Hai davvero la prima coppa? «Ce l’ho ancora a casa dei miei – fa De Marchi, non immaginando la domanda successiva – la riconosco ogni volta che ci passo davanti». Senti Ale, la nuova vita riparte da quel trofeo, sarà come un passaggio di testimone: riusciresti a farti una foto come quel giorno del 1993? Il pezzo dovrebbe uscire domattina alle 10. «Cotta e mangiata, insomma (ride, ndr). Va bene, mi organizzo».

L’ultima corsa di De Marchi sarà il Giro del Veneto del 19 ottobre. Appena una settimana dopo, Alessandro radunerà il suo popolo a Buja e lì chiuderà la carriera di corridore. Lo farà passando il testimone a qualsiasi bambino che, giocando con la bici nella piazza del paese, sentirà scoccare la stessa scintilla di allora. Alessandro aveva sette anni quando ricevette la coppa per la gimkana alla Sagra di San Giuseppe del 1993. Cominciò tutto così. I ricordi si sovrappongono ai pensieri degli ultimi chilometri da corridore. Non è mai semplice mettere via la valigia che ti ha accompagnato fedelmente per così tante stagioni. Per questo la novità di debuttare da mercoledì al Giro di Slovacchia è diventata uno stimolo, nel momento in cui si avrebbe soltanto la voglia che tutto finisca alla svelta.

«Sono sfinito – ammette – non vedo l’ora di arrivare al 19 ottobre. Quest’anno è stato tutto un po’ così, la stagione non è mai svoltata e men che meno lo farà adesso che manca un mese alla fine. Per questo sono contento di fare una nuova corsa, che mi permette di trovare qualche motivazione».

Alessandro De Marchi è passato professionista nel 2010. Il 2025 vedrà la fine della sua carriera al Giro del Veneto

Alessandro De Marchi è passato professionista nel 2010. Il 2025 vedrà la fine della sua carriera al Giro del Veneto

Di solito quando si va in bici si pensa, a cosa pensa De Marchi in questi ultimi allenamenti?

Sto cominciando a capire quanto mi mancherà il fatto di uscire in bici, di stare fuori. Cercherò di ritagliarmi un certo tipo di routine, per garantirmi una decompressione graduale. Pedalare mi mancherà molto, ma come sto dicendo in queste ultime settimane, non mi mancheranno per niente le gare.

Com’è nata, nel momento in cui lasci il gruppo, l’idea di fare qualcosa per i bambini?

E’ nata ripassando il modo in cui tutto questo è cominciato. Ho ritrovato delle foto. Ho parlato con i miei genitori. E alla fine la mente è andata al momento in cui ho sentito iniziare qualcosa. Mi sono chiesto se questo mio addio in realtà non possa diventare il momento per festeggiare qualcosa. E allora perché non provare a ricreare la stessa situazione che a me fece scattare la scintilla?

Di quale situazione parli?

Io ho iniziato con una gimkana promozionale a Buia, una domenica di marzo del 1993. La Ciclistica Bujese organizzava questa manifestazione, in cui erano state coinvolte le scuole e io mi sono avvicinato così. E’ ovvio che poi ci sono stati mille altri passaggi, ma il vero inizio fu quello. E allora mi sono detto che ricreare una situazione simile sarebbe come chiudere il cerchio.

La prima coppa a 7 anni dopo una gimkana: è appena nato il rosso di Buja

Come tanti anni fa fu una gimkana a far scattare l’amore di De Marchi, così sarà anche a fine ottobre

La prima coppa a 7 anni dopo una gimkana: è appena nato il rosso di Buja

Come tanti anni fa fu una gimkana a far scattare l’amore di De Marchi, così sarà anche a fine ottobre

Perché dici che quella vota a sette anni scattò la scintilla?

Ho dei ricordi particolari. Portai a casa una coppa, perché davano qualcosa a tutti i bambini. Quel giorno a casa nostra c’erano i nonni e un po’ di parenti. Mio padre mi portò lì, facemmo la gimkana e rientrammo per il pranzo. E io ricordo di aver mostrato questa coppa ai nonni, agli zii, a tutti quelli che c’erano. Ho nella testa questi due momenti precisi, quindi quell’occasione, nonostante fosse solo il 1993, mi è rimasta molto impressa.

Tanti corridori si affrettano a dire che non vogliono la bici nella vita dei loro figli, tu invece organizzi un evento sperando che la bici ispiri altri bambini.

I miei figli si sono avvicinati alla bicicletta, senza che io dicessi niente. Oggi (ieri, ndr) sono andato in bici a una loro gara, li ho visti correre e poi me ne sono tornato a casa. Non ho alcun problema col fatto che vogliano fare ciclismo. L’essenza di quello che stanno facendo è stare insieme ad altri bambini, facendo uno sport e condividendo momenti, situazioni, esperienze. Credo che questo sia il nocciolo. Lo sport deve avere questo obiettivo di educazione. Il resto, le gare e tutto quello che viene dopo, succederà fra dieci anni, non possiamo parlarne quando hai a che fare con bambini che ne hanno sette.

Prima la bici e poi semmai il ciclismo?

Io voglio che ci siano bambini che usano la bici, che ci pensano come a qualcosa di positivo. Immagino un evento promozionale per avvicinare i bambini alla bicicletta, non necessariamente alle società. Anche se quel giorno nessuno di questi bambini si iscriverà a una delle due società, ma deciderà col papà di andare a fare una pedalata o andare a scuola in bicicletta, per me avremo raggiunto un grande obiettivo.

I bambini in bicicletta sono portatori di un modo diverso di vivere la mobilità e le città: le corse sono un’altra cosa (immagine Instagram)

I bambini in bicicletta sono portatori di un modo diverso di vivere la mobilità e le città: le corse sono un’altra cosa (immagine Instagram)

Come ti aspetti il Giro del Veneto, la tua ultima corsa?

Sarà una giornata così emotivamente carica e piena, che arriverò alla fine della giornata sfinito e contento. Ormai tutto ha un significato assoluto pensando a quel giorno. Io spero di riuscire a partire per andare in fuga, fare la cosa che mi è sempre piaciuta, interpretare l’ultimo giorno in quel modo lì. Ed è la cosa che in questo momento mi sta costando più fatica ed è forse il motivo per cui non sto riuscendo a godere appieno di questi ultimi scorci di stagione.

Ultimo giorno alla Marangoni, che vinse la sua unica corsa all’ultimo giorno di gara?

Quel giorno me lo immagino così. Proverò ad andare in fuga, fare una bella gara per poi arrivare e finire vicino a chi mi vuole bene. Sarebbe bello chiudere come Alan, però il ciclismo di Marangoni era diverso da quello di oggi. Insomma, non credo che riuscirò a vincere il Giro del Veneto…