Il governo degli Stati Uniti ha confermato di avere distrutto una grande scorta di contraccettivi di USAID, l’agenzia governativa statunitense che gestiva i programmi di aiuti internazionali smantellata su ordine di Donald Trump. Il materiale aveva un valore di circa 10 milioni di dollari ed era bloccato da tempo in alcuni magazzini in Belgio, nonostante diverse organizzazioni avessero dato la loro disponibilità ad acquistarlo o a riceverlo come donazione. La distruzione non era stata disposta per motivi tecnici, ma per una scelta politica del governo statunitense legata sia alla cessazione delle attività di USAID sia alla contrarietà su alcune pratiche anticoncezionali.
Tra i contraccettivi distrutti c’erano quasi un milione di dispositivi intrauterini o sottocutanei, due milioni di confezioni di pillole anticoncezionali e almeno altrettante di dosi di iniezioni ormonali. Un portavoce di USAID, che è ora sotto il controllo dell’Ufficio per la gestione e il bilancio, ha confermato la distruzione dei prodotti al New York Times, senza fornire informazioni sul luogo e le modalità con cui sono stati distrutti. Nel farlo ha anche falsamente sostenuto che quei prodotti fossero abortivi: «L’amministrazione non fornirà più metodi contraccettivi abortivi sotto le mentite spoglie di aiuti internazionali».
Le leggi degli Stati Uniti impedivano già a USAID di fornire prodotti abortivi e per questo nessuno dei contraccettivi conservati in Belgio lo era. I trattamenti ormonali sono impiegati per intervenire su processi come l’ovulazione e la fecondazione, non sugli embrioni che si sono già formati. In più occasioni funzionari di USAID avevano segnalato invano questa circostanza all’amministrazione Trump, che aveva comunque mantenuto la decisione di distruggere i contraccettivi.
La distruzione era stata decisa lo scorso giugno, con l’indicazione di ricorrere all’opzione più economica possibile per farlo. Il dipartimento di Stato aveva poi sostenuto che l’operazione sarebbe costata almeno 167mila dollari. Il governo belga aveva provato a bloccare la decisione, aggiungendo maggiori vincoli sulla distruzione di prodotti sanitari non scaduti, e l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di ricerche demografiche e di salute sessuale e riproduttiva (UNFPA) aveva provato a trovare una soluzione di compromesso. Alcune ONG si erano offerte di acquistare i prodotti o di avviare meccanismi di donazione, senza però ricevere la disponibilità da parte del governo statunitense.
La vendita dei prodotti avrebbe permesso di recuperare buona parte dei 10 milioni di dollari del valore iniziale dei contraccettivi, con alcune organizzazioni che si erano anche offerte di gestire il loro trasferimento e la distribuzione. L’amministrazione Trump aveva però sostenuto che non ci fossero «acquirenti idonei» e che ulteriori rinvii avrebbero violato le decisioni del governo nel «fermare il sostegno alle organizzazioni coinvolte in pratiche riproduttive coercitive».
La distruzione dei contraccettivi non è l’unico caso di scorte di USAID andate sprecate. Di recente il governo statunitense ha lasciato scadere 500 tonnellate di cibo destinate ad Afghanistan e Pakistan, con cui sarebbe stato possibile nutrire per una settimana almeno un milione e mezzo di persone. Quasi 800mila vaccini anti-mpox (il cosiddetto “vaiolo delle scimmie”) non sono stati distribuiti a paesi africani perché ormai troppo vicini alla loro data di scadenza.