Si dice spesso che le persone sensibili possono avere una marcia in più legata alla capacità di percepire l’emotività e le condizioni di benessere psicologico di chi hanno intorno. Ma esisterebbe un’altra faccia della medaglia. Perché chi ha un elevato bagaglio di sensibilità potrebbe tendere a risultare più esposto a sviluppare quadri di ansia e depressione.

A dirlo è una ricerca apparsa su Clinical Psychological Science che ha preso in esame oltre trenta studi sull’argomento arrivando a definire quanto e come esista una chiara relazione tra livello di sensibilità e probabilità di andare incontro a manifestazioni di ansia e depressione. Quanto più si è sensibili, insomma, tanto maggiori sarebbero i rischi di sofferenza psicologica.

Cosa dice la ricerca

Chi è più sensibile e si fa coinvolgere dalle situazioni di chi vive attorno, insomma, rischia di avere ripercussioni maggiori sul proprio benessere psicologico. E per questo, secondo gli esperti che raccontano la loro esperienza in una nota per la stampa della Queen Mary University di Londra, sarebbe necessario tenere presenti queste caratteristiche personali quando si disegna un percorso di cura per depressione o ansia.

In particolare, sempre secondo la ricerca, questo fattore soggettivo tende ad essere sottovalutato, quando invece è particolarmente presente nella popolazione e soprattutto potrebbe influire sulle terapie. Nello studio, la sensibilità è stata definita come un tratto della personalità che riflette la capacità delle persone di percepire ed elaborare stimoli ambientali come luci intense, sottili cambiamenti nell’ambiente e l’umore altrui.

L’indagine è particolarmente importante perché si tratta della più ampia revisione sistematica sulla sensibilità e sul rapporto tra questa caratteristica e problemi psichici. Lo conferma nella nota dell’ateneo inglese Tom Falkenstein, psicoterapeuta presso la Queen Mary University di Londra.

L’esperto rivela che si sono riscontrate “correlazioni positive e moderate tra sensibilità e vari problemi di salute mentale come depressione, ansia, disturbo da stress post-traumatico, agorafobia e disturbo evitante di personalità. I nostri risultati suggeriscono che la sensibilità dovrebbe essere maggiormente considerata nella pratica clinica, il che potrebbe essere utilizzato per migliorare la diagnosi delle patologie”.

Trattamenti su misura

Sempre secondo lo studioso, la conoscenza del “peso” della sensibilità su ansia e depressione potrebbe aiutare a definire cure “ad personam”, anche considerando che quasi una persona su tre nella popolazione generale viene definita altamente sensibile.

In questa popolazione si potrebbe avere una maggiori probabilità di rispondere meglio ad alcuni interventi psicologici rispetto agli individui meno sensibili. “Pertanto, la sensibilità dovrebbe essere considerata quando si pensa a piani di trattamento per i disturbi di salute mentale – ribadisce l’esperto.

Il nostro lavoro dimostra che è fondamentale che la consapevolezza della sensibilità sia migliorata tra gli operatori della salute mentale, in modo che medici e professionisti possano riconoscere questa caratteristica nei loro pazienti e adattare il trattamento alla loro sensibilità”.

Cosa può significa in chiave di cura? Sostanzialmente lo studio può da un lato richiedere una maggior attenzione psicologica a chi è altamente sensibile, dall’altro segnalare l’importanza di ambienti familiari e professionali idonei per chi si trova in queste specifiche condizioni psicologiche. L’ambiente in cui si vive e si lavora può infatti essere particolarmente importante per la psiche.

Ma va anche detto che chi è dotato naturalmente di un’elevata sensibilità si trova ad avere una più efficiente risposta ad eventuali stimoli psicologici. Cosa vuol dire? Probabilmente lo studio, che vede tra gli autori Tom Falkenstein (Queen Mary University di Londra), Luke Satori (Kings College di Londra), Margherita Malanchini (Queen Mary University di Londra), Kristin Hadfield (Trinity College di Dublino) e Michael Pluess (Università del Surrey), indica anche l’importanza di strategie mirate di rilassamento e mindfulness proprio per queste persone ipersensibili, che potrebbero anche aiutare a prevenire eventuali ricadute, tristezza eccessiva ed ansia.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.