Mentre si inasprisce l’offensiva russa in Ucraina, la Commissione europea prepara il 19esimo pacchetto di sanzioni contro Mosca. A Bruxelles si lavora per rispondere agli attacchi sempre più violenti registrati su Kiev, prevedendo una stretta sui visti turistici concessi ai cittadini russi, vista la circolazione ancora ampia in Europa rilevata questa estate, e restrizioni sui diplomatici della Federazione.

Tra gli interventi contro il Cremlino ci sarebbe però anche l’ipotesi di sanzioni secondarie verso i Paesi che acquistano petrolio e gas dalla Russia. Una strada verso la quale gli Stati Uniti spingono l’Unione europea, che non si è però ancora affrancata del tutto dalle forniture energetiche russe.

Il nuovo pacchetto di sanzioni

La possibilità di percorrere anche interventi indiretti, per cercare di colpire più efficacemente l’economia russa e costringere Putin a trattare sull’Ucraina, è stata confermata dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa.

Non è facile. Dobbiamo combattere la flotta ombra e ridurre la capacità di Mosca di finanziare il conflitto, non solo aumentando le nostre sanzioni ma imponendo sanzioni secondarie ai Paesi che acquistano gas e petrolio da Mosca

La soluzione di imporre dazi ai Paesi che fanno affari con la Russia, più che le restrizioni sui visti turistici e sui diplomatici, è quella su cui gli Stati Uniti spingono di più nel pacchetto elaborato in collaborazione con Bruxelles.

Le sanzioni secondarie

Così come all’Ue, gli Usa hanno chiesto al G7 di imporre dazi contro India e Cina, principali partner commerciali della Russia soprattutto sul petrolio, che “stanno finanziando la macchina da guerra del presidente russo Vladimir Putin e prolungando l’insensato massacro del popolo ucraino”.

Un concetto espresso senza mezzi termini dal segretario al Tesoro, Scott Bessent:

Se gli Stati Uniti e l’Unione Europea riusciranno a intervenire, imponendo ulteriori sanzioni e dazi secondari sui Paesi che acquistano petrolio russo, l’economia russa subirà un crollo totale e questo costringerà il presidente russo Putin a sedersi al tavolo delle trattative

Secondo indiscrezioni, gli Washington avrebbe proposto di applicare verso questi Paesi dazi tra il 50 e il 100%.

La dipendenza dell’Ue dal petrolio e gas russi

I solleciti degli Stati Uniti mettono in difficoltà la Commissione, a cui l’amministrazione Trump chiede di chiudere prima possibile i flussi di materie prime energetiche provenienti dalla Russia, anche in forza dell’impegno di acquisto di 750 miliardi di dollari di energia americana in tre anni sottoscritto in occasione degli accordi sui dazi con l’Ue.

In seguito all’interruzione di inizio anno dei rifornimenti che arrivavano attraverso l’Ucraina, si stima un calo di gas russo nell’Unione europea al 13% entro la fine del 2025, a fronte di una quota del 45% nel 2022, prima dell’invasione.

La parte di petrolio russo acquistata dall’Ue è del 3%, ma rappresenta ancora l’80% delle forniture di Ungheria e Slovacchia attraverso la Turchia. Non mancano però le quote di greggio che, importate da Budapest e Bratislava, entrano in Europa tramite la rete capillare e vengono distribuite a diversi Paesi.

La Commissione ha fissato lo stop definitivo delle forniture di gas e petrolio russo da Mosca entro il 2027. Il piano, all’esame del Parlamento Ue e dei governo, si divide in tre fasi:

  • divieto di firmare nuovi contratti dell’1 gennaio 2026;
  • interruzione entro il 17 giugno 2026 dei contratti a breve termine in vigore;
  • stop entro il 31 dicembre 2027 per i contratti a lungo termine.