La sanità calabrese continua a mostrare segni di forte crisi, come confermato dai recenti dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).

Secondo il rapporto sulla mobilità sanitaria, la Calabria si posiziona al penultimo posto in Italia, con un deficit di spesa di ben 191 milioni di euro a causa del trasferimento di pazienti verso altre regioni per ricevere cure.

Questa situazione, definita da Cosmo De Matteis, Presidente Nazionale Emerito del Sindacato Medici Italiani (SMI), come il risultato di “scelte inadeguate da parte della Regione Calabria,” mette in luce un problema di lunga data.

Medici stranieri e fuga del personale: un circolo vizioso

Il tentativo di arginare la carenza di personale con l’impiego di medici provenienti dall’estero, come i sanitari cubani, non sembra aver sortito l’effetto sperato. Al contrario, si assiste a un abbandono di questi professionisti dagli ospedali pubblici, come testimoniato dai recenti casi negli ospedali di Paola e Cetraro. Le ragioni di questa “fuga” sono chiare: carichi di lavoro eccessivi e stipendi bassi, condizioni che rendono il sistema sanitario calabrese poco attrattivo.

Il risultato è un’ulteriore conferma della forte migrazione sanitaria che spinge i pazienti calabresi, spesso indigenti, a cercare assistenza altrove, affrontando pesanti sacrifici economici e personali. De Matteis sottolinea che il problema è radicato in un sottofinanziamento che dura da oltre dieci anni, una progressiva carenza di personale e l’incapacità di ridurre le disuguaglianze, fattori che hanno eroso il diritto costituzionale alla salute per i cittadini calabresi.

Servizi essenziali al collasso: dal 118 alla guardia medica

La crisi si manifesta in tutti i settori. Il servizio di emergenza 118 opera sempre più spesso con ambulanze prive di medico a bordo, una situazione che mette a rischio l’efficacia del soccorso. Anche le postazioni di Guardia Medica soffrono di una grave mancanza di personale: nel solo distretto di Cosenza, a fronte di 19 postazioni, i titolari sono solo 12. Questa carenza si riflette anche nei servizi domiciliari e nell’assistenza notturna e festiva, che di fatto non vengono garantiti.

L’appello per la riforma

Il Presidente De Matteis auspica un cambiamento radicale, con la sanità pubblica che torni a essere una priorità nell’agenda della Regione Calabria. Per ricostruire e rifondare il sistema, servono scelte strutturali e un approccio basato sulla partecipazione e la condivisione con le associazioni e i sindacati dei medici e del personale sanitario. Solo così sarà possibile riformare la medicina territoriale, il sistema ospedaliero e garantire un futuro migliore per la salute dei cittadini calabresi.