di
Giuliana Ferraino

Nel 2021 lo stesso imprenditore francese definì Armani «uno dei più bei nomi del lusso», confermando di avere discusso in passato possibili partnership con lui, che replicava sempre con un sorriso: «Sono indipendente»

L’ammirazione per Giorgio Armani di Bernard Arnault, 76 anni, patron di Lvmh, non è mai stata un segreto. Anni fa, il Financial Times rivelò un incontro a Milano in cui Arnault propose ad Armani di rilevare una quota della sua azienda, prospettando «una collaborazione grandiosa». La risposta fu negativa. Nel 2021, su Forbes, lo stesso imprenditore francese definì Armani «uno dei più bei nomi del lusso», confermando di avere discusso in passato possibili partnership con lui, che replicava sempre con un sorriso: «Sono indipendente».

L’ammirazione dagli anni Novanta

È almeno dagli anni Novanta, in pieno consolidamento del settore, che la maison italiana occupa i pensieri di Arnault. Lvmh ha sempre visto in Armani il tassello perfetto per completare il suo mosaico di marchi: un brand con un’aura unica, capace di spaziare dall’alta moda al design, fino agli hotel. Non a caso, quando Giorgio Armani sfilava ancora in via Borgonuovo, capitava di vedere Arnault nelle prime file, accessibile e disponibile, come oggi non accade più. Nonostante la corte serrata, da Milano la risposta è sempre stata un fermo «no». Armani ha costruito il suo impero sul controllo totale, resistendo non solo a Lvmh ma anche alle avance di Gucci e del gruppo Ppr di Pinault, oggi Kering, che ha conquistato il marchio toscano dopo un’epica battaglia proprio con Arnault. Respinte anche alle offerte discrete degli eredi Agnelli. Per Armani l’indipendenza era il vero lusso. «Non sono mai stato tentato dai soldi facili», ripeteva spesso.



















































L’apertura di Armani

Una prima, timida apertura dello stilista è arrivata nel 2017. In un’intervista a «Business of Fashion», lo stilista per la prima volta non escluse del tutto un’operazione straordinaria, parlando della possibilità di una fusione con un’altra realtà italiana o una quotazione in Borsa, pur ribadendo di non voler essere «comprato da uno dei grandi gruppi francesi». Adesso, a sorpresa, invece è lo stesso Giorgio Armani, nel suo testamento, a indicare non soltanto un gruppo francese, ma proprio Lvmh come acquirente prioritario (insieme a L’Oréal e EssilorLuxottica) della sua azienda, in alternativa alla quotazione. Una scelta che nasce dalla consapevolezza che, per garantirne sopravvivenza e prosperità, il marchio Armani potrebbe dover essere affidato a chi lo ha corteggiato per una vita intera.

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Arnault ha accolto la notizia con parole di rispetto. «Giorgio Armani ci onora indicandoci come un attore in grado di instaurare una partnership con la maison eccezionale che ha costruito. Sono un grande ammiratore del suo talento. Armani, che ho avuto la gioia di conoscere personalmente, era un vero genio; l’unico grande couturier, insieme a Christian Dior, ad aver costruito e guidato un marchio mondiale sia sul piano dello stile che su quello industriale. Se in futuro dovessimo lavorare insieme, Lvmh avrebbe a cuore di rafforzarne la presenza e la leadership a livello globale», ha detto il patron del leader mondiale del lusso venerdì in una nota.

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14 settembre 2025 ( modifica il 14 settembre 2025 | 11:56)