Man mano che si avvicina il debutto dei nuovi regolamenti, emergono sempre nuove tematiche che non si erano ancora affrontate, come la gestione dell’aerodinamica attiva in condizioni di bagnato. Sin dal debutto del DRS, la FIA ne ha sempre disabilitato l’utilizzo con la pioggia, ma le ali mobili del 2026 saranno qualcosa di più complesso di un semplice dispositivo di aiuto per i sorpassi.  Con un’efficacia pari a circa tre volte quella dell’attuale DRS, la nuova aerodinamica attiva sarà indispensabile per il corretto funzionamento delle monoposto, sia dal punto di vista energetico che di prevenzione dell’usura del fondo, motivo per cui non è scontato che vi si possa rinunciare in caso di pista bagnata

La questione energetica

“Le ali mobili adesso sono utilizzate principalmente per i sorpassi, mentre dall’anno prossimo saranno parte integrante della gestione dell’energia”. Così lo scorso giugno Luca Furbatto, Engineering Director dell’Aston Martin, spiegava il ruolo dell’aerodinamica attiva con i regolamenti 2026. Le sue parole trovano d’accordo Nikolas Tombazis, direttore del reparto monoposto FIA, che nel corso dell’intervista rilasciata a FormulaPassion ha commentato la concezione delle ali mobili come dispositivi di gestione energetica: “Non siamo sorpresi, è naturale che le due cose vadano mano nella mano. L’aerodinamica attiva interessa principalmente i rettilinei, dove la sua attivazione è più importante per il discorso dell’energia, visto che insieme al carico riduce la resistenza all’avanzamento. Non sono due cose separate”.

Sulle prossime macchine l’apertura degli alettoni anteriore e posteriore servirà soprattutto a ridurre la resistenza all’avanzamento e con essa i consumi in rettilineo, onde preservare la carica della batteria della parte elettrica, la cui potenza sarà triplicata rispetto all’attuale. Come per il DRS, l’idea iniziale era di disabilitarne l’utilizzo sul bagnato per motivi di sicurezza, oltre che in regime di Safety Car. Così facendo però, le auto opporrebbero troppa resistenza aerodinamica, scaricando presto la batteria.

Norris a SilverstonePhoto by Rudy Carezzevoli/Getty Images

Sul tavolo ci sono quindi due opzioni, non autoescludenti: consentire l’utilizzo dell’aerodinamica attiva anche con la pioggia e/o limitare le modalità di erogazione della parte elettrica per risparmiare energia. “Non si ancora esattamente cosa si farà in caso di pioggia, è in fase di discussione con le squadre”, spiega Tombazis. “Se poi sarà necessario fare qualche aggiustamento tra la parte di aerodinamica attiva e quella relativa all’energia per essere sicuri di non avere problemi di sorpassi, questa è un’altra opzione”.

L’altro problema

Oltre al tema energetico c’è però un’altra questione da affrontare, che testimonia quanto l’aerodinamica attiva sia parte integrante del corretto funzionamento delle nuove auto. Le monoposto del 2026, infatti, avranno un’altezza da terra statica più alta delle attuali macchine a effetto suolo, con delle sospensioni però meno rigide e più cedevoli. In caso di pioggia, mantenere le ali chiuse in rettilineo vorrebbe dire sprigionare un carico aerodinamico tale da schiacciare la macchina a terra e strisciare con il fondo.

“Di recente si è affrontato il discorso dell’altezza da terra”, racconta a FormulaPassion Mario Isola, direttore di Pirelli Motorsport. “Le auto sono state progettate con questa modalità da rettilineo per cui sul dritto viaggiano con poco carico aerodinamico e si alzano dal suolo, mentre se il sistema è chiuso si schiacciano a terra, rischiando di toccare l’asfalto”. È forse anche per questo motivo che a giugno la FIA ha ratificato una modifica al regolamento che raddoppia l’usura consentita del plank, l’asse in resina sotto al fondo, il cui consumo permesso in gara passerà da 1 a 2 millimetri.

Photo by Mark Thompson/Getty Images

La Federazione e le squadre però hanno pensato anche ad altri rimedi, chiedendo a Pirelli un prodotto da bagnato che limiti lo schiacciamento delle auto al suolo. Spiega Mario Isola: “Lavorando insieme a loro, abbiamo modificato le gomme intermedie e da bagnato estremo, irrigidendole in modo che anche nella configurazione da massimo carico aerodinamico lo pneumatico si deformi un po’ meno, cercando di recuperare qualcosa che aiuti la macchina a non abbassarsi troppo”. Resta da vedere se questo sarà sufficiente oppure se non si potrà fare a meno dell’aerodinamica attiva nemmeno sul bagnato.