Era legittimo l’obbligo vaccinale introdotto durante la pandemia di Covid. Lo ha stabilito ieri il tribunale amministrativo del Lazio respingendo il ricorso proposto da un maresciallo dell’Aeronautica Militare. L’ufficiale sosteneva che l’obbligo di vaccinazione e le restrizioni per i non vaccinati violassero i principi di non discriminazione, uguaglianza e legalità. Il giudice, invece, richiamando precedenti sentenze della Consulta, ha affermato che in nome della solidarietà «ciascuno può essere obbligato a un dato trattamento sanitario, anche comportante un rischio specifico». L’obbligo dunque rispondeva alla finalità di tutelare l’interesse collettivo, che rende giustificabile anche un trattamento sanitario obbligatorio e «non ha costituito una soluzione irragionevole o sproporzionata rispetto ai dati scientifici disponibili».
Il giudice ha sancito anche la «ragionevolezza» del green pass per «evidenti ragioni di carattere sanitario» e per «l’esigenza di incentivare l’effettiva diffusione della somministrazione dei vaccini». Respinta anche l’accusa di incompatibilità tra la legislazione d’emergenza attuata durante la pandemia e i diritti sanciti dai trattati europei.
La sentenza arriva mentre il dibattito sui vaccini è tornato a infiammarsi. Lo aveva riattizzato in agosto la vicenda del Nitag, il comitato tecnico sui vaccini nominato e subito revocato dallo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci per la presenza due esponenti vicini al mondo no vax. I loro nomi erano stati caldeggiati da Fdi e Lega, ma avevano incontrato l’opposizione anche di Forza Italia. Dopo l’incidente, la Lega era tornata a chiedere una revisione delle altre leggi sugli obblighi vaccinali sulla scia di quanto sta avvenendo negli Usa sotto l’amministrazione Trump. Schillaci però ha negato che la questione dell’obbligo vaccinale sia nel programma del governo e ha temporaneamente chiuso la questione.
Il tema si è intrecciato con il dibattito sulla violenza politica esploso anche in Italia dopo l’assassinio dell’influencer della destra statunitense Charlie Kirk. A far collegare le due vicende è stata la scritta «Speranza assassino» firmata da un movimento no vax sui muri del circolo Arci di Candela a Pistoia, dove ieri l’ex-ministro della salute era atteso per un’iniziativa elettorale. «È necessario interrompere immediatamente questo clima di violenza e di odio, alimentato anche dalle dichiarazioni del tutto ingiustificate, forzate e tese allo scontro, che talvolta escono da parte di alcuni esponenti della destra a margine dei lavori delle commissioni parlamentari» ha detto Gian Antonio Girelli, deputato Pd e vicepresidente della commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia. Gli ha risposto Antonella Zedda, senatrice Fdi e componente della stessa commissione: «Fdi ha sempre preso le distanze e deprecato espressioni d’odio e di discriminazione, anche quelle verso chi, durante la pandemia, ha “osato” dissentire rispetto alle politiche restrittive delle libertà personali attuate dai governi di allora».