La CGIL, insieme alla Funzione Pubblica CGIL e allo SPI CGIL Area Vasta CZ-KR-VV, attacca duramente la recente decisione del commissario straordinario dell’ASP di Crotone, che con la delibera n. 443 dell’11 settembre ha dato il via a un piano per l’assistenza domiciliare integrata (ADI) per il 2025.
L’atto prevede l’impiego di oltre 4,2 milioni di euro – fondi provenienti dal PNRR, nell’ambito della Missione Salute (M6), componente C1/1.2.1 – per affidare il servizio a strutture private accreditate. Una scelta che i sindacati definiscono “inaccettabile” e che alimenta i sospetti di una deriva privatistica della sanità calabrese, proprio nel pieno della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale.
Sanità pubblica sacrificata sull’altare del privato
Secondo la CGIL, la decisione di dirottare fondi pubblici verso il privato accreditato, invece di potenziare il servizio sanitario pubblico, rappresenta un pericoloso arretramento. Si teme che ciò possa minare il diritto universale alla salute, aumentare le disuguaglianze sociali e marginalizzare ulteriormente l’assistenza pubblica territoriale.
La crescita esponenziale delle strutture sanitarie private che lavorano in convenzione con il pubblico – in un contesto regionale già fragile – viene letta come un segnale preoccupante, specie alla luce della Riforma dell’Assistenza Sanitaria Territoriale (DM 77/2022).
Dove sono le Case della Comunità?
La CGIL denuncia anche la mancata trasparenza sull’attuazione delle nuove strutture previste dalla riforma, come le Case della Comunità, che dovrebbero essere operative entro giugno 2026. Al momento, però, manca chiarezza sul loro stato di avanzamento e sulla loro reale capacità di assicurare servizi sanitari pubblici più prossimi ai cittadini.
Il timore è che gli obiettivi del PNRR, in particolare quello di raggiungere il 10% di anziani assistiti in ADI, vengano snaturati per favorire prestazioni acquistate dal privato, anziché investire nel rafforzamento del sistema pubblico.
“La salute non è una merce”
Per la CGIL e le sue categorie, questo è un attacco diretto all’articolo 32 della Costituzione, che tutela il diritto alla salute come diritto fondamentale della persona.
“La salute non può essere subordinata alle logiche del mercato – dichiarano – e non può essere trattata come una merce”.
Da qui l’impegno a contrastare ogni tentativo di privatizzazione e a difendere l’attuazione seria e trasparente del PNRR, affinché le risorse europee siano usate per rafforzare il pubblico e non per finanziare operatori privati.
“Vigileremo su ogni scelta”
I sindacati promettono di vigilare costantemente e di mobilitarsi contro ogni ulteriore scivolamento verso un modello di sanità privatizzata, che rischia di escludere i più fragili e di aumentare il divario tra chi può pagare e chi no.
“Solo un servizio sanitario pubblico, universale e accessibile può garantire il diritto alla salute di tutti”, concludono Enzo Scalese, Francesco Grillo e Michele Iannello, firmatari della nota.