Attende il ritorno di un’opportunità vincente, Fernando Alonso. All in su Aston Martin e, soprattutto, sull’apporto di Adrian Newey per presentarsi nel 2026 con un progetto vincente. Ricorda gli anni Ferrari, il 2010 e il 2012 le stagioni nelle quali più vicino è andato al successo dopo l’era Renault. Poi tante aspettative mancate, per l’assenza di un progetto all’altezza. Fernando incassa il riconoscimento di Verstappen, che lo ha indicato il miglior pilota in gara, per mentalità, per capacità di difesa e per intelligenza in corsa.

Ecco, finisce in quest’ultima casella delle capacità di corsa, l’episodio ricordato da Fernando, quando gli è stato chiesto quale sia stata la gara migliore, da ricordare, nella sua carriera. “Valencia penso sia stata una delle gare migliori, è stata la più mediatica e conosciuta”, dice riferendosi all’epica rimonta del 2012, quando vinse partendo 11°.

Cambiate old style, con la doppietta

È un’altra, però, la corsa da incorniciare e non per il risultato finale. “Ci sono molte gare di cui, forse, la gente non è a conoscenza e penso che fosse in Malesia, a Sepang nel 2011 (2010; ndr). In quella gara ebbi un problema al cambio, era quasi rotto, ci fu  un problema con la frizione: le marce salivano ma non andavano in scalata, da metà gara. Provavo a scalare dalla settima ed entrata solo la quinta anziché in seconda. Affrontai la prima curva in quinta e persi tempo, poi capii dalla curva successiva che c’era un problema e per disperazione provai a dare colpi con l’acceleratore (doppietta in scalata; ndr).

Avrei dovuto ritirare la macchina, mentre in quel modo le scalate entravano e feci la stessa cosa  alla frenata successiva, andando quattro volte sul gas, scalando quattro marce e frenando in contemporanea. Dal team mi dissero di continuare a fare quello che stavo facendo, che il cambio era al sicuro e non si sarebbe rotto. 

Il ritiro o inventare una soluzione

Corsi così circa 30 giri così, in frenata con un paio di colpi al gas per scalare, sincronizzando acceleratore e palette del cambio. Gli ingegneri mi dissero perché proposi quella soluzione e come riuscii a trovarla così in fretta: l’avevo trovata in 13-14 secondi, alla seconda curva dopo il problema.

Gli dissi: odio perdere e odio dover ritirare la macchina. Prima, proverò a fare di tutto. Arrivai quinto o qualcosa del genere, un risultato anonimo e nessuno ricorderà quella gara. Però, il livello di energia che dovetti mettere, la concentrazione e l’attenzione – trovando subito una soluzione – penso la rendano una gara da ricordare”.