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Redazione Economia
Secondo il Rapporto Coop 2025 soffre la fascia di età 35-44 e tra gli under 35 si affermano i «poliworker». Aumenta il malessere, fino a un 15% di donne che immagina di smettere di lavorare
Più occupati (840 mila in più nel primo trimestre 2025 rispetto al 2019), soprattutto nell’ultima fascia anagrafica, quella tra i 45 e i 64 anni. Ma cresce anche l’occupazione «senior», tra i 65 e i 74 anni e aumentano i pensionati che continuano a lavorare. E mentre soffre la fascia di età 35-44, sono positivi i dati sugli under 35, dove sembra affermarsi la tendenza del «poliworker», ad avere cioè più datori di lavoro o anche più professioni in parallelo.
I dati di crescita si accompagnano però a un malessere diffuso dei lavoratori italiani con il 96% degli intervistati che vorrebbe cambiare almeno un aspetto del proprio impiego: tra le richieste aumento di stipendio e maggior flessibilità. E scende il numero di chi considera il lavoro un elemento per sentirsi realizzati. Fino ad arrivare a un 15% di donne (5% a livello generale) che immagina di smettere di lavorare. Questi i dati principali del Rapporto Coop 2025.
I dati sull’occupazione
Tra il 2019 e il primo trimestre 2025 come detto, si contano 840 mila occupati in più. A trainare sono soprattutto gli uomini (+444 mila) e le donne (+395 mila), con prevalenza di italiani (+703 mila) rispetto agli stranieri (+137 mila). Secondo i dati del Rapporto Coop 2025, il grosso della crescita occupazionale si concentra nella fascia d’età tra i 45 e i 64 anni (+892 mila), mentre calano gli occupati tra i 35 e i 44 anni (-486 mila).
Cresce anche l’occupazione senior: i 65-74enni aumentano di 132 mila unità. Al tempo stesso, si rafforza la tendenza al lavoro oltre la pensione, con l’8,5% dei pensionati che svolge un’attività aggiuntiva e integrativa rispetto al contributo previdenziale.
Dall’altro lato, sono positivi i dati sui più giovani: i nuovi lavoratori tra i 15 e i 34 anni sono 300 mila in più rispetto al 2019. Di che lavoro si tratta? Aumentano tra gli under 35 i «poliworker»: il 15% già oggi accetta incarichi brevi o a progetto oltre al lavoro principale e il 40% pensa di farlo nei prossimi 12-18 mesi. Un altro 14% svolge la stessa professione per più aziende, ma il 36% prevede di adottare questa formula. E il 24% immagina di lavorare in più professioni in parallelo.
Le differenze per genere e per settore
Sul fronte dei titoli di studio, stando al Rapporto Coop 2025, diminuiscono i lavoratori con la sola licenza media (-647 mila), mentre salgono diplomati (+687 mila) e laureati/post-laurea (+799 mila). Dal punto di vista delle differenze di genere, invece, le donne hanno visto – dal 2019 al primo trimestre 2025 – un incremento nelle posizioni lavorative inferiore rispetto alla controparte maschile, con 395mila posti in più contro i 444mila che si sono registrati per gli uomini.
Facendo un’analisi per settore, rispetto al 2019 gli incrementi maggiori arrivano dalle costruzioni (+288 mila nuovi posti di lavoro), sulla scia del Superbonus. Forte anche l’aumento nel settore servizi (+340 mila) e dal commercio/ristorazione (+150 mila), mentre l’agricoltura risulta l’unico comparto professionale a perdere posti (-76 mila).
Cambia anche la qualità dell’occupazione: crescono i dipendenti (+1,02 milioni), mentre calano gli autonomi (-180 mila).
Come stanno i lavoratori?
E come stanno i lavoratori italiani? Il 96% degli intervistati, secondo il Rapporto Coop, vorrebbe cambiare almeno un aspetto del proprio impiego. Al primo posto resta il tema salariale: il 53% chiede uno stipendio più alto. Ma l’insoddisfazione lavorativa tocca anche gli equilibri personali: 1 su 4 vorrebbe maggiore flessibilità o un miglior bilanciamento tra lavoro e vita privata, mentre un altro 25% sarebbe favorevole a ridurre il carico di lavoro. Seguono le criticità riscontrate sulla possibilità di crescita e carriera (22%), il lavoro da remoto e la stabilità contrattuale (entrambi al 19%), l’ambiente di lavoro (17%) e il contenuto delle mansioni (16%). Da segnalare anche l’11% degli intervistati che lamenta un trattamento diseguale rispetto ai colleghi, e un altro 10% che vorrebbe più misure a sostegno della genitorialità.
Il 15% degli italiani, poi, valuta cambio lavorativo entro 18 mesi. Osservando altri aspetti della soddisfazione professionale, secondo il Rapporto Coop 2025 solo il 23% considera il lavoro appagante come un fattore determinante per sentirsi pienamente realizzati nella vita, parametro in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Guardando al futuro, gli italiani appaiono divisi tra chi pensa di lavorare di più e chi di meno: il 13% prevede di aumentare le ore, il 10% di ridurle, mentre il 15% valuta di cambiare occupazione nei prossimi 12-18 mesi.
Non manca un 5% che immagina di smettere di lavorare del tutto: dato che sale al 15% tra le donne. Un quadro che conferma la percezione di essere sottopagati e la ricerca di un work-life balance più equilibrato.
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14 settembre 2025
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