Le parole hanno un peso diverso quando rimbalzano sotto i soffitti alti di Palazzo Moroni. La Sala Consiliare, luogo solenne per eccellenza della città, ha ospitato la presentazione del Petrarca Rugby. Una squadra che porta con sé quasi ottant’anni di storia, una maglia che non conosce compromessi, un club che non può permettersi di vivere nell’anonimato.
La scorsa stagione ha lasciato cicatrici. Una semifinale persa con Rovigo, mesi di alti e bassi, lampi di grande rugby alternati a cadute rovinose. È stato un Petrarca “incompiuto”. Una squadra che ha mostrato di poter battere chiunque ma incapace di tenere il passo fino alla fine. Oggi, il verbo che domina l’aria è uno solo: riscatto.
La Serie A Elite, che scatterà l’11 ottobre, non ammette esitazioni: dieci formazioni al via, diciotto giornate, playoff per quattro, retrocessione per l’ultima. Un percorso crudele, che non lascia spazio a distrazioni. Ma a Padova lo sanno bene: il Petrarca non parte mai per fare la comparsa.
Addii e ritorni
Il mercato ha segnato una svolta. Sono partiti uomini simbolo: Mattia Bellini, Riccardo Michieletto, Tito Tebaldi, Riccardo Brugnara. Giocatori che hanno lasciato segni profondi dentro e fuori dal campo. Loro non ci saranno più, e non è cosa da poco.
Ma a quelle lacune si è risposto con ritorni importanti e innesti mirati. Alberto Chillon, mediano di mischia e memoria storica del titolo 2011, è tornato per prendersi ancora la scena. Una firma che è più di un ingaggio: è un richiamo alle radici. Accanto a lui, giovani di prospettiva come Dewi Passarella e Marco Scalabrin, talenti che hanno già assaggiato il rugby internazionale giovanile e che ora sono chiamati a spiccare il salto.
E poi il colpo da copertina: Toa Halafihi, terza linea dal fisico granitico, ex Benetton, dodici volte in maglia azzurra, Mondiale 2023 compreso. Un leader naturale, di quelli che fanno la differenza nelle mischie e nello spogliatoio.
Con lui, altri rinforzi di spessore: Liam Richman, mediano di apertura ed estremo dal curriculum internazionale, Thomas Nowlan, Francisco Minervino, Luciano Torres. Un mosaico costruito per dare più equilibrio e freschezza a una rosa che, nell’ultimo campionato, aveva pagato troppi alti e bassi.
Il patron Banzato è chiaro: «Cerchiamo di far convivere sostenibilità e risultati. Anche quest’anno abbiamo qualche obiettivo, ma parlarne ora non porta bene. Siamo ambiziosi, poi per vincere bisogna che i satelliti si allineino. Siamo partiti con un nuovo ciclo, abbiamo giovani interessanti. Partiamo il 27 con la Coppa, poi vediamo cosa succede. I ragazzi si allenano da un mese e mezzo, i report danno buoni riscontri. Ora c’è da giocare. Solo il campo può darci risposte. Il Calcio Padova? Rispondo che quest’anno sono sponsor. Questo è l’impegni che per il momento voglio mantenere. Il rugby è la priorità, abbiamo qualche idea al riguardo, vedremo. Il sogno europeo? Penso sia possibile che le porte si riaprano. È una scelta complicata, in cui serve accordo di più parti. Il dialogo è complicato, anche con la Federazione. La nostra volontà è portare l’URC a Padova. Peghin è un buon amico, ma i contatti sono solo di natura di sponsorship. Non appariremo sulla maglia. Lavori al Plebescito? È perfetto per quanto abbiamo bisogno. Con l’URC avremo bisogno di lavori».
Sulla stessa linea anche il ds Covi, regista di un mercato in cui ha cercato di miscelare sapientemente l’esplosività giovanile con la saggezza di alcuni veterani. A lui il compito di consegnare le tessere abbonamento al sindaco e all’assessore: «È molto bello sentire vicina la città. Gli obiettivi sono chiari. Concentriamoci su di noi, poi sugli avversari. Sono il primo tifoso di questa società, oltre ad essere in società da 40 anni».
E poi capitan Trotta, romano di nascita, capitano e leader del Reedem Team bianconero: «Abbiamo tanti volti nuovi e ottimi giovani. C’è una buona base e costruire molto. Il 27 iniziamo a fare sul serio. L’obiettivo è vincere tutto, non vogliamo nasconderci. L’anno scorso non è andata così, ovviamente quest’annata entriamo in campo per lo Scudetto. Il mio ruolo di capitano? Oramai mi viene naturale».
Jimenez, il faro
Al centro di tutto, ancora lui: Victor Jimenez. Argentino di nascita, padovano di adozione. Da sei stagioni è il faro dei tuttineri, capace di trascinare con la passione più che con gli slogan. Allenatore che sa guardare negli occhi i suoi giocatori e farli sentire parte di un progetto.
Le sue parole hanno la lucidità di chi conosce il percorso: tornare in vetta al campionato italiano, dopo i successi nel 21-22 e 23-24. Le rivali? Rovigo su tutte: «Sono felice della squadra. Le aspettative sono alte, ma i ragazzi si allenano duro. Sono convinto che faremo molto bene. L’amichevole odierna sarà un’amichevole vera, cercheremo di fare passi in avanti. Il percorso per questa stagione è tracciato».
Il coach non cerca alibi, non promette miracoli. Ma mette al centro due parole: lavoro e identità. Perché in fondo è questo che i tifosi pretendono: riconoscersi in una squadra che non molla.
Il calendario dice che il campionato scatterà l’11 ottobre a Vicenza. Prima, però, ci sarà la Coppa Italia: esordio casalingo contro Mogliano, a fine mese. È lì che il Petrarca dovrà presentarsi pronto, oliato, convinto.
Per questo, oggi alle 18.30, il Memo Geremia diventa banco di prova: amichevole vera contro i Rangers Vicenza, ottanta minuti senza sconti. Dopo il ritiro campano e i primi test con le Fiamme Oro, arriva la verifica più attesa. Il pubblico potrà vedere da vicino il nuovo Petrarca, le nuove facce, i nuovi equilibri.
Non sarà una passerella, ma una partita vera. Perché la stagione è già cominciata, e le parole ascoltate questa mattina in Sala Consiliare dovranno presto trovare la loro traduzione più fedele: quella del campo.
Padova aspetta. Il Memo Geremia freme. Il Petrarca è pronto a riprendersi ciò che ha lasciato per strada. Non sarà un viaggio leggero, come potrebbe esserlo? Perché la parola che risuona, oggi più che mai, è una sola: riscatto. Con il sogno tricolore da trasformare in realtà a fine stagione.