di
Paola Stroppiana
Nel buen retiro ligure il pittore e scrittore ha spesso ritratto l’autore del Barone Rampante. Nella Pinacoteca Civica numerose iniziative lo ricordano. Un fondo di carte e documenti è stato donato da Antonio Ricci
Come molti torinesi che frequentano Alassio, anche Carlo Levi — pittore, scrittore, medico, giornalista e uomo politico (Torino 1902 – Roma 1975) — amava la rinomata località ligure, da lui considerata un vero e proprio «luogo dello spirito»: qui trascorse con la famiglia lunghi soggiorni estivi, dal 1924 al 1974.
Villa Levi, acquistata negli anni ‘20 dal padre Ercole, gode di una posizione privilegiata: posta sul pendio a terrazze che domina la baia alassina, è immersa nella macchia mediterranea che caratterizza questo tratto di costa di ponente, una flora rigogliosa su cui spiccano olivi, carrubi e cipressi. Un luogo ideale per la creatività: nell’ampio studio fenestrato — e soprattutto nel folto giardino, quasi un atelier vegetale — Levi, artista poliedrico (universalmente noto per il romanzo autobiografico Cristo si è fermato a Eboli, pubblicato nel 1945, che racconta il periodo di confino in Basilicata al quale fu condannato per il suo impegno antifascista tra il 1935 e il 1936) era solito dipingere, scrivere, ricevere gli amici, e, soprattutto, coltivare un rapporto privilegiato con la natura, protagonista di molti suoi dipinti.
Vacanziere illustre
Un affetto, quello per Alassio, decisamente ricambiato: nell’aprile del 2003 il Comune ha inaugurato la Pinacoteca Civica a lui intitolata, un piccolo gioiello museologico ad accesso gratuito; il nucleo principale è costituito da 23 importanti dipinti — di cui 22 realizzati in loco — e numerosi oggetti personali concessi in comodato d’uso permanente dalla Fondazione Carlo Levi. Quest’ultima — con sede a Roma — venne istituita nel 1975, anno della sua scomparsa, presieduta e organizzata da Linuccia Saba, figlia di Umberto, fedele compagna dello scrittore.
La Pinacoteca Carlo Levi è ubicata al piano nobile di Palazzo Morteo, un elegante edificio del XVII secolo: le opere selezionate, pur non numerose, coprono un ampio arco temporale e hanno un nucleo significativo negli splendidi dipinti dalla «pennellata ondosa» dedicati alla campagna ligure: su tutti gli alberi, i carrubi contorti dalle fattezze antropomorfe, che lo stesso Levi eleva — intenzionalmente — a soggetti degni della più classica ritrattistica, tema nel quale si dilettava. Non a caso, presentando una sua mostra del 1966 intitolata «Novanta paesaggi di Alassio», sottolineava: «]…] Questi novanta quadri nuovi sono una parte di un lungo racconto, o romanzo, o poesia, vegetale […] Sono anche dei ritratti di alberi che hanno un nome (lo hanno tutti, anche se non lo riporto nei titoli) e delle loro vicende».
Il fondo donato dal papaà di «Striscia»
Nel tempo il patrimonio della pinacoteca si è arricchito del prezioso fondo di carte e documenti appartenute all’intellettuale torinese, acquistato nel 2004 ad un’asta di Christie’s da Antonio Ricci — il noto autore televisivo che ad Alassio è di casa — e generosamente donato alla città. È da ricordare come già nel 2006 Ricci e la moglie Silvia Arnaud salvarono dalla lottizzazione la storica Villa della Pergola e il suo splendido parco botanico, annoverato tra i più bei giardini del mondo, oggi visitabile.
L’assessorato alla cultura del Comune, da parte sua, ha provveduto a riordinare e catalogare il fondo, che comprende manoscritti, appunti, ampi carteggi, annotazioni di lavoro: in parte esposto a Palazzo Morteo, è conservato alla biblioteca civica «Renzo Deaglio», consultabile su richiesta.
La pinacoteca curva
La struttura della pinacoteca, caratterizzata da sole pareti curve, è stata ideata dagli architetti Piero Fantoni e Sandra Gatti come omaggio al pensiero dell’artista, che non amava l’ortogonalità delle linee parallele. Il percorso espositivo si snoda in tre sezioni: gli scorci del paesaggio alassino, l’esedra con le grandi tele che raffigurano i carrubi del giardino e la sezione dei ritratti; tra questi spicca per intensità quello dedicato a Italo Calvino, datato 1961.
Calvino ad Alassio
Dalla vicina Sanremo Calvino veniva spesso a trovare Levi a cui lo legava, secondo le sue parole, «una particolare predilezione e amicizia». Il dipinto, che raffigura il grande scrittore con la fronte aggrottata e un timido sorriso — così come spesso appare nelle fotografie — fa parte di una serie di nove ritratti e un disegno (oggi in collezioni private), realizzati ad Alassio ogni estate dal 1959 al 1965. In uno scritto del 5 febbraio 1974 Levi annota: «Avevamo stabilito, con Italo Calvino, che avrei ogni anno, e per sempre, dipinto un suo ritratto. Ciò fu fatto dal 1959 alla fine del 1965. In seguito Calvino andò a vivere con la moglie a Parigi, e le occasioni per continuare il proposito vennero a mancare».
Nei carteggi a Linuccia Saba: «È venuto Calvino, gli ho fatto un ritratto. I miei nipoti erano entusiasti di lui e veramente non era mai stato così simpatico» (23 agosto 1959), e ancora: «Ho fatto un ritratto di Calvino (è diventata una tradizione annuale) con la faccia verde, che gli piace molto» (17 settembre 1961).
Da parte sua Calvino nel 1974 ricorda: «Il quadro cominciato alla luce meridiana, Carlo lo continua fino al tramonto e non smette fino a che il buio non ha inghiottito a uno a uno i colori; La pittura per Carlo Levi è questo fissare un oggetto o una persona nel trascorrere della luce, appropriandosene lentamente».
Villa Levi
Per quanto riguarda il destino di Villa Levi, la famiglia Ricci, rinnovando l’impegno mecenatistico e la visione imprenditoriale, ha deciso di investire nuovamente su Alassio, acquisendo l’edificio e i terreni circostanti, con un progetto denominato «Orto Rampante», chiaro omaggio al «Barone Rampante» di calviniana memoria. Il progetto, affidato all’architetto Renzo Piano, prevede diversi interventi di riqualificazione degli spazi verdi e della casa, incluse le serre per le coltivazioni, una struttura ricettiva e una per le attività culturali. Piace qui ricordare come proprio il carrubo alassino — più volte fermato sulla tela da Levi — sia entrato anche nel capolavoro di Calvino, citato in numerosi passaggi del testo come albero prediletto dal protagonista: «Cosimo s’appollaiava su un carrubo all’altezza delle finestre e seguiva le discussioni».
La mostra
Al rapporto tra l’artista e l’amata residenza estiva la Fondazione ha dedicato la mostra «Il Giardino perduto di Carlo Levi», a cura di Daniela Fonti e Antonella Lavorgna: l’esposizione, che include alcune tele inedite del periodo ligure, verrà ospitata ad Alassio negli spazi della Chiesa Anglicana dal 20 settembre al 18 ottobre. Un’occasione preziosa per approfondire un tema così poeticamente interiorizzato — e altrettanto acutamente restituito — dall’artista torinese.
Vai a tutte le notizie di Torino
Iscriviti alla newsletter di Corriere Torino
10 settembre 2025 ( modifica il 10 settembre 2025 | 20:44)
© RIPRODUZIONE RISERVATA