L’Ucraina ha condotto un vasto attacco con i droni contro la raffineria di Kirishi, nel nordovest della Russia vicino a San Pietroburgo, che è una delle due principali del paese. Alexander Drozdenko, governatore della regione di Leningrado in cui si trova la raffineria, ha detto che sono stati abbattuti almeno 361 droni e un missile, e che i frammenti di alcuni sono caduti sulla raffineria, provocando un incendio che in seguito è stato spento e non ha causato morti né feriti. Al momento non si conosce l’entità dei danni: le autorità russe hanno sostenuto che siano stati modesti, l’esercito ucraino invece che l’operazione ha avuto successo.

La raffineria di Kirishi lavora 355mila barili di petrolio al giorno, cioè il 6,4 per cento della produzione totale. Si trova a oltre 800 chilometri dal confine ucraino (i droni ucraini possono volare per più di 1.500 chilometri) e non è la prima volta che viene attaccata coi droni: era già stata colpita lo scorso marzo. Negli ultimi mesi l’esercito ucraino ha intensificato una campagna di attacchi, definiti «sanzioni coi droni», contro le raffinerie e le infrastrutture energetiche della Russia, con l’obiettivo di privarla di una delle principali fonti di introiti con cui finanzia la sua guerra d’invasione. In questi giorni il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha chiesto ai paesi della NATO di interrompere del tutto gli acquisti di petrolio russo, promettendo in cambio ulteriori e più pesanti sanzioni contro la Russia.

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