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Una pesante leggerezza. È ciò che lascia in eredità, attraverso i suoi scritti, Stefano Benni, narratore, poeta e drammaturgo scomparso il 9 settembre, a 78 anni, dopo una lunga malattia. La leggerezza delle invenzioni linguistiche e dei lampi di genio, il peso specifico della sua satira e delle parodie grottesche della realtà. Osservatore acuto del reale che trasponeva nella sue pagine trasfigurandolo in creazioni al limite dell’onirico, celando – ma neppure troppo – critiche. Orchestratore di parodie e rappresentazioni fuori dagli schemi, ma saldamente ancorate all’ordinario.
C’è stato un prima e ci sarà un dopo Stefano Benni. Una frase fatta che mai come in questo caso corrisponde al vero. Innovatore insuperato, autore camaleontico capace di sondare con efficacia generi diversi, ha conquistato generazioni diverse di lettori anche per la sua capacità di arrivare al lettore medio senza scadere in banalità. La sua produzione letteraria è molto ampia e consta di diciassette romanzi, dodici raccolte di racconti, senza contare le raccolte poetiche e i testi teatrali. È stato definito ‘il Lupo’ per il suo carattere schivo, ma anche per la sua capacità di muoversi con disinvoltura tra narrativa, versi, drammaturgia e giornalismo. Scegliere cinque romanzi dalla sua produzione è molto limitante, ma quelli che seguono rappresentano di certo uno spaccato significativo della sua capacità di raccontare il mondo reinventandolo e deformandolo, con classe e acume.
Bar Sport (1976)
Bar Sport è il primo libro di Stefano Benni, pubblicato da Arnoldo Mondadori Editore nel marzo del 1976. Ormai un classico della narrativa umoristica che naviga tra situazioni reali stereotipate ed estremizzate. Bar Sport è il ritratto esilarante di un mondo di provincia che non esiste più: quello dei flipper sgangherati, delle chiacchiere da bar e delle paste esposte nel bancone. Al contempo comicità e memoria collettiva di un’Italia che non c’è più, ma che ritrae situazioni che sono ancora profondamente attuali.
Terra! (1983)
Terra! (1983) è un romanzo di fantascienza che mette alla berlina l’Italia degli anni Ottanta, pervasa da consumismo, guerre ideologiche e ansia di progresso. Siamo nel 2156: da una Parigi sotterranea e da un mondo ghiacciato dalle guerre nucleari, parte la corsa spaziale verso una nuova terra più vivibile. Contro la Proteo Tien, la scassatissima astronave sineuropea scendono in campo due colossali imperi: l’Impero militare samurai, con una mini-astronave su cui un generale giapponese guida sessanta topi ammaestrati, e la Calalbakrab, la reggia volante del tiranno amerorusso, il Grande Scorpione.
Intanto a terra, per risolvere un mistero legato alla civiltà inca, si affrontano Fang, un vecchio saggio cinese, e Frank Einstein, un bambino di nove anni genio del computer. La chiave del mistero inca del “cuore della terra” è anche la chiave del viaggio nello spazio. La discesa nelle viscere della montagna peruviana di Fang ed Einstein apparirà ben presto legata in modo magico e oscuro al viaggio della Proteo negli orrori e nelle allucinazioni dei Pianeti Dimenticati. La scienza, la fantasia, la filosofia si arrestano davanti al mistero di una civiltà antichissima, e sfidano i potenti di un mondo guerriero.
Comici spaventati guerrieri (1986)
In Comici spaventati guerrieri Benni ritrae personaggi buffi e ingenui, ragazzi cresciuti tra cemento e precarietà. Ambientato in una calda estate, narra le indagini fai da te di un bizzarro gruppo di detective, alla scoperta di chi ha ucciso Leone, re del quartiere e loro mito calcistico. È una recherche metropolitana che si alterna tra spostamenti e appostamenti, separazioni e incontri, agguati e fughe, colpi di kung-fu e spari, amori e amicizie improvvise, visioni e sogni. Con una scrittura modulata e musicale, Benni restituì dignità letteraria al comico, in contrapposizione al tragico.
La compagnia dei Celestini (1992)
La società adulta corrotta vista attraverso gli occhi dei bambini che diventano simbolo di resistenza. Gioco e invenzioni lessicali sono il filo conduttore de La compagnia dei celestini (1992), che prende le mosse da una profezia oscura che appare sui muri e incombe sulla corrotta terra di Gladonia, parodia dell’Italia.
Memorino, Lucifero a Alì – gli spiriti più ribelli dell’orfanotrofio dei Celestini – fuggono per poter rappresentare Gladonia al ‘Campionato Mondiale di Pallastrada’, organizzato dal Grande Bastardo in persona, protettore degli orfani di tutto il mondo. Al loro inseguimento si lanciano Don Biffero, il priore Zopilote dal segreto diabolico, e Don Bracco, il segugio di orfani, nonché il celebre e cinico giornalista Fimicoli con il fedele scudiero-fotografo Rosalino.
La grammatica di Dio (2007)
Non un romanzo, ma una raccolta di 25 racconti in cui, per usare le parole di Benni, tra virtù e nequizie, tra frastuono di uomini e luoghi comuni “trovano posto eroi silenziosi ed urlanti ciarlatani della sopravvivenza e del sopruso”. Tra le pagine, lo scrittore evidenzia il lato più curioso e imprevedibile della vita, dando voce a personaggi tipicamente ‘benniani’: un fedelissimo cane che torna sempre come un boomerang dal padrone che lo vuole abbandonare; un potentissimo manager pronto a tutto pur di riunire i Beatles per un concerto; un terzino fantasioso e romantico su uno spelacchiato campo di periferia; un arrogante e irredimibile uomo d’affari; e ancora un frate che sceglie il silenzio per sentirsi più vicino a Dio ma viene vinto dalla bellezza di una muta. Solo per citarne alcuni.