di
Matteo Castagnoli e Pierpaolo Lio

L’autore dello stupro sarebbe un richiedente asilo. La sera del 30 agosto aveva abusato della 18enne. Le indagini dei carabinieri su celle telefoniche e telecamere

L’aveva sorpresa mentre raggiungeva la stazione ferroviaria di San Zenone al Lambro. L’aveva afferrata. Trascinata in un angolo incolto e nascosto, oltre un sottopassaggio. L’aveva picchiata. E l’aveva violentata. Per dieci giorni quello sconosciuto è stato un «fantasma». «Era di carnagione scura, con i capelli ricci», gli unici elementi che la vittima, una 18enne sotto choc, era riuscita a raccontare ai carabinieri della compagnia di San Donato e del Nucleo investigativo di Milano, coordinati dalla procura di Lodi. Ora, c’è un fermo. È un richiedente asilo. A incastrarlo è stato il suo profilo genetico, repertato e isolato sui tamponi fatti al centro anti violenze della Mangiagalli e nel punto a pochi passi dai binari in cui ha abusato della ragazza. 

Nei giorni successivi, gli investigatori, su indicazione della procuratrice Laura Pedio, si erano presentati all’interno dei locali del centro d’accoglienza «Papa Francesco». L’ex hotel che ospita quasi duecento migranti sta a neanche cinquecento metri di distanza dalla stazione ferroviaria. I carabinieri avevano eseguito tamponi a tappeto a tutti gli ospiti per il prelievo del Dna. L’operazione, gestita dagli specialisti del Ris di Parma, era su base volontaria, ma nessuno si era sottratto allo screening. Le indagini avevano anche verificato il traffico delle celle telefoniche e se i filmati delle telecamere presenti in zona avessero registrato elementi utili che potessero portare all’identificazione dello sconosciuto, anche se nessun obiettivo era puntato sull’area in cui si erano verificati gli abusi. 



















































La vittima, la sera del 30 agosto, stava per prendere l’ultimo treno delle 23.04 per tornare a casa, a nord di Milano, dopo una serata trascorsa nel piccolo centro dell’hinterland sud insieme alla sorella. Mentre camminava da sola verso le banchine della stazione l’uomo l’aveva aggredita. L’aveva trascinata lontana dai binari con la forza, picchiandola, lungo una stradina che si perde nei campi poco dopo un sottopassaggio, dove finisce il guard rail e inizia l’erba incolta. Un incubo durato dieci minuti nonostante i tentativi della 18enne di difendersi e di scappare come avevano dimostrato i lividi sul corpo della ragazza. In particolare, un colpo alla testa emerso durante gli accertamenti dei medici in ospedale. Era stata la stessa vittima, abbandonata sul ciglio della strada, a chiamare in lacrime il 112. Era stata portata in ospedale, dove era stata medicata, visitata e aiutata dagli psicologi della struttura. 

Sulla violenza era intervenuta anche la sindaca di San Zenone, Arianna Tronconi, che si era detta «sbigottita» per lo stupro ma anche arrabbiata per i commenti social «di chi si chiede cosa ci facesse una ragazza a mezzanotte in stazione. Ma stiamo scherzando? Sono discorsi maschilisti, su questo c’è ancora molto da lavorare».


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10 settembre 2025 ( modifica il 11 settembre 2025 | 07:33)