Perché Rama portò Evis Sala?
OP/ED
Gazzetta Express
14/09/2025 14:22
Uno scienziato che proviene dalle vette della medicina mondiale per affrontare il sistema sanitario albanese in difficoltà, tra corruzione radicata e mancanza di speranza.
Scritto da: Baton Haxhiu
Nei rapporti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Banca Mondiale, l’assistenza sanitaria nei Balcani viene descritta come un sistema in fase di transizione: sovraccarico, sottofinanziato e spesso impantanato in pratiche non trasparenti.
L’Albania è tra i paesi con la spesa pubblica più bassa per la sanità, con solo il 2.7% del PIL, mentre i suoi vicini spendono quasi il doppio e l’Unione Europea il triplo.
Rapporti internazionali evidenziano la diseguaglianza nell’accesso ai servizi, la mancanza di digitalizzazione e le gravi lacune nella gestione delle risorse umane.
Invece di un sistema integrato, i cittadini si trovano di fronte a improvvisazione, pagamenti in contanti e ospedali che operano sulla carta. In questo panorama desolante, dove statistiche ed esperienza quotidiana parlano allo stesso modo, uno scienziato di fama internazionale arriva per cercare di curare un corpo che da anni non risponde ad alcuna terapia.
Un “Sole Medico”?
Perché Rama portò Evis Sala? Questa è la domanda che ci si pone oggi, nella speranza che forse un albanese idealista possa regalare al Paese un “sole medico”.
Fino a ieri, Rama aveva promosso la prima Ministra donna dell’Intelligenza Artificiale, un avatar battezzato Dielle, simbolo di un futuro virtuale. Oggi, porta con sé una scienziata vivente, con una carriera indiscussa, alle prese con un sistema che non conosce né intelligenza né artificio.
Evis Sala potrebbe essere il “Diella” che illuminerà la sanità albanese? La risposta rimane aperta: l’algoritmo non si stanca mai, ma l’essere umano crolla di fronte a un corpo così malato. E quando l’essere umano crolla, il sistema non produce luce, ma errore.
Lo scetticismo non riguarda lo scienziato, ma il territorio da cui proviene.
Nel sistema sanitario albanese non esiste un sistema informatico funzionante. Solo il QSUT dispone di un programma parziale, utilizzato nel modo più rudimentale possibile.
Le registrazioni vengono effettuate sporadicamente su carta, senza protocolli, senza calcoli dei costi, senza inventario integrato, senza alcuna trasparenza finanziaria. In altri ospedali non c’è traccia di informatizzazione. Eppure, si parla di progetti di Intelligenza Artificiale.
Come si può implementare l’intelligenza artificiale laddove manca persino il più piccolo database? È un paradosso costoso, un investimento destinato a finire nella spazzatura.
Esperti israeliani erano intervenuti anche in ambito oncologico per fornire consulenza. Per due milioni di euro, avevano raccomandato l’aumento del numero di posti letto e un budget maggiore per i farmaci, una diagnosi che ogni paziente conosceva anche senza referto.
All’Albania non mancano le conoscenze per vedere la realtà, ma piuttosto la volontà di affrontarla. Ed è proprio su questo terreno che si muove Evis Sala, uno dei radiologi più rinomati al mondo, che ha diretto prestigiosi servizi negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e ora si confronta con il sistema sanitario albanese in difficoltà.
La domanda rimane: sarà l’idealista che cerca di far rivivere il sistema o una figura usata per l’immagine politica e l’autorità morale sui medici?
Per capire cosa dovrà affrontare Evis Sala, basta considerare il sistema sanitario albanese come un corpo malato che non risponde più alle terapie convenzionali. E questo corpo ha le sue ferite profonde, ben visibili non appena lo si tocca.
Al di là dei numeri e dei report internazionali, la realtà dell’assistenza sanitaria albanese si rivela attraverso numerose ferite visibili che hanno trasformato il sistema in un organismo in rovina. Ecco le principali patologie.
La prima malattia: la corruzione come metastasi
In Albania, il paziente paga due volte: una volta tramite le tasse e una volta tramite la busta che tiene in mano. Il pubblico è diventato privato e il medico è spesso diventato un intermediario.
La corruzione non è più l’eccezione, ma la norma. E quando una malattia diventa una cultura, non si cura più con misure amministrative, ma richiede un intervento di chirurgia morale che nessuno ha osato intraprendere.
La seconda malattia: sottofinanziamento e abusi
L’assistenza sanitaria albanese è finanziata con il 2.7% del PIL. La regione spende il 5-6%, l’UE arriva all’8-10%. Ma anche quei pochi fondi vanno persi in gare d’appalto gonfiate, appalti dubbi e prescrizioni fittizie.
Si stima che oltre 20 milioni di euro vengano rubati ogni anno solo dalle prescrizioni rimborsabili. Questo è un corpo che ha poco sangue e lo perde attraverso le ferite aperte degli abusi.
La terza malattia: farmaci, assicurazione e medico di famiglia
L’elenco dei farmaci rimborsati è minimo. I pazienti albanesi pagano di tasca propria i trattamenti di base coperti dalle assicurazioni nei paesi della regione e nell’UE.
La Cassa Malattia rimane un fantasma: non ha un modello di finanziamento chiaro, non controlla gli abusi, non garantisce l’uguaglianza. Nel frattempo, il medico di famiglia e i centri diagnostici sono lasciati fuori dal gioco, senza attrezzature, senza personale, senza autorità.
Il paziente non trova soluzione e sovraccarica gli ospedali centrali. La promessa di una tessera assicurativa che unisse pubblico e privato è rimasta una lettera dimenticata.
La quarta malattia: l’esodo e la mancanza di conoscenza
Ogni anno centinaia di medici lasciano il Paese. L’Albania perde la sua élite professionale senza sostituirla. Non ci sono programmi di formazione continua, nessun investimento serio nella ricerca scientifica, nessuna politica per trattenere i giovani. Un Paese che perde medici perde anche la speranza.
La profezia della speranza
Evis Sala proviene da un mondo in cui la scienza si misura con i fatti e l’etica è una bussola. In Albania, si troverà ad affrontare un sistema privo di morale e spesso disumano, dove il paziente è una moneta di scambio e il medico stanco è un mercante di servizi.
Ma ha un vantaggio: l’autorevolezza di una carriera internazionale e l’integrità di una scienziata che non è legata alla politica.
Il suo successo non deriverà da una grande riforma sulla carta, ma da tre chiari passi menzionati anche dall’OMS: trasparenza nei fondi sanitari, parità nell’accesso ai farmaci e dignità del medico di famiglia.
Se riuscirà a ripristinare la fiducia, avrà compiuto la più grande operazione che manca a questo Paese: il trapianto di speranza. Perché l’Albania non ha ancora osato effettuare un solo trapianto di vita, nonostante abbia acquistato attrezzature moderne.
Ma la chirurgia maggiore non basta solo in ambito sanitario. Anche l’Albania ha bisogno di una figura simile alla guida dell’istruzione: uno scienziato di autorevolezza internazionale in grado di riformare la conoscenza e ripristinare il rispetto per la scuola.
Perché ci sono due organi vitali che richiedono un intervento profondo: la salute e l’istruzione. Senza salute, non c’è vita. Senza istruzione, non c’è futuro.
Se questi due campi fossero guidati da figure del calibro di Evis Sala, allora l’Albania avrebbe la possibilità di rigenerarsi. Un corpo malato può guarire.
Un cervello stanco può rinascere. Ma solo quando al timone ci saranno i medici e gli insegnanti giusti, non per decoro politico, ma come chirurghi del futuro.