L’Afghanistan è nuovamente sconvolto da una tragedia e i bambini sono i più colpiti da una crisi sempre più grave. Dobbiamo reagire non solo con urgenza, ma anche con l’impegno a invertire immediatamente la tendenza.

Sono loro a sopportare il peso maggiore dopo il potente terremoto che ha colpito le province di Kunar e Nangarhar il 31 agosto nella parte orientale del Paese, seguito da numerose e violente scosse di assestamento. L’impatto finora è devastante. Almeno 1.172 bambini sono morti, rappresentando più della metà del bilancio totale delle vittime. Inoltre, 45 bambini sono stati separati dalle loro famiglie e 271 sono rimasti orfani.

All’inizio di questa settimana ho partecipato a una missione di risposta dell’UNICEF nelle zone colpite e la devastazione è impressionante. Finora, la crisi ha causato più di 2.164 vittime, oltre 3.428 feriti e almeno 6.700 case distrutte o gravemente danneggiate. Dietro questi numeri ci sono bambini rimasti soli tra le macerie e famiglie distrutte in un batter d’occhio. Come sempre in disastri di questo tipo, sono i bambini a sopportare il peso maggiore.

Complessivamente, sono più di mezzo milione le persone colpite, tra cui 263.000 bambini che ora si trovano ad affrontare rischi ancora maggiori. Per loro, questo disastro si aggiunge ad anni di conflitti, difficoltà economiche e emergenze ricorrenti che hanno già privato molti di loro della loro infanzia. Molti sono stati costretti a crescere troppo in fretta.

Nelle zone più colpite di Kunar e Nangarhar, i bambini hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. Molti sono ora senza un riparo, in lutto per i propri cari e alle prese con il trauma.

In queste remote comunità montane, i bambini devono affrontare molteplici minacce, tra cui ferite non curate, acqua e servizi igienici insicuri, malnutrizione in peggioramento, interruzione della scolarizzazione e profondo disagio emotivo.

I distretti colpiti sono estremamente difficili da raggiungere, con terreni scoscesi, accesso stradale limitato e infrastrutture fragili che rendono ogni missione una vera sfida per gli operatori umanitari. Ma noi restiamo e continuiamo a fornire aiuti, contro ogni previsione.