L’impresa che doveva consacrarlo definitivamente come leggenda dell’ultracycling si è trasformata in un caso diplomatico. Sofiane Sehili, 42 anni, ciclista francese conosciuto in tutto il mondo per la sua resistenza fuori dal comune, è stato arrestato in Russia mentre tentava di completare la traversata più veloce dell’Eurasia in bicicletta.
Una carriera di vittorie impossibili
Sehili non è un ciclista qualunque. Da ex fattorino in bici a Parigi a dominatore delle gare più dure del pianeta, la sua storia è quella di un atleta che ha fatto della resistenza estrema la propria firma. Ha vinto tre volte la Silk Road Mountain Race in Kirghizistan, ha trionfato nel mitico Tour Divide – 4.200 km dal Canada al Messico – e ha conquistato l’Atlas Mountain Race, l’Italy Divide e l’Inca Divide.
La sua tattica, ribattezzata “costante instancabile”, si basa su un’abilità rara: pedalare per giorni senza dormire, mantenendo un ritmo regolare e quasi ininterrotto. Un approccio che gli ha permesso di surclassare avversari costretti a fermarsi per riposare.
La sfida dell’Eurasia
Quest’anno Sofiane aveva deciso di tentare l’impresa più grande: pedalare dal Portogallo all’estremità orientale della Russia nel minor tempo possibile. Per 63 giorni ha affrontato pioggia, caldo, freddo, altitudine e strade impraticabili. Ha percorso oltre 17.700 km, senza supporto, cambiando copertoni logori in condizioni estreme e adattandosi a deviazioni forzate.
Era a un solo giorno dal traguardo quando il suo sogno si è infranto. Giunto al confine con la Russia, si è trovato davanti a un ostacolo imprevisto: l’ingresso consentito solo con il treno, il cui convoglio per quel giorno era già partito. Quello successivo sarebbe arrivato troppo tardi per il record.
Il passaggio illegale e l’arresto
Deciso a non arrendersi, Sehili ha cercato un’alternativa. Ha trovato una vecchia strada di montagna, coperta dalla vegetazione, che collegava la Cina alla Russia. Dopo otto ore di cammino, si è ritrovato dall’altra parte del confine, nella zona di Vladivostok. Convinto di non aver fatto nulla di grave, si è presentato spontaneamente a un posto di blocco russo.
Ma per le autorità, il gesto di un ciclista che aveva attraversato montagne invalicabili non poteva che sembrare sospetto: Sofiane è stato arrestato con l’accusa di ingresso illegale in Russia.
Al momento si trova in custodia cautelare, assistito da un avvocato locale. Secondo le autorità, sarà trattenuto per un mese per le indagini, mentre la Francia segue da vicino il caso. Fortunatamente, l’accusa sembra riguardare un’infrazione minore, e c’è speranza che venga presto rilasciato.
Un atleta oltre i limiti
Sehili non è nuovo a imprese al limite dell’impossibile, ma questa volta il suo spirito di avventura lo ha spinto a varcare un confine delicato: quello tra coraggio e imprudenza.
Ed è qui che nasce la domanda che vogliamo lanciare ai nostri lettori: ha fatto bene Sofiane a non arrendersi, inseguendo il suo sogno anche quando significava oltrepassare le regole e sfidare il pericolo? Oppure, vista la complessità della situazione in Russia, avrebbe dovuto fermarsi, rinunciando al suo record e riconoscendo che ci sono confini – non solo geografici – che nessuna forza di volontà può cancellare?
Un atto di coraggio da ammirare o una scelta discutibile? A voi la parola.
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