di
Alberto Giulini

Le motivazioni della sentenza di primo grado con cui l’uomo è stato condannato per lesioni, ma non per i maltrattamenti. La donna, Lucia Regna, ha il volto ricostruito e un danno permanente al nervo oculare

Gli insulti e le minacce vanno «calati nel loro specifico contesto, l’amarezza per la dissoluzione della comunità domestica che era umanamente comprensibile». Lo si legge nelle motivazioni della sentenza con cui è stato condannato a 18 mesi, in primo grado, l’uomo che il 28 luglio 2022 ha pestato la compagna Lucia Regna. La donna si stava separando dal compagno dopo anni di violenze fisiche e verbali, quando – pur dopo diversi tentennamenti – ha deciso di incontrarlo per un’ultima volta. Un ultimo incontro terminato con una brutale aggressione. I medici hanno utilizzato 21 placche di titanio per ricostruirle il volto. La donna ha inoltre riportato una lesione permanente al nervo oculare

«L’inferno in casa»

Dopo la rottura con il marito – così riferito la donna – si sarebbe «scatenato l’inferno» tra le mura domestiche: durante una discussione, l’uomo l’avrebbe offesa e poi bersagliata con frasi come «farai la fame a vivere da sola con i ragazzi» e «non sei una brava madre». Commentando questo primo episodio, alla base della contestazione di maltrattamenti, il giudice osserva che «queste frasi devono essere calate nel loro specifico contesto: l’amarezza per la dissoluzione della comunità domestica era umanamente comprensibile». Anche il diverbio rientrerebbe nella «normale (ancorché concitata) dialettica innescata da una decisione sicuramente traumatica». 



















































L’accusa di maltrattamenti

Almeno in relazione all’accusa di maltrattamenti, la donna è stata ritenuta poco attendibile dal giudice e le presunte violenze del padre nei confronti dei figli sono state escluse. «Risulta evidente – si legge nei motivi – la tendenza della donna a trasfigurare episodi che fanno parte dei consueti rapporti familiari in insopportabili soprusi di elevata frequenza». 

«Lui sotto stress»

A maggio del 2022 l’uomo si è trasferito altrove, mentre la moglie è rimasta a vivere con il nuovo compagno e i figli nella casa prima abitata da entrambi. A luglio l’ultimo incontro, iniziato con un diverbio, è sfociato in un’aggressione fisica alla donna e ai suoi genitori. I medici hanno utilizzato 21 placche di titanio per ricostruirle il volto. La donna ha inoltre riportato una lesione permanente al nervo oculare per il violento pugno sferrato dall’ex. Per il giudice l’imputato si sentiva «vittima di un torto» sapendo che un altro uomo «trascorreva del tempo nella casa che per quasi vent’anni era stata la sua dimora familiare e si sostituiva a lui nel suo rapporto con i figli». La chiave di lettura, si legge, sarebbe da rintracciare «in questo sentimento, molto umano e comprensibile per chiunque» e nella «specifica condizione di stress» vissuta dall’uomo in quel momento. 

La condanna

L’imputato è stato quindi condannato a un anno e mezzo e non andrà in carcere. La sentenza, pronunciata a giugno, lo ha assolto dal reato di maltrattamenti e lo ha condannato soltanto per le lesioni, con la concessioni di attenuanti e condizionale. Nei suoi confronti la pm Barbara Badellino aveva chiesto quattro anni e mezzo di reclusione.

I figli

I due figli di Lucia, costituiti parti civili si sono fatti promotori di una
campagna contro la violenza di genere
: lo scorso 25 novembre hanno affisso a scuola la foto del suo volto tumefatto con la scritta «Donne, denunciate subito». L’avvocato della difesa Giulio Pellegrino ha definito la decisione «un caso esemplare di attenzione e rigore nell’analisi dei fatti e delle prove».


Vai a tutte le notizie di Torino

Iscriviti alla newsletter di Corriere Torino

11 settembre 2025 ( modifica il 11 settembre 2025 | 11:28)