La Yamaha cambia pelle. Dopo oltre vent’anni di storia con il motore quattro cilindri in linea, la casa di Iwata ha presentato ufficialmente la sua nuova arma da MotoGP: la M1 con propulsore V4. Un progetto di lungo respiro, iniziato un anno fa e che segna un passaggio epocale per il marchio giapponese, ultimo rimasto con un layout “inline” dopo l’uscita di Suzuki. La nuova moto farà il suo debutto a Misano come wild-card nelle mani del collaudatore Augusto Fernandez, ma è destinata a diventare la base del futuro di Yamaha nel campionato. Il cambio di filosofia non nasce tanto dalla ricerca di pura potenza, quanto da esigenze legate all’aerodinamica, alla distribuzione dei pesi e alla guidabilità. La Yamaha ha vinto otto titoli con la M1 tradizionale, ma gli ultimi anni hanno mostrato un calo evidente: dal trionfo di Quartararo nel 2021 a un lento declino, con vittorie che mancano dal 2022 e piazzamenti sempre più lontani dal vertice. La nuova M1 V4 è la risposta a questa crisi, una scommessa per riportare il marchio sul gradino più alto del podio.
Una svolta necessaria
Il progetto V4 è stato presentato da Takahiro Sumi, General Manager della divisione sportiva Yamaha, come un impegno non solo del team corse, ma dell’intera azienda. L’obiettivo è chiaro: riportare Yamaha a vincere attraverso un approccio scientifico e condiviso tra Giappone ed Europa. Le prime prove private hanno visto protagonista Fernandez, con feedback preziosi anche da Andrea Dovizioso, e un recente test a Barcellona ha permesso a Quartararo e Rins di assaggiare la nuova moto. I tempi non sono stati rivoluzionari, circa un secondo e mezzo più lenti delle migliori prestazioni in gara, ma le sensazioni positive non mancano. La differenza, secondo il direttore tecnico Max Bartolini, non è tanto nel motore quanto nel layout complessivo della moto: più stretta di oltre dieci centimetri, più bilanciata sul retrotreno e tendenzialmente più leggera. Una configurazione che dovrebbe migliorare stabilità e trazione, aspetti cruciali nella MotoGP moderna dominata da Ducati e Aprilia.
Il peso delle aspettative
Per Quartararo, simbolo del progetto Yamaha, la V4 rappresenta l’unica speranza concreta di tornare competitivo. Dopo aver lottato per il titolo fino al 2022, il francese si è visto scivolare indietro fino al tredicesimo posto nel 2024, e quest’anno ha raccolto solo sprazzi di gloria. “Da ora in poi saremo completamente concentrati sulla V4, è la moto del futuro”, ha dichiarato, consapevole che lo sviluppo della vecchia M1 è ormai congelato. Anche Fernandez, che ha prolungato il suo contratto come tester fino al 2027, sente sulle spalle la pressione di dover guidare la rivoluzione tecnica. “Ora è il momento vero, quello delle gare – ha spiegato – abbiamo fatto un buon lavoro e siamo pronti a correre a Misano”. Il debutto ufficiale sarà quindi il primo banco di prova concreto, ma Yamaha non nasconde che la moto definitiva, quella destinata a scendere in pista nel 2026, sarà ancora oggetto di evoluzioni radicali.
Yamaha e il futuro
La nuova M1 V4 non è solo una moto, ma un segnale forte: Yamaha vuole uscire dal ruolo di inseguitrice e tornare protagonista. Dopo anni di successi con Rossi, Lorenzo e Quartararo, la casa di Iwata ha sofferto la concorrenza di Ducati, oggi regina indiscussa della MotoGP, e di Aprilia, in crescita costante. Il passaggio al V4 apre un percorso tutto nuovo, con incognite e rischi, ma anche grandi potenzialità. L’integrazione tra il know-how giapponese e le competenze europee sarà determinante per trasformare il prototipo in una moto vincente. Intanto, i tifosi possono finalmente guardare con rinnovata speranza a un progetto che unisce tradizione e coraggio, innovazione e passione. Non è detto che la strada sia breve, ma Yamaha sembra aver ritrovato la convinzione di esplorare nuove vie, fedeli al motto ribadito da Sumi: “Correremo con ciò che si dimostrerà più competitivo”. Misano sarà solo l’inizio di un viaggio che punta a riportare la M1 nel club esclusivo delle moto capaci di fare la differenza.
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