Quello che stiamo vivendo è un periodo cruciale per il mondo del motorsport, con tante rivoluzioni alle porte. Per fare un po’ di chiarezza e capire meglio in quale direzione si sta muovendo la federazione internazionale abbiamo – e anche per chiarire alcuni temi controversi – avuto il piacere di realizzare una lunga intervista – che troverete divisa in due parti – con l’attuale Segretario Generale per lo Sport della FIA, Valerio Iachizzi.

Nella prima parte dell’intervista abbiamo parlato della ‘base della piramide’ da ampliare: come state affrontando il discorso dei costi troppo elevati? Tanti ragazzi e ragazze abbandonano il mondo del motorsport perché non se lo possono più permettere.

Tutto il mio lavoro è incentrato su quello: ‘accessibilità’ è la parola chiave. Tutti i dipartimenti, ciascuno nel proprio settore, lavorano per cercare di ridurre i costi di accesso e non solo di accesso, ma anche di ascensione all’interno della piramide. Il mio lavoro è quello di dimostrare che c’è motorsport anche al di fuori di grandi budget. Poi non sempre è semplice. Si può arrivare in Formula 1 senza budget? Sì, ci sono stati dei casi, ma è molto più difficile. Questo è un discorso che è comune a tanti sport nella nostra società. La difficoltà nel motorsport è quella di tagliare i costi ma mantenere alto il livello di sicurezza. Sono due parametri che devono andare avanti di pari passo: il livello di sicurezza non può mai abbassarsi, anzi deve sempre crescere. Questa è una dicotomia che deve essere mantenuta e che non è per niente facile affrontare.

Negli ultimi anni avete lanciato una campagna importante su due tematiche particolarmente delicate: l’odio e gli abusi online e il linguaggio che piloti e manager devono mantenere durante gli eventi ufficiali. Al riguardo si è creato un discreto dibattito con favorevoli e contrari a questo tipo di ‘interventismo’ da parte della federazione. Qual è il tuo pensiero? Secondo te la gente ha compreso pienamente quella che era la reale intenzione della FIA?

Guarda, io ti do la mia opinione personale, ancora prima che da uomo della FIA. Il pilota, che voglia o non voglia, è un esempio per migliaia di bambini in tutto il mondo. Toto Wolff è stato il primo a dirlo, facendo riferimento a suo figlio. Loro sono un esempio, perché i ragazzini che guardano le gare pensano di voler diventare come Leclerc, come Verstappen, eccetera. Questo è il tema. Ora io nel risponderti parto prima dal linguaggio e poi vado sulla questione dell’odio online, perché tu mi hai fatto la domanda al contrario, ma io te l’ha ribalto perché in realtà uno può causare l’altro. Un certo tipo di linguaggio può portare all’odio online: è stata fatta un’analisi da una società che si chiama Arwen.AI, che lavora con la United Against Online Abuse Campaign fondata dalla FIA. Da quest’analisi è emerso che un pilota che critica gli steward apertamente causa il 64% in più di abusi online. Questa è una responsabilità importante, anche perché ci si scorda sempre che gli steward sono volontari. Queste persone sono appassionati che hanno famiglie, hanno figli e stiamo pur sempre parlando di sport.

Ti posso assicurare che il lavoro che fanno non è facile per niente. Ciò detto noi abbiamo semplicemente cercato di allineare il discorso delle multe e delle penalità sportive a regolamenti come quelli di FIFA, UEFA, NFL e altri. C’è stata una battaglia mediatica che per me è stata ridicola in cui si diceva “la FIA vuole punire i piloti che vanno a 350km/h appena dicono qualcosa di sbagliato“. Ovviamente non è quello il tema. È chiaro che non siamo pazzi. Ma il pilota che dopo la gara va davanti alle telecamere e insulta gli steward non va bene. Questo ha delle conseguenze molto gravi sui ragazzi, perché poi questi gesti vengono imitati anche nei kartodromi. E da qui parte il discorso della campagna United Against Online Abuse, che va anche contro gli abusi verso i piloti stessi. Per esempio gli abusi che ha ricevuto Antonelli dopo l’incidente con Leclerc a Zandvoort non sono normali. Noi come FIA non possiamo permettere che questo succeda. E, dati alla mano, determinati comportamenti dei piloti causano un aumento degli abusi. Se tu vai a 350km/h e dici una parolaccia non c’è problema, tant’è che nessuno è mai stato penalizzato per quello. Ma facciamo il paragone con il calcio: se tu vai in conferenza stampa in Champions League, insulti gli arbitri e li mandi a quel paese, anche lì vieni punito. Paghi le conseguenze. Per me si tratta solo di un discorso di buon senso. Ora mi sembra che non ci sia più discussione su questo e che sia stato ben accettato da tutti, ma non riuscivo a comprendere tutto questo clamore.

Ti porto sulla questione degli steward: si tratta di volontari che però sono spesso al centro di controversie per il loro ruolo di arbitri. Le critiche principali in F1 riguardano la poca coerenza di giudizio tra episodi simili e le tempistiche, per cui a volte ci sono attese di ore prima di poter avere una determinata decisione. È qualcosa di inevitabile o è qualcosa su cui si può migliorare, anche pensando alla ‘scuola’ che ha messo in piedi la FIA per formare le nuove generazioni di steward?

Lo sviluppo del dipartimento Officials è sotto il mio controllo e posso dire che ci stiamo lavorando. Il mio ruolo come direttore è quello di creare il contesto giusto per far crescere questo settore. Se tu pensi a quanto negli ultimi 10-15 anni è cresciuto il livello tecnico, sportivo, agonistico, mediatico e tecnologico di Formula 1, WEC, WRC, Formula E ecc. sono senza dubbio d’accordo che il livello degli steward non è cresciuto altrettanto di pari passo, ma era impossibile che succedesse. Anche nel calcio l’abbiamo visto. Quanto è più avanti la tecnologia nel mondo del calcio rispetto agli arbitri? Molto. Senza la tecnologia gli arbitri avrebbero molte più difficoltà. E stiamo parlando di arbitri professionisti, pagati, che vivono di quello. Noi vogliamo arrivare a questo. Ci rendiamo conto che c’è molto gap da recuperare, che il motorsport e la tecnologia non ci aspettano e vanno molto più veloci anche rispetto al calcio, che è lo sport più globale. Quindi noi stiamo lavorando insieme ai promoters e alle federazioni per creare una piramide che porterà ad avere steward professionisti dotati di una strumentazione idonea per poter performare al meglio. Su quello non ci sono dubbi. Ma la cosa che non deve mancare è il rispetto per delle persone che tolgono tempo al lavoro e alla famiglia – perché è ancora così – e che sono quelle che hanno permesso alla Formula 1 di essere quello che è. E ti assicuro anche che pur avendo la migliore tecnologia, i migliori steward in circolazione, dei professionisti, comunque non si elimineranno le polemiche. Noi stiamo comunque parlando di uno sport che è estremamente complesso. Non è come altri sport – il tennis, il calcio – che sono più facili da leggere. Noi stiamo parlando di uno sport estremamente complicato, sotto tantissimi punti di vista, e quindi è anche più difficile provare a far capire al fruitore tutti gli aspetti in gioco.

Ti volevo chiedere ancora un’ultima cosa: tu parlavi prima delle multe. Puoi chiarire una volta per tutte dove vanno i soldi di queste multe, visto che ci sono state discussioni e polemiche anche su questo punto?

Sì, è molto semplice: vanno nello sviluppo del motorsport globale. In qualità di Segretario Generale della FIA per lo Sport, vedo alcuni degli effetti positivi di queste entrate che vengono destinate ai programmi di cui abbiamo discusso in precedenza. Potremmo quasi dire scherzando che [le multe di adesso] vanno a creare un’opportunità, per chi adesso non si può permettere di correre, di poter arrivare a prendere delle multe in futuro. Poi questa, tornando seri, è anche un’altra polemica un po’ fine a se stessa perché noi in quanto organizzazione no-profit tutto quello che incameriamo lo devolviamo ai nostri club members, alla struttura, per aumentare il livello di professionalità e a che gestisce il dipartimento tecnico. Non parlo delle multe ora, parlo in generale. E i soldi delle multe vanno alla federazione che li reinveste nel motorsport e nello sviluppo del motorsport.

Fine Parte 2.