di
Piero Di Domenico

A ricordarlo nel Cortile dell’Archiginnasio i suoi lettori, parenti e alcuni degli amici più cari, da Baricco a Riondino e Finocchiaro. Bergonzoni: «Ci siamo conosciuti da Roberto Roversi, Stefano mi ha donato il potere della fantasia»

Ciao Lupo. È un branco composto e commosso quello che sfila nel cortile dell’Archiginnasio per dare l’ultimo saluto a Stefano Benni. Anche Daniel Pennac è arrivato dalla Francia per salutare il «fratello di scrittura»: «Stefano era mio fratello di risate, mio fratello nella vita ideale. È stato lui che ha introdotto i miei libri in Italia, dopodiché siamo diventati amici per la pelle. E non potevo certo far andare via il mio amico da solo». Nell’atrio la bara dello scrittore, scomparso a 78 anni dopo una lunga malattia, è coperta da fiori bianchi. Di fianco una grande fotografia di Benni in bianco e nero. 

«La bara non esiste – dice Alessandro Bergonzoni – perché quando uno è uno scrittore nato non muore, ma continua a nascere. Ci siamo conosciuti da Roberto Roversi, Stefano mi ha donato il potere della fantasia. Era impegnato sempre a cercare quello che prima si doveva vedere, poi osservare e poi amare. Stefano è bellezza innamorata, è poesia. Mi piace dire che le pagine si girano, lo guardano e poi cominciano ad applaudire». 



















































All’inizio il saluto del Sindaco Matteo Lepore: «Io l’ho conosciuto quando era tornato a Bologna, solo per gli affetti. Aveva criticato anche aspramente la città ma come gesto d’amore. Voglio citare Paolo Borsellino su Palermo: “questa città non mi piace perché la voglio cambiare”. Stefano ci aveva spronato a fare di più e meglio». A seguire l’assessora regionale Isabella Conti, che pensa di proporre in futuro percorsi di lettura dedicati a Benni nelle scuole della regione. 

Poi Pennac: «Quando Federico Fellini è morto, Stefano mi ha detto “è morto perché non poteva più sognare”. È clinicamente vero. I farmaci che Fellini prendeva per la sua malattia gli impedivano di sognare, mentre per trent’anni aveva appuntato i suoi sogni in un diario. Di colpo non ha più sognato. A Stefano è successa la stessa cosa con la risata. Di colpo la malattia gli ha tolto la capacità di ridere. Quella risata che per tutta la sua vita ci ha offerto, una risata che serviva anche a lui per combattere le sue stesse angosce. Di colpo gli è stata tolta». Poi il saluto finale: «Coraggio Lupo, arriviamo tutti fra poco». 

Carlo Feltrinelli ha ricordato il sodalizio di ferro di Benni con la sua casa editrice: «Stefano è stato un uomo estremamente generoso, ogni suo libro ha rappresentato una battaglia, un’avventura, anche con tutte le sue asprezze. Stefano sapeva essere spigoloso, selvatico, poco incline al compromesso. In televisione non potevamo andare, fargli fare un’intervista era come mandarlo dal dentista senza anestesia, la pubblicità doveva avere uno stile non pubblicitario. Quanto ai premi letterari, neanche a parlarne. Dietro questi capricci c’era la l’idea che la letteratura dobbiamo cercarla fuori dai cliché, lui che era coerentemente ribelle quasi in modo prepolitico». 

Tra i presenti anche Alessandro Baricco, che non ha voluto parlare – «oggi proviamo a fare un po’ di silenzio» – David Riondino, una Angela Finocchiaro che non riusciva a trattenere le lacrime e tanti amici bolognesi. Il figlio Niclas, arrivato da Panama dove vive, ha ringraziato tutti i presenti: «Questa partecipazione è stata intergenerazionale, ho parlato con persone dai 12 agli 85 anni. Questa è la forza di Stefano, c’è qualcosa nei suoi libri che risuona sempre, a prescindere dall’età e dall’affinità politica. Stefano diceva sempre: “a me non interessa essere un bestseller ma un longseller, continuare a venire letto per molti anni, anche da uno sparuto gruppo di lettori”. C’era lo Stefano scrittore che apparteneva ai suoi lettori e lo Stefano privato. Io mi ritrovo dopo gli anni della sua malattia a poter attingere a questa grande memoria collettiva. Questo mi permette di vedere mio padre in una luce più sincera e complessa e rivederlo con le sue luci e le sue ombre, il senso dell’ironia, l’arguzia, un particolare senso di giustizia sociale e le sue complesse fragilità e insicurezze. Per un figlio questa possibilità è un dono, un regalo che mi viene fatto». 

In tanti nel cortile si sono messi in fila per scrivere in un libro un pensiero o una citazione da un suo libro. Dopo i funerali in forma privata, ha detto il fratello Andrea, Benni verrà cremato e poi le sue ceneri saranno disperse in mare in Sardegna. Nella zona della costa del Sinis, a cui era molto legato e dove trascorreva lunghi periodi: «Musica, una mangiata, qualche poesia e prenderemo una barca». Il saluto finale ancora del figlio Niclas: «Abbiamo riso, abbiamo pianto, come nel carattere di Stefano. Se e quando ci mancherà in futuro aprite un suo libro, per trovare nelle pagine il suo umorismo, la sua magia». Un invito raccolto pressoché in contemporanea in un affollato Chiostro dell’Arena del Sole, dove in tanti del branco hanno voluto stringersi intorno al loro Lupo, leggendo passi dei suoi libri.


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13 settembre 2025 ( modifica il 13 settembre 2025 | 15:26)