Le imbarcazioni italiane della Global Sumud Flotilla sono pronte a salpare verso la Striscia di Gaza. La partenza, inizialmente programmata per oggi 11 settembre, è slittata all’alba di domani, ha detto la portavoce italiana della missione, Maria Elena Delia. Tre imbarcazioni a vela della Flotilla hanno lasciato oggi Siracusa per la rada di Augusta, dove ad attenderle ci sono le altre 15 navi con cui viaggeranno verso Gaza. La flotta si unirà a quella già partita da Barcellona e si dirigerà verso la meta “senza scali intermedi”, ha spiegato il senatore M5s Marco Croatti, tra gli esponenti politici che hanno deciso di imbarcarsi per portare aiuti umanitari via mare alla popolazione palestinese. Tra questi le 300 tonnellate di beni raccolte a Genova ad agosto. La spedizione dunque non si ferma nemmeno dopo i due attacchi con droni che negli scorsi giorni hanno colpito le navi già arrivate in Tunisia, tra cui quella su cui viaggiava l’attivista Greta Thunberg. Il ministro degli Esteri israeliano Ben-Gvir ha detto che tratterà i partecipanti alla missione come “terroristi”.
La missione verso Gaza
In totale da Augusta partiranno 18 barche con a bordo 150 persone, tra cui due parlamentari e tre europarlamentari italiani, che si riuniranno in mare con le sei imbarcazioni provenienti dalla Grecia, con sessanta persone a bordo, e le dieci barche provenienti dalla Tunisia, per un totale di circa 600 persone. Il punto d’incontro delle 34 imbarcazioni non è stato anticipato.
Portavoce Flotilla: “Siamo preoccupati, ci piacerebbe immunità diplomatica come per gli spagnoli”
La portavoce Delia chiede al governo di tutelare i cittadini italiani “qualora dovessero essere prelevati, sequestrati o incarcerati dagli israeliani”. Non si parla di “scorte” ma piuttosto di una “interlocuzione diplomatica con Israele”. La portavoce, non nascondendo la sua preoccupazione, ricorda che “il ministro degli esteri spagnolo ha detto che estenderà l’immunità diplomatica per i cittadini spagnoli che stanno partecipando alla missione” e auspica di avere “la stessa opportunità”.
Leggi anche
Global Sumud Flotilla, cosa significa il termine “sumud” in arabo
Tajani: “Sarebbe meglio utilizzare altri canali umanitari, ma tuteliamo italiani”
Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, durante un’informativa al Senato, ha voluto ribadire – come già fatto dalla premier Giorgia Meloni – che “avvalersi di canali umanitari già attivi ed efficaci eviterebbe di esporre i partecipanti ai rischi derivanti dal recarsi in una zona di crisi”, sottolineando come “a differenza di tanti che parlano e basta, il governo italiano sta aiutando il popolo palestinese con i fatti e con le azioni concrete”. Tuttavia, Tajani ha assicurato che di aver parlato con il suo omologo israeliano Sa’ar “per sensibilizzarlo personalmente sulla questione”. La Farnesina, ha aggiunto, garantirà ai connazionali “assistenza diplomatica e consolare”. Per farlo è stato chiesto “all’unità di Crisi del ministero di restare in stretto contatto con la portavoce italiana della Flotilla”. È inoltre stata attivata la “nostra Ambasciata a Tel Aviv”, che “ha sensibilizzato le autorità israeliane sul rispetto dei diritti di tutti i connazionali presenti sulla Flotilla, fra cui anche alcuni parlamentari”.
Calp di Genova: “Flotilla attacata da droni usati in guerra”
Intanto, il Collettivo autonomo lavoratori portuali (Calp) di Genova, che sta partecipando alla missione umanitaria, ha pubblicato sui propri social un’immagine dei resti del secondo attacco alla Global Sumud Flotilla. Secondo il Calp sono stati impiegati “droni utilizzati molto negli scenari di guerra e armamenti militari utilizzati a corto raggio”. Pur precisando che “non vogliamo esporci troppo su chi sia il mandante o come sia possibile che tutto ciò possa accadere”, il Collettivo esorta “chi di dovere” a cercare risposte su quanto accaduto.
Ministero dell’Interno tunisino: “Secondo attacco a Flotilla atto premeditato”
La tensione per gli attacchi è alta. Il 10 settembre è stata colpita un’imbarcazione (la nave Alma) nel porto di Sibi Bou Said e le autorità tunisine hanno parlato di “un atto pianificato”. Un netto cambio di passo rispetto a quanto successo il 9 settembre, quando avevano negato la presenza di droni e avevano attribuito l’incendio scoppiato dopo il primo attacco “a un accendino o una sigaretta”. Il ministero dell’Interno di Tunisi assicura che i suoi servizi stanno proseguendo tutte le indagini necessarie per “far emergere tutta la verità, affinché l’opinione pubblica, in Tunisia e nel mondo, sappia chi ha pianificato questo attacco, chi vi ha collaborato e chi ne è l’autore”.
Vedi anche
Attacco con drone alla Flotilla, Tajani: “Italia non può agire”