di
Anna Paola Merone

Armani amava il basket e, come sempre, guardava oltre: ogni anno riusciva a far avvicinare al parquet oltre 50mila ragazzi con il settore junior e aveva un progetto per diffondere un modello sostenibile di tifo

Il legame fra la pallacanestro e Giorgio Armani, morto oggi 4 settembre all’età di 91 anni,  è stato intenso e autentico. Da quando nel 2008 lo stilista acquistò l’Olimpia Milano, il leggendario club di basket ha fatto man bassa di scudetti, Coppe Italia e Supercoppe.

La squadra di basket più titolata d’Italia – una delle più vincenti in Europa e l’unica italiana ad aver vinto, almeno una volta, ogni tipo di competizione ufficiale – è stata per Re Giorgio una passione, prima che un intenso impegno imprenditoriale. «Amo da sempre lo sport, tanto da averlo reso parte integrante del mio lavoro, tra ispirazione, ricerca, collaborazioni e una linea, l’EA7 Emporio Armani, espressamente dedicata – raccontava  al Corriere-. Credo nel potere positivo dell’atto agonistico: l’uso intelligente della disciplina e l’abitudine alla sfida leale danno vita a una miscela che dà energia agli atleti e agli spettatori. Il basket è uno degli sport di squadra che preferisco. Era lo sport di famiglia e l’ho sempre seguito da appassionato e tifoso. Una passione che dal 2008 è diventata un impegno, che mi ha fatto conoscere il cuore grande dei tifosi e la loro infinita pazienza. Quando decisi di rilevare la squadra, dopo averla sostenuta per alcuni anni come sponsor, feci la promessa di riportarla in cima alla classifica italiana. La società era in crisi e così decisi di fare un passo in avanti, volevo provare a dare alla città e ai tifosi un progetto consono alla storia di questo glorioso Club. Certo non immaginavo che il tutto avrebbe richiesto un simile impegno. Ci sono voluti anni di interventi, strategie, fiducia, per riportare al successo la squadra più seguita, più amata, più titolata del basket italiano».



















































Quando il 27 giugno del 2014, dopo 18 anni, l’Olimpia vinse il suo 26esimo scudetto Armani raccontò di aver provato «una delle emozioni più forti della mia vita. I tifosi hanno invaso il parquet ridendo, piangendo e cantando… E ogni volta è stata una felicità grandissima, e un motivo d’orgoglio, vedere la Milano degli appassionati, con il suo entusiasmo, che presenzia in massa al Forum per assistere alle partite». La pallacanestro come metafora della vita, lo sport come simbolo di una sfida che vale a livello personale e professionale. Armani del basket amava l’azione e la necessità di fare squadra per andare alla vittoria: «Le partite sono coinvolgenti, piene di azione, veloci. Evidenziano lo spirito di squadra, il gesto atletico, il gioco scattante e divertente» diceva con la consapevolezza che lo sport degli italiani, della maggior parte degli italiani, restava uno e uno solo. «L’Italia è e resterà un paese calcistico: nessuno sport più del calcio fa presa sul nostro immaginario collettivo. Penso però – auspicava – che il basket potrebbe ritagliarsi una ribalta più significativa: è uno sport dinamico, di grande impatto visivo, nobile. È un concentrato di valori positivi, spirito di squadra in primis, che trovo oggi di particolare rilievo. E poi è quasi teatrale: spesso ho immaginato come potrebbe essere una partita giocata su un campo molto illuminato, come se fosse un incontro in notturna, lasciando una luce più soffusa sugli spalti. Credo che il basket andrebbe raccontato in modo più coinvolgente: gli elementi ci sono tutti». 

Le  reazioni alla morte di Giorgio Armani, in diretta

Elementi fra cui sottolineava la capacità dei supporter di farsi portatori di un tifo senza sbavature violente: «il calcio è una bellissima disciplina ed è un vero peccato sentire di brutti episodi, attribuibili solo ad alcuni tifosi, che ne compromettono l’immagine. Da parte nostra, attraverso vari progetti, cerchiamo di trasmettere i valori in cui crediamo da sempre, principalmente il senso profondo di rispetto e di correttezza, oltre al senso di appartenenza». Perché Re Giorgio amava davvero il basket e, come sempre, guardava oltre: ogni anno riusciva a far avvicinare al parquet oltre 50mila ragazzi con il settore junior e aveva un progetto per diffondere un modello sostenibile di tifo. E poi le donne: il 40 per cento del pubblico dell’Olimpia è femminile.

Il suo ruolo in campo? «Mi piace l’idea di essere il playmaker. In fondo anche nel mio lavoro lo sono» diceva, riflettendo sui molti punti di contatto fra la moda e lo sport e ricordando «che praticare uno sport costantemente conta molto. Come dicevano i latini ‘mens sana in corpore sano’: il principio classico è sempre e ancora valido».

Da Petrucci a Gandini e Malagò: le reazioni del basket e non solo

Il presidente FIP, Giovanni Petrucci, condivide il cordoglio della famiglia Armani. «Ambasciatore nel mondo della moda e della cultura italiana —si legge nella nota — Giorgio Armani era molto legato al mondo dello sport e del basket in particolare: come patron dell’Olimpia ha riportato Milano ai vertici della pallacanestro italiana ed europea». A fargli eco anche Umberto Gandini, presidente Lba: «La sua scomparsa rappresenta una gravissima perdita per tutto il basket italiano. La sua lungimiranza, prima con la sponsorizzazione e poi con la successiva acquisizione dell’Olimpia Milano, ha rappresentato negli anni una spinta straordinaria per il nostro movimento cestistico». Non manca il pensiero di Giovanni Malagò: «Oltre a un amico personale, oggi piangiamo un grande uomo, che ha saputo unire creatività, passione e rispetto per i valori che ci rendono orgogliosi di essere italiani».

4 settembre 2025 ( modifica il 4 settembre 2025 | 19:30)