di
Donatella Tiraboschi

Lo studente di Leffe racconta come ha conquistato il prestigioso premio a Greenwich. La passione nata all’asilo con le visite all’osservatorio di Ganda: «Servono buio e molta pazienza»

In un’età, 16 anni, in cui la massima aspirazione di milioni di suoi coetanei è quella di riuscire a scattarsi e a postare sui social selfie filtrati, lui ha deciso di puntare in alto. Di guardare oltre il cielo e di fare l’astrofotografo. Daniele Borsari, di Leffe, un presente da studente di meccatronica all’Itis di Gazzaniga e un (probabile) futuro da ingegnere aerospaziale, ha fatto dell’arte di fotografare le stelle e tutto quello che ci sta intorno il suo hobby preferito.

Una passione, appunto, stellare che lo ha portato in orbita e a vincere per due anni consecutivi nella categoria giovani il prestigioso premio «Apy» che sta per «Astronomy Photographer of the Year» organizzato dal Royal Museum of Greenwich. Segni particolari: su quasi seimila fotografie provenienti da tutto il mondo l’ha spuntata il suo scatto che ritrae le nebulose di Orione, tra le più brillanti del cielo notturno. Un anno fa, invece, si era aggiudicato il primo gradino del podio immortalando, in un fascio di luce rosso fuoco, la nebulosa California.



















































L’imprinting celeste, per così dire, è partito da lontano, quando ancora all’età dell’asilo, mamma Serena e papà Ramon lo portavano a farsi un giretto (notturno) all’Osservatorio di Ganda e a partecipare, crescendo, alle serate divulgative del Circolo Astrofilo Bergamaschi. Poi ci hanno messo lo «zampino» anche gli zii che, con il regalo di una macchina fotografica, hanno dato il «la» alla storia. «Da quei primi scatti non è uscito nulla, ma non mi sono scoraggiato — racconta Daniele —, mi sono messo a cercare su internet dei tutorial e ho cercato di affinare la tecnica passo dopo passo. Anche perché, contrariamente a quello che si può pensare, non serve un’attrezzatura costosissima. Anche con una semplice reflex da poche centinaia di euro si possono fare belle foto». O, per meglio dire, astrofoto per le quali, chiarisce «serve molta pazienza ed essere lontano da fonti di inquinamento luminoso».

Il suo giardino di casa, in piena Val Gandino, non è equiparabile al deserto, o alle montagne della Namibia o del Cile, «zone del mondo dove — aggiunge — il firmamento appare nitidissimo in tutto il suo splendore», ma è proprio da lì che sono nati i due scatti magici premiati che saranno esposti al National Maritime Museum di Greenwich. «Va premesso come ogni scatto prevede tre fasi precise — spiega —. La prima è la pianificazione, cioè si sceglie in quale parte di cielo puntare l’obiettivo, segue l’acquisizione, e cioè il tempo che ci si impiega a fissare l’immagine e, infine, l’ultima parte è la sua elaborazione al computer». Per immortalare la nebulosa California, catturando le emissioni di idrogeno nella parte rossa dello spettro luminoso, gli sono servite, nell’autunno di due anni fa, distribuite su 7 notti, circa 32 ore di esposizione con centinaia di scatti temporizzati ogni tre minuti. «Non serve solo molta pazienza, ma occorre anche che il meteo sia favorevole», rimarca Daniele, che puntualizza come il secondo scatto vincente, in bianco e nero, sia frutto di 22 ore di esposizione, 4 notti ed un’elaborazione che, sviluppata in bianco e nero, è stata scelta per mettere meglio in risalto alcuni dettagli.

«Anche questa immagine è stata ricavata da un cielo invernale, il periodo migliore dell’anno anche perché le notti sono più lunghe e l’aria è più secca e tersa». In estate le cose sono un po’ più complicate «perché la Via Lattea è più luminosa», ma gli è capitato, casualmente, di immortalare qualche stella cadente, una Perseide che, intorno alla fatidica data del 10 agosto, ha deciso di cadere.

L’astrofotografia non ha stagione, è buona per tutto l’anno e Daniele ci passa un bel po’ di notti a coltivarla. «L’ottanta per cento di quelle limpide senza luna piena, che equivalgono ad una sessantina, di cui quaranta tra ottobre e gennaio». È su questo periodo che Daniele lavorerà in vista della prossima sfida. Già, perché non c’è il due senza il tre ed già è tempo di puntare alla prossima edizione dell’astroconcorso che lo vedrà in lizza non più nella categoria giovani. Parteciperanno i migliori astrofotografi al mondo, ma Daniele non è tipo da scoraggiarsi. È già partito alla ricerca del suo pezzo di cielo, della sua «buona stella» che lo accompagnerà anche in questa nuova astroavventura.


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15 settembre 2025 ( modifica il 15 settembre 2025 | 08:04)