Mentre negli Stati Uniti l’autorizzazione per i vaccini anti-Covid-19 è stata ufficialmente revocata il 27 agosto 2025 dal segretario alla Salute Robert Kennedy Jr, nell’Unione europea le somministrazioni continuano senza condizioni, comprese per donne in gravidanza, bambini e neonati.
Una situazione che mantiene aperto il dibattito sulla sicurezza e l’efficacia dei vaccini. Già nel novembre 2020, l’accordo di acquisto tra la Commissione europea, tutti gli Stati membri e Pfizer conteneva una clausola che ammetteva esplicitamente l’assenza di dati a lungo termine sugli effetti e sull’efficacia del vaccino, oltre al possibile insorgere di effetti avversi non ancora noti.
Sul tema, alla Commissione Ue è stato chiesto se saranno revocate le autorizzazioni vaccinali in Ue alla luce della decisione degli USA e se saranno adottate nuove misure in seguito alla mancanza di dati sostanziali sulla sicurezza ed efficacia confermata dalla Food and Drug Administration americana.
Il caso solleva nuovi interrogativi sulla gestione europea della pandemia e sulla tutela dei cittadini di fronte a prodotti ancora insufficientemente testati.
Lo scorso 27 agosto 2025, la Commissione europea aveva fornito, su richiesta degli eurodeputati del PfE, chiarimenti sul processo di negoziazione e autorizzazione dei vaccini anti-Covid-19, rispondendo a interrogazioni sul ruolo dell’esecutivo comunitario nella stipula dei contratti con le case farmaceutiche.
Secondo la risposta fornita dalla commissaria “gli accordi di acquisto avanzati non sono stati negoziati né firmati in modo indipendente dalla Commissione. Le trattative sono state condotte con piena trasparenza insieme agli Stati membri, tramite un Joint Negotiation Team co-presieduto dalla Commissione. Il testo finale del contratto è stato firmato dal Commissario competente, ma solo dopo l’approvazione collettiva del Collegio dei Commissari dell’Ue”.
La Commissione, nell’occasione, ha sottolineato che la procedura si è basata su uno sforzo congiunto e su decisioni collettive, sia nella negoziazione sia nella firma dei contratti. Quasi a voler evidenziare una responsabilità condivisa sulla questione dei contratti.
“I primi vaccini Covid-19 – ha ricordato nell’occasione l’esponente della Commissione UE – hanno ricevuto un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata (CMA), un tipo specifico di approvazione volto a facilitare l’accesso a medicinali che soddisfano bisogni medici in situazioni di emergenza come la pandemia di Covid-19, e in assenza di un dossier completo di dati. Questa procedura – si legge nella risposta dello scorso agosto – consente ai regolatori di autorizzare tali medicinali non appena i dati disponibili dimostrano che i benefici del farmaco superano i rischi, prevedendo solide misure di tutela e controlli anche dopo l’autorizzazione: il titolare dell’autorizzazione deve rispettare obblighi specifici (ad esempio condurre ulteriori studi e fornire ulteriori dati per confermare efficacia e sicurezza) entro scadenze prestabilite. Le CMA hanno validità di un anno e possono essere rinnovate annualmente. Se gli obblighi specifici vengono rispettati, le CMA possono essere convertite in un’autorizzazione completa all’immissione in commercio, come è avvenuto per i vaccini Covid-19”.