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La Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva la Legge nazionale per il riconoscimento e la promozione delle zone montane, che aggiorna la normativa del 1994 e punta a ridurre le disuguaglianze, contrastare lo spopolamento e favorire la transizione ecologica

La cosiddetta Legge Montagna è stata finalmente approvata: si tratta di un provvedimento, già passata al Senato nell’ottobre 2024, atteso da tre decenni, con luci e ombre, che rivede la legge 97/1994 riconoscendo le aree montane come obiettivo di interesse nazionale, in linea con l’articolo 44 della Costituzione.

Il provvedimento coinvolge circa 4.176 Comuni – di cui 3.524 totalmente montani – che coprono quasi la metà del territorio italiano.

Con tre obiettivi dichiarati: riduzione delle disuguaglianze socio-economiche, contrasto allo spopolamento con incentivi per giovani e famiglie e valorizzazione sostenibile di ecosistemi, pascoli, boschi, bacini idrici e ghiacciai.

Strumenti e misure operative

Tra i pilastri del provvedimento emerge il Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane (Fosmit), già istituito con la legge di bilancio 2022 e ora potenziato: circa 200 milioni di euro annui, con risorse destinate alla Strategia nazionale per la montagna italiana (Smi), piano triennale che dal 2025 definirà le priorità di intervento.

Il testo introduce inoltre un’ampia gamma di incentivi; vediamoli insieme.

  • sanità: doppio punteggio nei concorsi del Servizio Sanitario Nazionale per operatori che lavorano in montagna, insieme a crediti d’imposta per gli affitti
  • istruzione: classi garantite anche con pochi alunni, punteggi aggiuntivi per docenti e detrazioni fiscali fino a 3.500 euro annui
  • imprese e giovani: sgravi contributivi fino al 100% per assunzioni a tempo indeterminato in Comuni sotto i 5.000 abitanti; agevolazioni per mutui prima casa
  • agricoltura e ambiente: crediti d’imposta per investimenti ecologici e un Registro nazionale dei terreni silenti per il recupero di superfici abbandonate
  • digitalizzazione e servizi: priorità alla banda ultralarga e misure per garantire servizi essenziali, dalle poste alle banche
  • natalità: un bonus bebè dedicato, finanziato da un fondo di 5 milioni di euro annui

Ora, un decreto del Presidente del Consiglio definirà entro 90 giorni i criteri per individuare i Comuni montani. Tra i parametri, altitudine minima di 600 metri e pendenza del territorio.

Una scelta ha sollevato perplessità: l’Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) contesta l’esclusione di molti centri che pur vivendo condizioni di disagio non rientrano nei criteri fissati.

Il presidente Marco Bussone, spiega: “agire per dare strumenti formativi, aggregativi, informativi ai Comuni, agli Enti locali della montagna è il nostro impegno da sempre. Togliendo di mezzo ogni polemica, ogni contrapposizione, tutte le incertezze.

Vederci Nuovi è il punto germo del nostro impegno per le Montagne italiane, descritte in modo moderno ed evoluto nel Rapporto Montagne Italia 2025 realizzato da Uncem con il Progetto Italiae.

Quella carica dei 100mila è la risposta all’allarme spopolamento che troppo spesso risuona anche nelle aule parlamentari. Guardiamo ai dati e alle opportunità date da un saldo migratorio positivo in tante parti d’Italia, che porta innovazione, idee, capitali, proposte, dinamicità, comunità vive, presenti“.

Criticità e contestazioni

Accanto agli aspetti innovativi, la legge porta con sé ombre e critiche. Le risorse stanziate, pur rilevanti, sono considerate insufficienti: Uncem aveva richiesto almeno un miliardo annuo. Cipra Italia (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi) sottolinea l’assenza di riferimenti strutturati agli effetti del cambiamento climatico, alle Green Community e alle Associazioni Fondiarie.

A suscitare polemiche anche un emendamento dell’ultima ora che consente l’attività venatoria sui valichi montani, misura giudicata incoerente con l’obiettivo di tutela ambientale.

Il Ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, ha parlato di “risultato concreto per sostenere i territori montani“, mentre il sindaco di Edolo, Luca Masneri – promotore del testo – ha ricordato come si trattasse di un provvedimento atteso da trent’anni.

L’opposizione ha invece definito la legge un manifesto con risorse limitate e scarsa condivisione, giudicandola simbolica più che risolutiva.

Con l’approvazione del 10 settembre 2025, il provvedimento è legge dello Stato. Nei prossimi mesi saranno adottati i decreti attuativi per la classificazione dei Comuni e per l’attivazione delle misure fiscali. Il Governo avrà inoltre 12 mesi per armonizzare la normativa tributaria a favore delle aree montane.

Un percorso che segna un ritorno di attenzione politica e legislativa verso le terre alte, ma che dovrà misurarsi con la prova dei fatti: risorse certe, applicazione rapida e soprattutto capacità di coniugare tutela ambientale e sviluppo economico.

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