Urbano Cairo non ha mai nascosto l’ambizione di incidere sull’opinione pubblica italiana. Non è chiaro se sfocerà mai in un partito politico — la voce riaffiora e scompare come le maree — ma l’idea di costruirsi un esercito mediatico lo stuzzica eccome. Non a caso, nei corridoi si parla della tentazione di arruolare anche Sigfrido Ranucci, da schierare accanto a Luca Telese e Corrado Formigli, tra bandiere palestinesi sventolate in diretta e comunicati di Hamas letti come bollettini ufficiali.

Cairo parla due lingue

Cairo oggi parla con due lingue: l’opposizione se la tiene stretta grazie a La7, la maggioranza la blandisce attraverso le pagine del Corriere della Sera. Un equilibrio sottile che gli consente di muovere le pedine con abilità. L’intervista a Guido Crosetto pubblicata ieri dal Corriere è stata magistrale. Solo ventiquattr’ore prima aveva mandato un’inviata sulla Sumud Flotilla. Il mestiere dell’editore lo fa bene: anche se, per restare al centro del gioco, deve nutrire la tigre di una narrazione di pancia che spesso sconfina nell’antisemitismo più sguaiato.

Rai, la festa per Ranucci è finita

Intanto in Rai la festa per Ranucci è finita. L’ex vicedirettore di Rai Tre vede restringersi gli spazi, logorato da polemiche e contraccolpi interni. Il suo Report ha subito tagli di puntate, repliche e, soprattutto, della storica redazione. Non stupisce allora che, complice la pubblicazione del prossimo libro di Ranucci — un sequel de La scelta, dedicato alla libertà di stampa — Cairo abbia colto l’occasione per fissare un incontro in autunno. Già qualche settimana fa circolava una foto di gruppo, postata sui social dagli interessati, che ritraeva insieme il direttore del FattoQuotidiano Marco Travaglio, l’opinionista filorusso Alessandro Orsini e, per l’appunto, Sigfrido Ranucci. Una compagnia che vede i primi due tra i volti più frequenti de La7, il terzo evidentemente in manovra di avvicinamento.

Una chiacchierata a titolo personale

Quella di cui si parla oggi sarebbe, spiegano fonti vicine, una chiacchierata “a titolo personale tra persone che si stimano”. Ma il terreno è pronto: Cairo avrebbe già manifestato apprezzamento per il conduttore, e un suo approdo a La7 non è più fantapolitica. Per Ranucci, deluso dalla gestione Rai e amareggiato per non aver potuto difendere i suoi precari spediti alle Tgr, la tentazione è forte. Certo, c’è anche la voce del servizio pubblico. Roberto Natale, membro del Cda, lo ha detto chiaro: «Il servizio pubblico è da molti anni e deve continuare ad essere la casa di Sigfrido Ranucci. È impensabile che l’informazione Rai debba fare a meno di un’offerta apprezzata da milioni di cittadini». Un appello che sa di ultima trincea, mentre Cairo osserva e aspetta.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.

Aldo Torchiaro