Al Bayern Monaco cresce la tensione. L’“anello forte” tra monte ingaggi, fatturato da record e debiti sta diventando un rompicapo
Al Bayern Monaco cresce la tensione. L’“anello forte” tra monte ingaggi, fatturato da record e debiti (o presunti tali) sta diventando un rompicapo che il club bavarese non può più ignorare. Pur non avendo debiti consistenti, il Bayern si trova in una posizione paradossale: ricavi da quasi un miliardo, spese ingaggi anch’esse elevate, ma la necessità di “ridimensionare” per restare sostenibili.
Nella scorsa estate il club ha già operato una riduzione del monte ingaggi superiore al 12%, con richieste interne – in particolare al responsabile tecnico Max Eberl – di arrivare addirittura a un taglio del 20%. Tuttavia, c’è il timore che una riduzione troppo drastica possa compromettere la competitività in campo.
Il contesto è chiaro: finanze fra le migliori al mondo, ma errori o scelte “eccessive” del passato rischiano di pesare. Il club sembrerebbe voler evitare spese folli, cercando un equilibrio fra bilancio e risultati sportivi.
Gli addetti ai lavori segnalano che la gestione precedente – con ingaggi e spese elevate – può costare caro nel lungo termine, se non accompagnata da efficaci strategie di ricavo, investimento e sostenibilità.
Per il momento, non si parla di debiti colossali, ma della consapevolezza che il Bayern, nonostante il fatturato strepitoso, non può permettersi di ignorare i segnali di squilibrio. Ristrutturare il monte ingaggi è la via più immediata, ma restare al vertice in Bundesliga e in Europa richiederà anche un salto qualitativo sul fronte organizzativo, sulle plusvalenze, su sponsorizzazioni più aggressive, e, perché no, sull’innovazione gestionale.
Alla fine, il Bayern dovrà fare i conti con sé stesso: sa che può pagare cifre astronomiche, ma per non mettere a rischio quello che ha costruito, servirà misura, visione, e una chiara roadmap per restare fra i top non solo sportivamente, ma anche economicamente.
Lo scenario della Gazzetta dello Sport—
Stando a indiscrezioni che emergono dal quartier generale bavarese il club, senza i circa 45 milioni incassati per la partecipazione al Mondiale per Club, chiuderebbe l’esercizio finanziario in corso in perdita, cosa che a Monaco erano riusciti a evitare perfino nella stagione del Covid. La situazione è complessa, anche perché lo scorso dicembre era stato annunciato di aver superato per la prima volta la soglia del miliardo di euro di fatturato. Eppure mancavano i soldi per offrire a Thomas Müller un contratto annuale, perfino di fronte alle scelte limitate che Kompany ha in attacco. Ma allora dove è finito il denaro?
Il modo in cui Salihamidzic e Kahn (rispettivamente direttore sportivo e amministratore delegato fino al 2023) hanno gestito le finanze della società è ancora oggi un problema non di poco conto. Nel 2024-25 il Bayern ha speso circa 400 milioni di stipendi (compresi i collaboratori). Inevitabile che, di fronte a queste spese, la società poi sia costretta ad adottare una filosofia più austera.
Il problema è che i giocatori non costano solo di stipendio: rappresenta anche un costo acquistarli: cartellini e quote agli agenti sono ormai arrivati alle stelle. Inoltre i ricavi da sponsorizzazioni sono diminuiti di circa 20 milioni di euro tra il 2023 e il 2024. Poiché il Bayern insiste nel sottolineare di non avere ancora debiti di alcun tipo, significa che circa la metà del capitale indicato come passività nel bilancio è creato ad esempio dagli acquisti ancora da effettuare o ammortizzare. Il che significa che la quota di patrimonio netto non deve scendere sotto il 50%. Ed è per questo che il Bayern deve risparmiare, pur fatturando un miliardo e non avendo debiti.
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