Sono stati cento giorni intensi, a volte burrascosi, ma sono serviti per dare un’idea di che cosa sarà la Roma

Saranno 100, domenica. Contro il Toro, all’Olimpico. Non 100 panchine, non 100 vittorie in giallo-rosso, ma 100 i giorni di Gasp e la Roma. Lui, (tecnico) romanista dal 6 giugno, quanto tutto è stato reso ufficiale, quando il comunicato della Roma ci ha parlato di un accordo fino al 2028. Sono stati cento giorni intensi, a volte burrascosi, ma sono serviti per dare un’idea di che cosa sarà la Roma e dell’impresa che servirà per tornare ai vertici, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Di come è cambiata, di come – per certi aspetti – è rimasta se stessa, con i suoi difetti. L’annuncio il 6 giugno, la presentazione il 17. Un Gasp sorridente, speranzoso. Ha promosso le sue linee guida. Era il giorno dell’addio di Ghisolfi, stava arrivando Massara e Ranieri aveva appena detto no alla bistrattata Nazionale, reduce dall’esonero improvviso di Spalletti. Era una Roma piena di parole e di buoni propositi. Come questo: “Se negli anni precedenti c’è stata difficoltà a raggiungere gli obiettivi, probabilmente possiamo correggere qualcosa, no? Dobbiamo andare nella direzione giusta, che consenta alla Roma di essere più competitiva. E’ una piazza difficile? Si, ma per me è uno stimolo”, il manifesto di Gasp.