posto in seconda fila a Michele Guardì, rimasto in piedi, ritirandosi in settima.
Come se fosse una semplice conoscente e non la persona che — da quando Pippo, finiti gli amori e le separazioni da copertina, era rimasto solo — rappresentava la sua più vera famiglia. Fatta di loro due soltanto. Pippo e Dina. E stavano bene così.
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11 settembre 2025 ( modifica il 11 settembre 2025 | 08:31)
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