di
Giovanna Maria Fagnani
Classe 1995, arrivato in Italia da bambino, è cresciuto a Ponte Lambro e poi ha studiato negli Usa. Grazie a lui l’Italia è tornata sul podio della maratona ai Mondiali di Tokyo dopo 22 anni di assenza: «Papà sta per andare in cantiere e sarà fiero di me»
Il prodigio dell’atletica azzurra arriva «dal niente», «dalle case popolari di Ponte Lambro». L’Italia è tornata sul podio della maratona ai Mondiali di Tokyo dopo 22 anni di assenza grazie a un ingegnere milanese, Iliass Aouani, classe 1995. «Questo bronzo arriva dal niente, dalle case popolari di Ponte Lambro. Spero che la mia storia sia di ispirazione per tutti. Quando ci credi abbastanza, i sogni si possono realizzare. Mio padre sta per andare a lavorare in cantiere e sarà fiero di me. In questa medaglia c’è tutto: momenti di delusione in cui volevo mollare, lacrime versate in macchina da solo, ma ce l’ho fatta» le sue prime parole, nella notte, dopo la gara.
Un milanese di seconda generazione: arrivato in città dal Marocco quando aveva due anni per il ricongiungimento familiare con il papà che era già qui. Poi le scuole, frequentate con profitto (oggi sui banchi, a Milano e provincia ci sono 74 mila alunni di origine straniera), fino al diploma al liceo Scientifico Einstein. È stato proprio durante alcune gare studentesche che ha scoperto il talento e l’interesse per la corsa. Gli esordi in una società di San Donato Milanese, poi l’ingresso nell’Atletica Riccardi, gli allenamenti all’Arena Civica e di lì a salire, fino ai successi nelle giovanili, poi i titoli italiani e internazionali.
Nonostante la carriera sportiva, Aouani non ha rinunciato agli studi: si è trasferito negli Stati Uniti, alla Lamar University, in Texas, dove è rimasto un anno prima di volare a Syracuse, nello stato di New York dove ha conseguito prima una laurea triennale in ingegneria civile e poi una magistrale in ingegneria strutturale. Gli studi sono andati di pari passo con lo sviluppo della sua carriera sportiva. Nel 2019 ha centrato la finale Ncaa (il campionato sportivo universitario più prestigioso degli Stati Uniti) sui 10 mila metri prima di rientrare in Italia e di trasferirsi a Ferrara per dedicarsi agli allenamenti. Due anni dopo è diventato il primo atleta azzurro a vincere i titoli nazionali di cross, 10mila su pista, 10 km su strada e mezza maratona, nella stessa stagione. Risultati che sono stati preludio alla medaglia d’oro vinta, pochi mesi fa, agli Europei di corsa su strada a Lovanio. Poi la delusione per non essere stato convocato alle Olimpiadi e ora il grandissimo successo ai Mondiali. «Sono orgogliosamente italiano, sono felicissimo di aver alzato il tricolore e di aver portato prestigio al mio Paese che mi ha dato tantissimo» ha detto l’azzurro, visibilmente commosso.
Tra i primi a fare i complimenti al nuovo campione, sui social, Paolo Guido Bassi, capogruppo della Lega al Municipio 4. «Una bella storia di successo e determinazione che ci dice tanto. A partire dal fatto che anche nelle periferie “fragili” nascono talenti. Che chi suda, chi si impegna, vince. E pure se le medaglie non arrivano subito, prima o poi l’impegno viene ripagato. Buona parte degli articoli titola con “l’italiano di origini marocchine”. A sentir parlare lui, credo sarebbe meglio dire italiano e basta. Io personalmente preferirei specificare: milanese. A volte abbiamo bei esempi di integrazione sotto gli occhi e non li sappiamo vedere. Forse sono troppo semplici, spontanei, scevri da sovrastrutture. Come l’emozione di un ragazzo che da Ponte Lambro sale sul tetto del mondo del suo sport».
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15 settembre 2025 ( modifica il 15 settembre 2025 | 16:54)
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