Confprofessioni esprime pieno sostegno alla mozione congiunta delle organizzazioni sindacali FIMMG, FIMP, FMT, SUMAI e ANDI, che hanno denunciato con forza, in occasione della segreteria intersindacale che si è tenuta lo scorso 11 settembre a Roma, l’inaccettabile ritardo delle Regioni nell’emanazione degli Atti di Indirizzo per il rinnovo contrattuale 2022–2024 per l’area convenzionata.
Una paralisi che rischia dimettere in ginocchio la sanità territoriale, acuendo la fuga di professionisti verso il settore privato o l’estero e mettendo a rischio il diritto di accesso alle cure per migliaia di cittadini. Per Confprofessioni la questione è ancora più profonda: riguarda la libertà di esercizio della professione e la piena valorizzazione della professionalità, principi irrinunciabili che costituiscono l’essenza stessa dell’identità del libero professionista.
«Tutto può essere oggetto di mediazione, tranne ciò che definisce chi siamo: libertà e professionalità, che non sono valori negoziabili», ha affermato il vicepresidente di Confprofessioni, Andrea Dili.
«Questa mozione non è solo una rivendicazione sindacale: è un appello a difendere la dignità di chi, ogni giorno, garantisce la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale nei territori e, conseguentemente, uno dei diritti fondamentali dei cittadini», ha aggiunto Dili.
Confprofessioni ribadisce come ogni azione che riduce il coinvolgimento delle professioni sanitarie convenzionate nei processi decisionali o che ne rallenta il riconoscimento contrattuale, finisce per minare la stessa tenuta del nostro sistema sanitario.
Per questo, la Confederazione si schiera con forza al fianco delle sigle associative, condividendo e sostenendo le istanze della mozione.
«Non si può chiedere ai professionisti di essere essenziali nei momenti di crisi – ha concluso Dili – e poi trattarli come marginali quando è il momento di decidere. Chi lavora per la salute dei cittadini merita certezze, ascolto e rispetto».