«Momenti folli e caotici». Così Ed Sheeran racconta il suo presente. E “Play”, il nuovo e ottavo disco pubblicato il 12 settembre in tutto il mondo, arriva in uno di questi momenti. Un pop destrutturato, che prende vita dalle culture musicali indiana e persiana e dal folk irlandese, e che attraversa la musica fluidamente. Senza argini. Prima di finire nello studio londinese, il disco è stato registrato tra Goa e le strade di Delhi, dove Ed ha «trascorso alcuni dei giorni più divertenti, esplorativi e creativi» e scritto alcuni brani, come “Sapphire”, collaborando in una versione con il compositore indiano Arijit Singh e riarrangiandolo tra strofe e ritornello con un mix di hindi e punjabi. «”Play” è stato un album realizzato come risposta diretta al periodo più buio della mia vita – ha raccontato –. Uscito da tutto ciò, volevo solo creare gioia e technicolor ed esplorare le culture dei paesi in cui ero in tour».
Ad anticipare il disco, i singoli “Azizam”, “Old Phone”, “A Little More” e “Sapphire”, che hanno raccolto centinaia di milioni di stream globali e confermato Ed Sheeran tra gli artisti più ascoltati al mondo su Spotify. Ma dietro la star globale c’è ancora il ragazzo che a undici anni, dopo un concerto di Damien Rice cui lo portò il padre, decise che la musica sarebbe stata la sua strada: «Era da solo sul palco con la chitarra e ho pensato che avrei potuto farlo anch’io. Con la chitarra puoi fare tutto, è facile da trasportare, ci puoi scrivere canzoni, la puoi suonare ovunque». È lo stesso ragazzo che oggi rimette insieme dopo 20 anni la sua band del liceo, i Rusty, o che coinvolge, a 14 anni da “Lego House”, Rupert Grint (famoso per essere Ron Weasley in “Harry Potter”) nel videoclip di “A Little More”. «Più invecchio, più voglio semplicemente godermi le cose – dice –. E ora che siamo più grandi, possiamo vivere i nostri sogni da adolescenti». “Play” diventa così uno scatto fedele del suo vissuto.
Dentro “Play” c’è un gioco di contrasti. Da “The Vow” e “Heaven” all’ultimo singolo “Camera”, nel cui videoclip compare l’attrice Phoebe Dynevor della serie Netflix, Bridgerton. «Ora riesco a guardare indietro con più serenità – dice –, ho amici che stanno passando momenti simili e credo sia normale che a volte tutto si accumuli.
Per fortuna, ora sono in un momento stabile e felice, con un bel ritmo tra concerti e casa. Lunedì-venerdì a casa, sabato e domenica in giro a suonare: così riesco a essere creativo e godermi la famiglia, è bellissimo». Nel frattempo, è ufficiale la notizia che con la moglie Cherry e le loro figlie, Lyra e Jupiter, lascerà la campagna inglese del Suffolk e la sua dimora, Sheeranville, per trasferirsi negli Stati Uniti.
Con “Play” inizia un nuovo capitolo, dopo la chiusura del “ciclo matematico”. «Dopo il tasto “Stop” ci sarà “Eject” – racconta con semiseria ironia –. È l’album del testamento e Cherry potrà scegliere le tracce. Il mio testamento di desideri è fare un disco con tutte le canzoni dall’età di 18 anni. Un po’ come se Paul McCartney morisse e ci fossero registrazioni giovanili dei Beatles da pubblicare. A molte persone non piacerà questo di me, ma molti dei miei fan lo troverebbero super interessante».
I primi singoli del disco hanno superato 1,2 miliardi di stream globali, confermando Sheeran come il sesto artista più ascoltato al mondo su Spotify con oltre 94 milioni di ascoltatori mensili. Ma, al di là dei numeri, “Play” è il ritratto di uno per cui il fattore “cool” non conta: «L’industria musicale è un enorme parco giochi scolastico – spiega – ci sono i ragazzi fighi e i ragazzi non fighi. Io sono sempre stato dall’altra parte». Anche quando la sua “Perfect”, uno dei brani più iconici del decennio, non ha vinto il Grammy. E ci scherza: «Negli ultimi 10 anni della mia carriera ho vinto premi, ma quelli che ho preso sono stati inventati sul momento. Praticamente, poiché non ho vinto nulla, loro dicono: “Beh, dobbiamo dargli qualcosa, quindi gli daremo questo”».
Reduce dal “Mathematic tour”, con 10 milioni di spettatori in 3 anni e mezzo, a dicembre tornerà sul palco con cinque concerti “intimi” a Parigi, Monaco, Dublino, Manchester e Coventry, prima del nuovo tour mondiale negli stadi.
Ultimo aggiornamento: venerdì 12 settembre 2025, 09:16
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