Durante l’ultimo workshop Teha a Cernobbio, Jacob Helberg, sottosegretario alla Crescita economica, all’Energia e all’Ambiente del Dipartimento di Stato americano, ha sorpreso la platea con diverse affermazioni forti. Quella che ha colpito di più e ha suscitato le maggiori reazioni è stata la descrizione dell’Unione europea come una gigantesca piovra burocratica. Un mostro che, oltre a deprimere le attività economiche, soffoca le libertà individuali. Niente di nuovo.
È l’opinione consolidata dell’amministrazione Trump, espressa con particolare virulenza in più occasioni dal vice presidente J. D. Vance. Helberg fa parte di quella che Alessandro Aresu, autore di La Cina ha vinto (Feltrinelli), chiama la “PayPal mafia”, l’élite tecnocratica guidata da Peter Thiel, il fondatore di Palantir. Ed è considerato uno dei più agguerriti falchi anticinesi del governo americano. A Cernobbio ha sostenuto che i dati economici cinesi sono semplicemente falsi. Il Prodotto interno lordo sarebbe sovrastimato del 20-25 per cento. Così risulterebbe dalle osservazioni notturne sulle luci accese nei centri produttivi.
Ignoriamo la fondatezza del metodo di stima, constatiamo solo che nel confronto geopolitico vige una sorta di diplomazia statistica forzata. Si ritengono affidabili i dati degli altri, appartenenti a blocchi avversari, pur non credendoci fino in fondo. Qualche volta, pur sapendo che sono gonfiati, fanno persino comodo (per esempio nel determinare dazi e ritorsioni commerciali) o per convincerci che le sanzioni contro la Russia hanno comunque funzionato. Se poi si licenzia, come ha fatto Trump, la responsabile dei dati sul lavoro, accusandola di aver corretto politicamente i numeri, si rischia di imitare le presunte pratiche cinesi e sostanzialmente di avallarle. La correzione che è costata il posto a Erika McEntarfer ai dati sull’occupazione americana (911mila addetti in meno) era percentualmente inferiore a quella dell’Istat (120mila) al dato di luglio.
15 settembre 2025, 12:01 – modifica il 15 settembre 2025 | 12:05
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