Il tema della possibile correlazione tra vaccini mRNA contro il COVID-19 e l’insorgenza di tumori particolarmente aggressivi, definiti informalmente “turbo cancer”, è arrivato sul tavolo della Commissione europea. A sollevare la questione è stato l’eurodeputato Gerald Hauser (PfE).

Sebbene “turbo cancer” non sia un termine riconosciuto dalla comunità scientifica, viene utilizzato da alcuni medici per descrivere un aumento insolito e rapido dell’aggressività in alcuni tipi di tumori. Secondo quanto riportato da Hauser, oncologi internazionali avrebbero osservato un’accelerazione nella progressione di certe neoplasiein particolare in soggetti vaccinati con mRNA anti-Covid. A preoccupare alcuni esperti è anche la presunta presenza di frammenti del virus SV40, un agente potenzialmente oncogeno, rilevato in alcune formulazioni vaccinali.

Nella sua interrogazione, l’eurodeputato Hauser ha chiesto quindi alla Commissione von der Leyen (principale finanziatrice dei vaccini durante il periodo della pandemia Covid-19), di rendere note le evidenze scientifiche esistenti (o meno) sull’eventuale nesso tra vaccini mRNA e l’aumento dei tumori aggressivi e se sia in corso un monitoraggio ufficiale della presenza di SV40 nei vaccini, da parte di istituzioni o agenzie comunitarie.

Finora l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha costantemente monitorato la sicurezza dei vaccini Covid-19, segnalando che i benefici superano ampiamente i rischi noti. Nessuna correlazione causale tra vaccini mRNA e tumori è stata finora confermata da studi epidemiologici su larga scala.

Tuttavia, l’interrogazione rilancia il dibattito sulla necessità di una sorveglianza farmacologica rafforzata e di analisi scientifiche indipendenti, anche alla luce del crescente impatto dei tumori nella popolazione europea.

Per la Commissione Ue, intervenuta sull’interrogazione parlamentare, non esistono prove scientifiche che colleghino la vaccinazione contro il Covid-19 a un aumento dei casi di tumore.

“I dati scientifici disponibili – ha dichiarato il commissario Olivér Várhelyi – non mostrano alcuna correlazione tra i vaccini anti-Covid, inclusi quelli a mRNA, e un aumento dell’incidenza di tumori”.

I principali fattori di rischio oncologico restano, dunque, legati a stili di vita non salutari. Ma, sull’assenza di studi circa l’insorgenza dei tumori, ricorda l’esponente della Commissione von der Leyen, “al momento del lancio del Piano europeo contro il cancro, nel febbraio 2021, i primi vaccini a mRNA avevano appena ricevuto l’autorizzazione all’immissione condizionata sul mercato”, motivandone, così la mancanza.

Una revisione del Piano oncologico europeo condotta nel 2025, con il coinvolgimento di numerosi portatori d’interesse, ha confermato la validità degli obiettivi e delle priorità iniziali.

La Commissione ha anche affrontato il tema delle polemiche emerse in merito alla presenza di frammenti del virus Simian Virus 40 (SV40) nel vaccino Comirnaty di Pfizer-BioNTech. Secondo quanto chiarito, il SV40 è un virus naturale non infettivo, e un suo frammento può essere presente in forma residua e non attiva nel materiale genetico (plasmide) utilizzato nella produzione iniziale del vaccino. Tuttavia, precisa Bruxelles, il virus non viene impiegato nel processo produttivo vero e proprio, e la sua sequenza viene frammentata e rimossa durante la lavorazione.

Eventuali tracce residue sono presenti in quantità estremamente basse e sotto costante controllo. “Non esistono evidenze scientifiche che questi frammenti possano agire come mutageni inserzionali”, ha ribadito la Commissione, escludendo rischi di cancerogenicità da SV40 nel contesto vaccinale.