di
Marco Bonarrigo
La delusione dei Mondiali di Tokyo la ha reso più umano: «No so se ho ancora la forza di sopportare i sacrifici che richiede questo sport»
L’atletica leggera esprime valori non negoziabili. Gianmarco Tamberi ha vinto un oro olimpico, due mondiali (indoor e outdoor) e quattro europei nel salto in alto. Marcell Jacobs ha conquistato due titoli ai Giochi, uno mondiale (indoor) e tre continentali correndo i 100 metri in 9”80, tempo mostruoso. Non c’è bizzarria, narcisismo, eccesso social o scelta tecnica sbagliata che possa cancellare i risultati senza precedenti nella storia dello sport italiano di due fenomeni dati più volte per finiti per fragilità muscolare (Marcell) o infortuni gravissimi (Gimbo) ma sempre capaci di rigenerarsi.
Che la loro carriera sia in fase discendente (Tamberi) o terminale (Jacobs) è evidente. I fenomeni del ciclismo dicono di aver capito che la loro storia sportiva volgeva al termine quando hanno tirato per la prima volta i freni in discesa pensando ai figli a casa. Alla vigilia dei Mondiali Tamberi ha parlato della gioia per l’attesa del primo dentino della piccola Camilla, Jacobs ha espresso nostalgia per la lontananza dai suoi Anthony e Megan.
In un ultimo anno difficile, Tamberi è Tamberi: debordante e melodrammatico come sempre nell’esprimere ogni tormento o gioia sui social. Piaccia o meno, Gimbo è così.
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Jacobs invece ha mascherato più del solito i crescenti problemi muscolari e nel rapporto con il coach con assenze e post fuorvianti: infortuni negati, rinuncia a eventi programmati con scuse improbabili, il rifiuto anzi il silenzio rispetto agli inviti a farsi vivo (e magari a farsi visitare) di federazione e Fiamme Oro che gli pagano lo stipendio. La parte più bella della trasferta giapponese di Marcell sono stati i due minuti davanti alle telecamere Rai dopo la debacle di ieri. Per la prima volta libero dagli influssi di inutili consiglieri mediatici e social, Marcell ha liberato la sua fragilità. Con il suo «non ho più né la forza né l’energia per rimanere concentrato sui sacrifici che richiede questo sport» si è sfilato una tuta da supereroe gradasso che non gli si addice tornando ad essere un ragazzo sensibile. Che corra o meno la staffetta, che la sua carriera sia finita ieri o vada avanti, la sua eredità rimarrà per sempre
15 settembre 2025 ( modifica il 15 settembre 2025 | 08:07)
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