Dalila Di Lazzaro e Manuel Pia hanno deciso di raccontarsi solo ora, dopo oltre dodici anni insieme. Nel salotto televisivo di La volta buona, hanno parlato della loro relazione, vissuta a lungo in silenzio per paura di giudizi e pettegolezzi, ma che oggi l’attrice, 72 anni, e il chitarrista (si parla di una differenza di età di circa trent’anni, ma non ci sono conferme) hanno scelto di vivere alla luce del sole.
Il confronto sul matrimonio è arrivato subito. «Se ci sono dei figli è giusto che uno si sposi, altrimenti io sono per il “finché l’amore dura va bene”», ha detto Di Lazzaro. Manuel Pia, invece, vorrebbe convolare a nozze con lei: «È l’unica donna a cui ho fatto la proposta».
Per l’attrice l’arrivo di Pia ha un significato che va oltre l’incontro sentimentale: «È stato mandato da mio figlio. Manuel è un chitarrista e anche mio figlio suonava la chitarra e si esibiva in concerto: hanno la stessa passione». Inoltre, «vediamo cuori ovunque, sono segnali da parte di Christian». La ferita di Dalila Di Lazzaro rimane insanabile: nel 1991, suo figlio morì a soli 22 anni in un incidente stradale. «Per dargli l’ultimo bacio mi sono fatta bendare altrimenti mi sarei uccisa. Manuel è più giovane di me, mi ha insegnato cos’è l’amore vero», ha confidato.
Alle malelingue che fanno insinuazioni legate all’età, l’attrice risponde: «Manuel è più piccolo di me, ma io mi sento sempre una ragazzina. Non riesco a crescere. La nostra storia è rimasta segreta per tanti anni perché poi la gente parla e il nostro amore, anziché una storia bellissima, viene visto come una cosa volgare. Dicono che lui se ne approfitta, che io sono rimbambita, che lui mi fa da badante».
Dalila Di Lazzaro anche ha mostrato in diretta il cerotto alla morfina che porta sotto il collo e ha spiegato che le serve per sopportare il dolore neuropatico. «Emana morfina dove ho il dolore… purtroppo i nervi non guariscono mai». Una sofferenza che la accompagna da decenni e che l’ha costretta a undici anni di immobilità dopo la frattura dell’atlante cervicale. «Sono rimasta a letto undici anni senza mai alzarmi, neanche per lavarmi», ha ricordato. All’epoca il dolore cronico non era riconosciuto come malattia e solo in Arizona trovò medici disposti a crederle: «Sono rimasti stupiti che in Italia non se ne parlasse».
Pia le è sempre rimasto accanto, e prima di lasciare il salotto televisivo ha letto una lettera alla donna che chiama «la mia musa», ringraziandola «per essere la donna che sei, complice e protettiva come una sorella, unica come una compagna». Poi la frase che ha fatto scattare l’applauso del pubblico: «Le mie braccia sono la tua casa».