La prima cosa che si avverte avvicinando con lo sguardo la pittura di Richard Gerstl – nato a Vienna il 14 settembre del 1883 è quanto su di essa abbia influito la sostanza magmatica e incandescente della sua psiche, giunta in superficie attraverso i canali che l’arte riesce ad aprire.

 

Quello che si vede nelle sue tele (una sessantina in tutto) e in qualche suo disegno, è una sorta di sfiato espressivo, necessario per rappresentare una condizione interiore fatta di allarmanti ansie esistenziali, capaci di segnare in modo irreversibile la sua breve e solitaria esistenza. Come fu per Van Gogh, artista che, assieme a Munch, ne influenzerà in forma diretta la ricerca espressiva.

 

Un’energia intrattenibile, che Gerstl utilizzerà anche per svincolarsi dalle eleganti maglie compositive della Secessione, stese attorno a lui sin da quando, quindicenne, nel 1898, forzando il parere contrario del padre, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Vienna. Tre anni più giovane di Schiele, tre anni più vecchio di Kokoschka, quando vi entrò Klimt aveva trentasei anni: inevitabilmente, respirando tra le aule quell’aria inebriante, se ne esaltava il fascino, andando a rafforzare, non solo idealmente, la linea che porterà all’Art Nouveau.

 

Così per tutti, ma non per Gerstl, il quale, entrato presto in collisione col suo insegnante, Christian Griepenkerl, inizierà un’evoluzione stilistica differente, che lo porterà al dissolvimento della forma. Segnalatosi come un caso, sin da subito, dissonante, in uno scatto d’ira, Griepenkel urlò al giovane studente: “Il modo in cui dipingi, è come il piscio nella neve”.


Strada costiera presso Gmunden, sullo sfondo la Greca addormentata

Precursori, per vie diverse dell’Espressionismo, tracciare un binario biografico parallelo tra Gerstl e Van Gogh è forse sin troppo facile. A dividerli, ad esempio, vi è il sentimento di eroica attesa, sempre presente nel “seminatore” evangelico Van Gogh, anche e specialmente quando in lui si acuiscono i drammi personali, con Gerstl la pittura percorre un mondo interiore completamente differente. Egli non percepisce le vicissitudini umane come divini avvertimenti. In lui i drammi personali non hanno alcuna religiosa giustificazione: sono gomitoli inestricabili che conducono, nel migliore dei casi, all’incomunicabilità e alla solitudine.

Vanno però sottolineati, poiché sono molti, gli aspetti convergenti. Primi tra tutti la brevità del percorso (Van Gogh dipinse in tutto una decina d’anni, circa la metà Richard Gerstl), la marginalizzazione critica, la pressoché assenza di occasioni espositive, la temperatura della fiamma emotiva, l’alto numero di indaganti e spietati autoritratti. Non dissimile, inoltre, è la forma pervasiva di disagio che li accompagna, direttamente collegata alla consapevolezza dei propri limiti. Consapevolezza che porterà entrambi, in età molto giovane, al tragico gesto del suicidio: Vincent Van Gogh aveva trentasette anni, appena venticinque Richard Gerstl.

 

Le inclinazioni non generalizzabili che determinano ogni singola esistenza, trovano un punto di contrapposizione con quanto scrisse Antonin Artaud, saggista, drammaturgo e attore francese, in un suo formidabile libro/denuncia, dedicato al pittore olandese: Van Gogh il suicidato della società, nel 1947 scrisse: “Non ci si suicida da soli, nessuno è mai nato da solo (…). Io credo che ci sia sempre un altro con noi che ci spinge a spogliarci della nostra vita”.


La famiglia Schönberg 

Con pochissimi amici pittori, Gerstl trovò stimolanti “illuminazioni”, – per utilizzare una parola che porta dritti a Rimbaud – grazie ai musicisti del tempo. Con Arnold Schönberg strinse amicizia, frequentandone la casa e condividendo con la famiglia, per due volte, nel 1907 e nel 1908, un soggiorno al lago di Traunsee, nell’Alta Austria: località turistica circondata da monti, quali il Traunstein, è il secondo lago del paese per dimensioni e, con i suoi 191 metri, il più profondo.


Lago di Traun con Greca addormentata 

Senza abbandonare la figura, nel primo di quei soggiorni Gerstl dipinge un paesaggio fortemente materico, particolarmente vigoroso nella pennellata e di straordinaria potenza espressiva: Lago di Traun con Greca addormentata. Nel secondo soggiorno, invece, si concentra sui ritratti e in più occasioni chiede a Mathilde, moglie del compositore, di posare per lui. Presto se ne innamora. I due inizieranno una relazione destinata a concludersi bruscamente, dopo essere stati colti in flagrante. Assieme rientreranno a Vienna sin tanto che, solo pochi giorni dopo, però, Anthon Weber, riuscirà a convincere Mathilde a riprendere la via del lago, per rientrare in famiglia.

 

Questo episodio, inevitabilmente, allargò attorno al pittore un vuoto esistenziale già ben presente, sin tanto che Gerstl, dopo aver distrutto molti quadri, lettere e documenti, la sera del 4 novembre 1908, in coincidenza di un concerto degli allievi di Schönberg, a cui lui per ovvi motivi non era stato invitato, scelse di trasformare quel vuoto, in assoluto silenzio. 

 

I suoi quadri, custoditi dal fratello, furono restaurati ed esposti solo molti anni dopo. Probabilmente saprà, chi oggi lo ritiene una delle figure più rappresentative dell’arte del primo Novecento, che, con un altro fratello e senza il clamore immediato creato da quella mostra, di lui oggi non si saprebbe quasi nulla e, ancor meno, del valore della sua arte.