La terza giornata dei Mondiali di Tokyo mette subito l’Italia al centro della scena con una maratona maschile che ha il sapore della storia: per la prima volta, Iliass Aouani, Yeman Crippa e Yohanes Chiappinelli – i tre uomini che hanno riscritto il record italiano negli ultimi anni – correranno fianco a fianco in un contesto iridato. Tre azzurri di livello internazionale, pronti a sfidare le corazzate africane guidate dall’etiope Tadese Takele e dal marocchino Soufiane El Bakkali, quest’ultimo però atteso nel pomeriggio nei 3000 siepi, dove si annuncia un duello stellare con il primatista mondiale Lamecha Girma.

L’Italia sarà protagonista anche in pedana, con Giorgio Olivieri nelle qualificazioni del martello e soprattutto con Sara Fantini nella finale femminile, banco di prova contro la dominatrice Camryn Rogers e le statunitensi Price e Kassanavoid. Nel lungo tocca all’atteso Mattia Furlani, mentre lo stadio si accenderà con le semifinali dei 1500 metri, private del grande favorito Jakob Ingebrigtsen (Arese e Riva a caccia della finale), e dei 100 ostacoli femminili, dove l’Italia schiera Carmassi e Carraro. Riflettori puntati infine sull’asta: Armand Duplantis rincorre il sesto oro mondiale, ma alle sue spalle cresce l’ambizione del greco Karalis e del veterano Lavillenie. Una giornata fittissima, che intreccia speranze azzurre e stelle globali.

La maratona dei Mondiali di Tokyo 2025 che alle 0.30 apre il programma della terza giornata di gare, regala un’occasione storica all’atletica italiana: per la prima volta saranno in gara contemporaneamente i tre uomini che hanno riscritto il primato nazionale negli ultimi anni. Iliass Aouani, capace di 2h07:16 a Barcellona nel 2023, Yeman Crippa, che ha abbattuto il muro delle 2h06 con il 2h06:06 di Siviglia 2024, e soprattutto Yohanes Chiappinelli, attuale detentore del record con il 2h05:24 firmato lo scorso dicembre a Valencia. Una pattuglia azzurra di altissimo profilo, che può sognare di inserirsi nel giro dei migliori in un contesto da sempre dominato dalle potenze africane.

Al via saranno 96 gli iscritti, con l’etiope Tadese Takele che presenta l’accredito più veloce: 2h03:23 corso proprio a Tokyo in primavera, quando precedette il connazionale Deresa Geleta e il keniano Victor Ngetich, entrambi attesi protagonisti. Restando in Etiopia, attenzione anche a Tesfaye Deriba, mentre il Giappone affida le sue speranze a Hosoya e Kondo. Non mancano outsider di qualità come il gibutiano Ibrahim Hassan, lo svedese Suldan Hassan, miglior europeo in lista, l’eritreo Ruesom e il tedesco Amanal Petros, primatista nazionale.

Il campione in carica è l’ugandese Victor Kiplangat, mentre non ci sarà l’etiope Tamirat Tola, oro a Eugene e primatista dei Mondiali con 2h05:36. L’albo d’oro ricorda come dal 2001 la vittoria sia sempre rimasta in Africa, dopo l’epopea spagnola firmata Fiz e Antón. Per l’Italia, tre i podi conquistati in passato: l’argento di Vincenzo Modica a Siviglia e i bronzi di Gelindo Bordin (1987) e Stefano Baldini (2001 e 2003). L’ultimo squillo europeo resta l’argento dell’israeliano Maru Teferi due anni fa.

C’è anche l’Italia nelle qualificazioni del lancio del martello maschile che aprono il programma dello stadio olimpico, grazie a Giorgio Olivieri, bronzo alle Universiadi e deciso a misurarsi con la crème della specialità. Per il giovane marchigiano sarà un test durissimo in un contesto che oggi appare più aperto che in passato.

Il regno del canadese Ethan Katzberg, oro a sorpresa a Budapest 2023 e dominatore con distacco ai Giochi di Parigi, non è più inattaccabile: nel 2025 ha già subito tre sconfitte, una dallo statunitense Rudy Winkler e due dall’ungherese Bence Halasz, entrambi saliti oltre gli 83 metri con misure quasi identiche (83,18 e 83,16). Dopo anni di dominio polacco, pesa l’assenza dell’olimpionico Wojciech Nowicki, ma rientra in gioco il veterano Pawel Fajdek, cinque volte campione del mondo, tornato vicino alla soglia degli 80. In palio, un posto in una finale che si annuncia spettacolare, con il campione dei campionati (83,63 di Ivan Tikhon a Osaka 2007) che potrebbe anche vacillare.

Non ci sarà Nina Kennedy, campionessa in carica e oro olimpico, al via delle qualificazioni dell’asta donne a causa di uno stiramento che l’ha tenuta lontana dalle pedane per tutta la stagione. Restano però intatte le ambizioni di spettacolo in una gara che si annuncia combattuta. A guidare il gruppo c’è l’altra iridata di Budapest, Katie Moon, fresca vincitrice della Diamond League a Zurigo, mentre gli Stati Uniti si presentano con un pacchetto di lusso: la world leader Amanda Moll (4,91), la gemella Hana e una Sandi Morris tornata a saltare con continuità. L’Europa risponde con la britannica Molly Caudery, la svizzera Angelica Moser e la slovena Tina Sutej, mentre la Francia punta sulla campionessa mondiale indoor Marie-Julie Bonnin.

Da seguire anche la rinascita della neozelandese Eliza McCartney, affiancata dalle connazionali Olivia McTaggart e Imogen Ayris, e la brasiliana Juliana Campos. L’Italia si affida a Roberta Bruni, primatista nazionale con 4,73, che sembra aver smaltito i postumi dell’infortunio che l’ha tenuta ferma per oltre un mese in estate, ed Elisa Molinarolo che spesso riesce a dare il meglio proprio nei momenti decisivi della stagione.

Una gara che promette scintille, fin dalle qualificazioni, quella dei 3000 siepi femminili a Tokyo, con un parterre che unisce il meglio del panorama mondiale e nella quale purtroppo mancano le interpreti azzurre di qualità. La grande favorita resta la stella del Bahrain Winfred Yavi, oro iridato e olimpico, ma la concorrenza è di quelle toste: l’ugandese Peruth Chemutai, olimpionica di Tokyo 2021, e la kazaka Norah Jeruto, campionessa del mondo a Eugene 2022 e primatista dei campionati con l’8:53.02 che resta il riferimento assoluto. Ma l’osservata speciale è senza dubbio la keniana Faith Cherotich, appena 22 anni e già due volte di bronzo (Budapest e Parigi), capace di scendere sotto il muro delle 8:50 in una ristrettissima élite di quattro donne nella storia.

Non mancano le outsider di lusso, come l’altra keniana Doris Lemngole, la giovane etiope Sembo Almayew e la tunisina Marwa Bouzayani, pronte a sfruttare ogni occasione per avvicinarsi al podio. Pesa invece l’assenza della francese Alice Finot, campionessa europea, costretta al forfait per infortunio dopo essersi iscritta. Tutti gli ingredienti, insomma, per mettere assieme una finale di altissimo livello tecnico e di grande fascino.

L’Italia si affida a tre carte importanti per le batterie dei 400 ostacoli che chiudono la mattinata di gare: Ayomide Folorunso, primatista nazionale (53.89 a Budapest 2023) e già finalista mondiale, guida il trio azzurro con ambizioni da protagonista; accanto a lei ci saranno Alice Muraro, bicampionessa universitaria mondiale, e Rebecca Sartori, entrambe cresciute molto nelle ultime stagioni. Un pacchetto che certifica la competitività italiana in una specialità che vive una fase di grande rinnovamento.

Con la migrazione di Sydney McLaughlin-Levrone verso i 400 piani, si spalanca la strada al bis iridato dell’olandese Femke Bol, dominatrice in Europa e favorita con il suo 51.91 stagionale, miglior crono mondiale del 2025. Gli Stati Uniti si presentano comunque fortissimi con la veterana Dalilah Muhammad, oro olimpico a Rio e pronta a chiudere la carriera dopo essere tornata al successo, e con le più giovani Anna Cockrell e Jasmine Jones, in ascesa internazionale.

Da seguire anche la canadese Savannah Sutherland, la britannica Emily Newnham (oro europeo U23), la slovacca Emma Zapletalová, tornata a pieno regime dopo due anni di infortuni, e il blocco giamaicano composto da Rushell Clayton, Andrenette Knight e Shiann Salmon. Attenzione infine alla sudafricana Zeney Van Der Walt. Saranno batterie di altissimo livello, già ricche di incroci interessanti e destinate a delineare subito le gerarchie.

In apertura della sessione pomeridiana di gare C’è l’Italia ai blocchi di partenza dei 400 ostacoli con Alessandro Sibilio, vicecampione europeo e primatista nazionale (47.50 a Roma 2024), già finalista olimpico a Tokyo. L’azzurro arriva con l’ambizione di centrare una semifinale mondiale e misurarsi con i giganti della specialità, in una gara che promette spettacolo fin dalle batterie. Il riferimento resta il norvegese Karsten Warholm, tre volte campione del mondo e primatista del mondo con il 45.94 di Tokyo 2021, tornato leader stagionale grazie al 46.28 firmato a Chorzow. A contendergli la scena ci sarà il solito Rai Benjamin, campione olimpico e terzo a Budapest, sostenuto da un team USA profondissimo che comprende anche Chris Robinson e Caleb Dean.

Atteso al rilancio il brasiliano Alison Dos Santos, oro a Eugene 2022 con il record dei campionati (46.29), ma lontano dalle piste da due mesi; con lui il connazionale Matheus Lima. Non mancano i veterani, dall’ivoriano Kyron McMaster al qatariota Abderrahman Samba, mentre la nuova frontiera è rappresentata dal nigeriano Ezekiel Nathaniel e dal giamaicano Roshawn Clarke, primatista mondiale U20. In chiave europea occhio al tedesco Owe Fischer-Breiholz, la novità dell’anno.

Tocca poi a Mattia Furlani inseguire il sogno azzurro nella qualificazione del salto in lungo. A soli 20 anni, l’atleta reatino è già campione mondiale indoor a Nanchino e bronzo olimpico a Parigi, traguardi che lo hanno imposto come stella emergente della specialità. A Tokyo ritroverà un parterre di avversari di altissimo livello, pronti a sfidarlo per l’accesso alla finale e per i posti sul podio.

Rispetto al mondiale di Budapest, il quadro cambia: assente il giamaicano Wayne Pinnock, argento olimpico escluso dalle selezioni in seguito alla decisione di correre in futuro sotto la bandiera turca. Restano però protagonisti temibilissimi: il greco Miltiadis Tentoglou, oro iridato in carica e campione olimpico a Tokyo 2021, i giamaicani Carey McLeod e Tajay Gayle (oro mondiale a Doha 2019), lo svizzero Simon Ehammer, fresco vincitore della Diamond League, e l’australiano Liam Adcock, terzo ai Mondiali indoor e trionfatore al Golden Gala dopo la delusione di Budapest. A impreziosire il cast ci sono il talento cubano Jorge Hodelin, appena 18 anni e già capace di 8,34, il bulgaro Bozhidar Saraboyukov e il terzetto cinese composto da Shi Yuhao, Shu Heng e Zhang Mingkun, sempre più presenti nelle grandi rassegne.

La finale del salto con l’asta, in programma alle 12.49, promette spettacolo e tensione. Armand Duplantis resta l’uomo impossibile da battere: lo svedese, primatista mondiale con 6,29, punta al suo sesto titolo iridato tra indoor e outdoor, inseguendo i dieci ori complessivi di Sergey Bubka (sei all’aperto, quattro indoor). Ma alle sue spalle è in costante crescita il greco Emmanouil Karalis, già ribattezzato “Manolo”, ha trovato una nuova stabilità sopra i sei metri, candidandosi come il rivale più credibile o meglio come favorito per il secondo posto.

Gli Stati Uniti si affidano all’esperienza di Sam Kendricks, capace di tornare vicino ai vertici dopo un periodo complicato e unico rappresentante di punta in assenza di Chris Nilsen. A rendere più ricco il quadro ci pensa la Francia, che presenta tre uomini: il veterano Renaud Lavillenie, ottava finale iridata a 39 anni, con ancora la capacità di farsi rispettare, e i più giovani Thibaut Collet ed Ethan Cormont, entrambi oltre i 5,90 in stagione.

Non mancano le alternative al podio: l’australiano Kurtis Marschall, campione della costanza con misure sempre vicine ai sei metri, il turco Ersu Şaşma, ormai presenza fissa nelle finali mondiali, e l’olandese Menno Vloon, specialista delle grandi rassegne. Ci sarà anche il norvegese Sondre Guttormsen, che insieme al fratello Simen (non qualificato) ha dato vita negli ultimi anni a una piccola dinastia nordica, mentre il qatariota Seifeldin Heneida Abdesalam e il tedesco Bo Kanda Lita Baehre proveranno a sorprendere.

Riflettori puntati su Lorenzo Simonelli, campione europeo e primatista italiano in carica, che torna sulla ribalta mondiale dopo il serio infortunio che lo aveva frenato pochi mesi fa. L’azzurro si presenta con la consapevolezza di poter competere per la finale e con la fiducia ritrovata nelle ultime uscite, dove ha mostrato solidità tecnica e tenuta mentale. Il faro della specialità resta comunque Grant Holloway: tre volte campione del mondo e oro olimpico a Parigi, l’americano ha completato lo Slam globale ma vede ora più insidiosa la concorrenza. L’ultimo acuto risale ai 60 ostacoli iridati indoor e nei 110 non vince da Zurigo 2024: il suo regno è minacciato dal connazionale Cordell Tinch, world leader e campione della Diamond League. Gli Stati Uniti si presentano con un poker di fuoriclasse che comprende anche Dylan Beard, in crescita costante, e il giovane Ja’Kobe Tharp, appena ventunenne e già vincitore dei Trials.

Occhi anche sul Giappone, che schiera Rachid Muratake, Shunsuke Izumiya e Shusei Nomoto, puntando forte sul fattore casa. L’Europa si affida a un gruppo competitivo: oltre a Simonelli, lo spagnolo Enrique Llopis con Asier Martinez, lo svizzero Jason Joseph, i francesi Sasha Zhoya, Wilhem Belocian e Just Kwaou-Mathey, e l’austriaco Enzo Diessl, astro nascente.Assenti nomi pesanti come Daniel Roberts e Rasheed Broadbell, la lotta per le corsie della finale promette scintille.

Tutti gli occhi italiani saranno su Sara Fantini, campionessa europea in carica ma reduce da una stagione complicata da acciacchi fisici che ne hanno limitato la continuità, nella finale del lancio del martello che scatterà alle 14.00. L’azzurra, già quarta a Eugene e sesta a Budapest, ha comunque dimostrato di saper rendere nei grandi eventi e cercherà di ritagliarsi spazio in una finale che si annuncia di altissimo livello. La grande favorita è la canadese Camryn Rogers, ormai punto di riferimento assoluto della specialità: oro mondiale e olimpico, imbattuta quasi sempre nelle ultime due stagioni e capace di spingersi fino a 78,88, misura che la pone al vertice delle liste mondiali. A contenderle il titolo ci saranno le statunitensi: la veterana DeAnna Price, già iridata nel 2019 e tornata vicina agli 80 metri, e la compagna di squadra Janee’ Kassanavoid, argento olimpico a Parigi e sempre più solida nelle rassegne globali.

Occhio anche alla Cina, che presenta un duo competitivo: la bronzo olimpica Zhao Jie e la giovane Zhang Jiale, primatista mondiale U20 e già oltre i 77 metri. L’esperienza è invece il biglietto da visita della polacca Anita Włodarczyk, tre ori olimpici e record dei campionati (80,85 a Pechino 2015), che vuole confermare ancora la sua longevità. Non mancano le outsider: la Finlandia schiera Silja Kosonen e Krista Tervo, capaci di superarsi a vicenda e di portare il martello nordico oltre i 77 metri, mentre da Danimarca e Germania arrivano Katrine Koch Jacobsen e Aileen Kuhn, pronte a cercare la misura della vita.

Semifinali incandescenti, a seguire, per i 100 metri ostacoli ai Mondiali di Tokyo, dove l’Italia sarà protagonista con due atlete in gara: la primatista nazionale Giada Carmassi, che ha già abbattuto il muro del 12”80 diventando una certezza del movimento azzurro, ed Elena Carraro, giovane talento in crescita che ha guadagnato sul campo la chance di misurarsi con le migliori del mondo. Per entrambe, l’obiettivo sarà tentare di migliorarsi: molto complicato centrare il posto in finale in una specialità che quest’anno ha subito un’impennata prestativa impressionante.

La grande favorita è l’americana Masai Russell, oro olimpico e leader mondiale dell’anno, affiancata da due connazionali temibilissime come Grace Stark e Alaysha Johnson. Ma la sfida non si limita al dominio statunitense. La nigeriana Tobi Amusan, primatista mondiale e detentrice del record dei campionati con 12.12, è pronta a difendere il suo ruolo di stella, mentre la giamaicana Danielle Williams, due volte campionessa del mondo, porta con sé l’esperienza delle grandi occasioni. Non mancano alternative di lusso: la giovanissima Ackera Nugent, vincitrice della Diamond League, e la sempre solida Megan Tapper-Simmonds per la Giamaica, l’olandese Nadine Visser, la svizzera Ditaji Kambundji e la bahamense Devynne Charlton, campionessa mondiale indoor. Per l’Europa occhi puntati anche sulla polacca Pia Skrzyszowska, oro continentale nel 2022. L’assenza di nomi di spicco come Cyrena Samba-Mayela, Tia Jones e Jasmine Camacho-Quinn apre scenari ancora più incerti, in una corsa che promette spettacolo e tempi di altissimo livello.

Sorpresa clamorosa nelle batterie: Jakob Ingebrigtsen, il grande atteso, non sarà al via delle semifinali. Il norvegese, reduce da problemi fisici, ha mancato l’accesso al secondo turno, lasciando la distanza regina del mezzofondo priva del suo protagonista più atteso. Out anche il francese Azeddine Habz, miglior interprete stagionale. Due assenze eccellenti che aprono il campo a una sfida ancora più incerta e spettacolare, con in palio le corsie della finale mondiale di Tokyo. L’Italia si presenterà con due uomini: Pietro Arese, bronzo europeo e già finalista olimpico, deciso a confermarsi tra i big, e Federico Riva, alla stagione della maturità, pronto a giocarsi le sue carte con coraggio. Per entrambi il traguardo della finale è difficile, ma tutt’altro che impossibile.

Il campo resta di altissimo livello. Ci sono i due britannici che hanno fermato il dominio di Ingebrigtsen: Jake Wightman (oro a Eugene 2022) e Josh Kerr (oro a Budapest 2023). Con loro il giovane fenomeno olandese Niels Laros e il connazionale Stefan Nillessen, nuova frontiera del mezzofondo europeo. Occhi puntati sugli Stati Uniti, con Cole Hocker, campione olimpico a Parigi, e il sorprendente Ethan Strand, oltre a Jonah Koech, primo ai Trials. Il Kenya risponde con l’esperienza di Timothy Cheruiyot, oro a Doha 2019, e la freschezza di Reynold Cheruiyot, nuovo talento. Con la presenza di Narve Gilje Nordås, compagno di allenamento di Ingebrigtsen, di Isaac Nader per il Portogallo e di outsider come Andrew Coscoran, Adrián Ben e Robert Farken, la semifinale si annuncia combattuta fino all’ultimo metro. Il mondiale dei 1500 perde il suo favorito, ma guadagna in imprevedibilità.

Sarà una finale dei 3000 siepi stellare, con in pista i grandi protagonisti della specialità. Il faro resta Soufiane El Bakkali, campione olimpico e mondiale in carica, che da quattro anni domina la scena e si presenta con il miglior accredito stagionale. Ma l’etiope Lamecha Girma, primatista del mondo (7:52.11), sogna finalmente l’oro dopo tre argenti iridati: la sua condizione in crescita promette battaglia fino all’ultimo metro. Accanto a loro il Kenya schiera l’emergente Edmund Serem, appena diciottenne e già capace di stare con i migliori in Diamond League, e l’esperto Abraham Kibiwot, da anni presenza fissa nelle finali.

Occhio anche agli altri etiopi Samuel Firewu e Getnet Wale, pronti a inserirsi nel duello tra i due big africani. Per il Giappone gioca in casa Ryuji Miura, idolo del pubblico di Tokyo, mentre l’Europa si affida soprattutto al tedesco Frederik Ruppert, autore di una stagione di grande continuità. Da non trascurare il marocchino Salaheddine Ben Yazide, il tunisino Ahmed Jaziri e il neozelandese Geordie Beamish, outsider in grado di approfittare di ogni calo altrui. La giornata si chiuderà con la finale dei 100 ostacoli.