Una registrazione di 26 minuti e 10 secondi, acquisita tramite lo smartphone dei carabinieri intervenuti nella villetta di Gemona (Udine), ha catturato le confessioni di Lorena e Mailyn riguardo l’omicidio di Alessandro Venier, poi smembrato dalla madre. I dettagli emergono dai documenti sulle imputazioni delle due donne. Mailyn, cittadina colombiana, da allora si è sempre avvalsa della facoltà di non rispondere. La sua avvocata, Federica Tosel, ha commentato: «Il contesto in cui è stata acquisita la ricostruzione si inquadra nel disagio psichico che attraversava la mia assistita. Da ciò che ci hanno anticipato i nostri consulenti che hanno partecipato all’autopsia, non pare ci siano segni tipici di morte asfittica».
La dinamica dell’omicidio
La reazione di Lorena quando Mailyn chiamò il 112 per costituirsi fu di tentare di dissuaderla: «Ricordati quanto ti voglio bene», urlò, temendo che confessasse. I dettagli emersi descrivono la tragica sequenza: «Alessandro era supino e Mailyn ha puntato i piedi sulle sue spalle, ha messo i lacci degli scarponi intorno al collo e ha cominciato a tirare», ha spiegato Venier. La bambina piangeva nella stanza accanto, e Lorena è andata a tranquillizzarla prima di tornare in soggiorno, dove Mailyn stava ancora stringendo i lacci intorno al collo. «Io l’ho aiutata. Alessandro stava esalando gli ultimi respiri».