Roma, 11 settembre – Proteggere bambini e adolescenti da malattie gravi e prevenibili con i vaccini in Italia è ancora una sfida aperta e tutta da vincere- Perché le coperture vaccinali di malattie come la meningite da meningococco B restano ancora molto lontane dall’obiettivo ministeriale del 90% fissato nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale (Pnpv), fermandosi attorno all’80% e in alcune Regioni addirittura sotto il 70%.
È la poco confortante fotografia restituita dall’incontro scientifico-istituzionale Fare prevenzione fra strategia e consapevolezza: la coscienza della vaccinazione. Il futuro è nelle nostre mani’, tenutosi l’altro ieri a Roma, che ha puntato i riflettori in particolare sulla meningite B e sul Papillomavirus umano (Hpv), confermando che la copertura vaccinale di entrambe le malattie negli adolescenti è ancora insufficiente e disomogenea.
La vaccinazione contro la meningite da meningococco B è stata introdotta nel Pnpv per l’età pediatrica nel 2017, ma ancora oggi, dopo otto anni, il traguardo del 90% è lontano e, non bastasse, la protezione tende a ridursi nel tempo. Diverso il discorso per gli adolescenti, per i quali il Pnpv 2023-25 si limita a indicare la vaccinazione solo per i ceppi di meningococco Acwy, molto meno frequenti, lasciando fuori il sierotipo B che è in realtà il più diffuso e pericoloso. La vaccinazione per la meningite B, inoltre, non è contemplata né per gli adolescenti mai vaccinati (naive), né per quelli già immunizzati da piccoli (non naive).
“La meningite da meningococco è tra le infezioni batteriche più gravi, con una letalità che varia dal 10 al 20%” osserva Massimo Andreoni (nella foto), direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e membro del Consiglio superiore di sanità. “Il sierotipo B è il più diffuso in Italia e il più grave; colpisce soprattutto bambini piccoli e adolescenti. Il rischio di contagio è elevato a causa dei numerosi soggetti asintomatici che possono trasmettere l’infezione”.
Dal 2018 il Calendario per la vita raccomanda la vaccinazione per la meningite B negli adolescenti naive; nel 2025 ha esteso l’indicazione anche a coloro che avevano già ricevuto il vaccino in età pediatrica. L’obiettivo è garantire continuità di protezione in una fascia d’età particolarmente esposta al rischio. “La vaccinazione nei primi mesi di vita, seppur efficace, perde protezione nel tempo” spiega ancora Andreoni. “Perciò il richiamo in adolescenza è fondamentale per garantire continuità di immunità, proteggere le famiglie e ridurre il carico sul sistema sanitario”.
Nell’incontro di Roma è stato anche evidenziato che a oggi solo 14 Regioni hanno scelto di offrire gratuitamente la vaccinazione agli adolescenti, ma con criteri differenti: alcune solo ai naive, altre anche ai non naive, distinguendo tra chi è stato vaccinato sotto i 2 anni e chi tra i 2 e i 10. Una frammentazione che rischia di compromettere l’equità di accesso e di lasciare scoperti molti adolescenti. Da qui la necessità di uniformare l’offerta su scala nazionale. La Liguria è tra le Regioni con programmazione avanzata. La vaccinazione contro la meningite B è offerta gratuitamente in età adolescenziale.
“In Liguria, dagli ultimi mesi del 2023, abbiamo introdotto l’offerta attiva e gratuita del vaccino contro la meningite B per gli adolescenti mai vaccinati, al 14°-15° anno di età, anche in co-somministrazione con gli altri vaccini previsti” spiega Filippo Ansaldi (nella foto), direttore generale Azienda ligure sanitaria. “Abbiamo inoltre esteso la protezione agli adolescenti già immunizzati tra i 2 e i 10 anni, prevedendo una dose di richiamo. La proiezione a fine 2025 indica oltre 20mila dosi somministrate nei primi due anni: nei 15-16enni ci attendiamo una copertura intorno al 43%, con un incremento dell’84% rispetto al 2024. Anche per i richiami nei già vaccinati registriamo un raddoppio delle somministrazioni tra il 2024 e il 2025. L’ampliamento dell’offerta va di pari passo con il rafforzamento della sorveglianza e con una migliore capacità di tipizzazione dei meningococchi circolanti”.
Quanto all’infezione da Hpv, la più diffusa tra le malattie sessualmente trasmesse, circa l’80% della popolazione sessualmente attiva la contrae almeno una volta nella vita. Il virus è responsabile del 9,4% di tutti i tumori e del 100% dei casi di carcinoma della cervice uterina, oltre a una quota significativa di tumori anali, vaginali, vulvari, del pene e orofaringei. Nonostante la disponibilità del vaccino nonavalente, gratuito in Italia per ragazze e ragazzi a partire dagli 11 anni, le coperture restano insufficienti. Nel 2023 nelle ragazze dodicenni (coorte 2011) il ciclo completo si ferma al 45,39%, nei coetanei maschi al 39,35%. A 15 anni, età di riferimento per l’Organizzazione mondiale della sanità, la copertura femminile è del 69,57%, lontana dall’obiettivo del 90% fissato dall’Oms e dall’Ue con lo Europe’s Beating Cancer Plan per eliminare il cancro da Hpv entro il 2030.
“Il vaccino contro il papillomavirus è l’unico vaccino oncologico disponibile insieme a quello per l’epatite B e ha un ruolo cruciale nella prevenzione di tumori femminili e maschili” ricorda Andreoni.“In alcune parti del mondo ha permesso di eliminare il cancro dell’utero, patologia molto frequente nella donna. L’infezione da Hpv è molto diffusa e può causare lesioni precancerose e tumori. Vaccinare i più giovani è essenziale, ma il vaccino è utile anche negli adulti, poiché protegge da un’infezione sessualmente trasmessa che è possibile contrarre durante l’intero arco della vita sessualmente attiva”.
Da qui l’importanza del Piano di eliminazione dei tumori da Hpv lanciato a gennaio 2025 dalla Provincia autonoma di Trento che rappresenta un esempio virtuoso e replicabile. Prevede infatti il recupero attivo dei non vaccinati e l’estensione della vaccinazione a maschi fino a 30 anni e femmine fino a 40 anni e la vaccinazione è gratuita. L’iniziativa è stata accompagnata da un’intensa campagna comunicativa e da testimonial riconoscibili dai giovani. “Ad oggi sono state somministrate 26mila dosi” ha raccontato afferma Maria Grazia Zuccali (nella foto), direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria della Provincia autonoma di Trento “con una copertura del 75% tra le ragazze fino a 25 anni e i ragazzi fino a 20 anni. Tra le donne di 40 anni, la chiamata attiva ha permesso di raggiungere un’adesione del 47%”.
Le differenze tra Regioni e i bassi livelli di copertura rendono urgente un cambio di passo, indicano gli specialisti: dall’inserimento del richiamo per la meningite B nel Pnpv e nei Lea alla realizzazione di un Piano straordinario di eliminazione dei cancri da Hpv con campagne di recupero attivo dei non vaccinati ed estensione della gratuità alla fascia più adulta, fino all’uso di strumenti digitali e di prossimità per raggiungere famiglie e ragazzi. È necessario un impegno corale che coinvolga pediatri, medici di medicina generale, medici dello sport, con il possibile coinvolgimento di scuole e farmacie, per rendere la prevenzione vaccinale un obiettivo equo e condiviso su tutto il territorio.