di
Alessio Di Sauro

La pr milanese e i 25 anni del programma: «Pensavo di vincere e intascarmi i 250 milioni di lire, ma si coalizzarono contro di me. Casalino ci ha visto sempre più lungo. Nella casa parlavo con gli alberi»

«Sono stata l’unica concorrente della storia del Grande Fratello a essere nominata da tutti gli altri».

Ci si è messa di impegno.
«Non mi sopportavano, del resto gli autori mi scelsero proprio per creare scompiglio. Ma pensi che dopo 25 anni c’è ancora chi mi ferma per chiedermi se ho vinto».



















































E invece no, non ha vinto Roberta Beta, e, almeno per le statistiche, non ci è andata nemmeno vicina. Fu la seconda eliminata della storia della trasmissione che un quarto di secolo fa rivoluzionò dogmi della tv e costumi dell’italica società, e però ben più di altri si è dimostrata a suo agio a nuotare nell’acquario mediatico dove ciascuno dei pesci che vi furono catapultati rivendicava il suo ruolo in commedia: l’ottusangolo Sergio Volpini – copyright Gialappa’s Band -, la bagnina Cristina Plevani, il palestrato e compianto Pietro Taricone; Rocco Casalino, che gli appellativi – più d’uno – se li sarebbe guadagnati negli anni a venire. E poi c’era lei. La pr, «la milanese», quando andava bene, «l’antipatica», quando marcava peggio.

Adesso ha 60 anni.
«Ma rimango per tutti la grande sorella».

Prego?
«È il titolo della mia autobiografia. È nelle biblioteche delle più prestigiose università del mondo, da Oxford a Harvard».

Nientemeno.
«Il Grande Fratello è stato un fenomeno planetario».

Se lo sarebbe immaginato?
«Mai. Anche nella casa nessuno capiva cosa stava accadendo fuori. I quotidiani avevano la pagina del Gf, roba da pazzi, ma noi eravamo in una bolla, nessuno pensava di diventare famoso».

E invece.
«L’unico che capì che stavamo facendo il botto fu Casalino. Ci ha sempre visto più lungo».

Dei pionieri, a vostro modo.
«Per noi iniziò per caso, eravamo senza rete. In estate lessi su una rivista di questo strano gioco ispirato a 1984 di Orwell, mio padre era contrario. Avevo già 35 anni, esperienze nella moda, lavoravo a Milano in un’agenzia di pubbliche relazioni. La verità è che pensavo di vincere, intascarmi 250 milioni di lire e reinvestirli per mettermi in proprio».

La faceva semplice.
Già alle selezioni fu complicata, quando ottenni un provino i casting erano quasi chiusi. E poi avevo già partecipato alla Ruota della Fortuna, per cui in teoria non avrei potuto concorrere».

Si intuisce un però.
«Al colloquio il produttore Gian Maria Tavanti mi chiese se fossi fidanzata. Gli risposi di no, ma aggiunsi che “avevo un amante che viveva in barca a vela con un piranha d’argento attaccato al collo”. Fu la carta decisiva, pensarono: “Questa li mette in riga tutti”».

Li ha messi in riga per poco, nella casa è rimasta solo 28 giorni.
«Non sarei mai sopravvissuta a tutti i tre mesi».

La casa, dunque.
«Ne ricordo ancora l’odore, un misto di moquette e plastica surriscaldata di luci e cavi. Le galline in giardino, la piscinetta».

Primo impatto?
«Agghiacciante».

Per le telecamere?
«Macché, quelle mi facevano un baffo. Il problema è che mi ritrovai a parlare con gli alberi».

Scusi?
«Non avevo nessun punto di contatto con gli altri inquilini, alcun argomento di conversazione. Io ero 10 anni più grande di loro, un’adulta, venivo da Milano, da un ambiente cosmopolita. Loro arrivavano da piccoli centri, erano poco più che ragazzi. Non sapevamo letteralmente che dirci».

Passò per snob.
«Si coalizzarono, nonostante il regolamento non prevedesse complotti si accordarono per mandarmi al televoto contro Taricone, che già era popolarissimo. Uomo contro donna, nord contro sud. Vinse lui».

Taricone, il simbolo.
«Io e Pietro eravamo le personalità più forti di quell’edizione, per distacco».

E gli altri?
«Nessun rancore, abbiamo anche una chat di gruppo. C’è pure Liorni, manca solo Daria Bignardi. Il tempo è galantuomo, Salvo Veneziano me lo ha anche confessato: “Non so come hai fatto a sopportarci”. Ma lo ha capito adesso, a 50 anni». 

La popolarità è stata enorme una volta fuori.
«Una cosa per certi versi spaventosa, è stata quasi una rapina della libertà. Giravo per le strade e venivo assaltata come Madonna. Ma non ero pronta».

Avrà monetizzato.
«Poco o niente, non amavo andare in giro a inaugurare supermercati. In più mio figlio nacque nel 2002, mi costrinse a rallentare proprio nel momento in cui ero lanciatissima». 

Ha comunque lavorato in tv e radio.
Ma rifiutai di entrare nel cast di Centovetrine, evitai di farmi rappresentare da Lele Mora e dissi no a Maria De Filippi, che mi voleva opinionista a Uomini e donne. Occasioni enormi gettate al vento».

Fu candidata a Roma con Marchini alle amministrative, ma fu un flop.
«Fu un errore, mi feci trascinare dal mio ex compagno. Mi volevano come specchietto per le allodole, ma a me della politica non importa nulla».

La sua foto Linkedin ha il badge “Open to work”.
«Conduco il mio podcast sulla storia del teatro, “Su la maschera”, è un mio progetto e ne vado orgogliosa. Poi certo, se arriva la chiamata giusta al telefono rispondo».

Rifarebbe il Gf?
«Anche domani. Ma solo per un milione di euro».


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14 settembre 2025 ( modifica il 14 settembre 2025 | 07:34)