di Gabriele
Gallo
C’è stato un periodo dove anche a Reggio il basket è diventato il principale argomento di discussione in città, nei luoghi di lavoro, tra i bambini delle scuole e gli studenti universitari, e tutti venivano in massa al PalaBigi. Correva l’anno 2015, e il Resto del Carlino aveva sulle gradinate ben cinque cronisti a seguire l’epopea della Grissin Bon di Max Menetti, molti andavano anche in trasferta, e chi restava a casa “copriva” come si dice in gergo la piazza dei Teatri, dove migliaia di tifosi si raggruppavano di fronte ai maxi schermi allestiti dal Comune. Notti magiche che finirono amaramente, con la sconfitta casalinga all’ultimo atto della finale scudetto con la Dinamo Sassari, e il Carlino era lì, a raccontare le lacrime amare di Amedeo Della Valle sul parquet.
“Beffa atroce”, si titolò l’indomani, giusto a tre giorni di distanza di quella gara 6, giocata in Sardegna, che si chiuse dopo tre supplementari, mettendo a rischio le coronarie dei tifosi e facendo chiudere le rotative oltre l’una di notte, fatto più unico che raro in quegli anni. A fianco dei colori biancorossi il nostro giornale c’è stato fin dai tempi della nascita della Pallacanestro Reggiana, il 3 settembre del 1974. In quel momento in sordina, perché nel fertile microcosmo della palla a spicchi reggiana altre, in quella fase, erano le realtà trainanti in particolare le numerose squadre nate attorno alle parrocchie. E da tre di queste provenivano gli 8 storici fondatori: Enrico Prandi, Gianni Pastarini, Giorgio Bertani, Mauro Ponzi, Luigi Testa, Pierluigi Codeluppi, Alberto Bertolini e Massimo Vernillo. Certo all’epoca nessuno pensava che solo pochi anni dopo, in un pomeriggio di primavera del 1980, la truppa reggiana arrivasse già a giocarsi la possibilità di salire in serie A. Erano in 5000 in tribuna, ben oltre la capienza di legge, ma si chiuse un occhio per provare ad andare oltre l’ostacolo: la Leone Mare Livorno si impose di misura interrompendo bruscamente il sogno. Ma quel match fu il trampolino di lancio per le gioie future e la prima arriva con lo spareggio di Udine del maggio 1982, la Necchi Pavia deve arrendersi al talento di un giovane Montecchi, ai passaggi magici di Codeluppi, alle giocate di classe di Rustichelli e Grasselli e all’insperato dominio dell’area del gigante buono Tonino Fuss.
Si sale in A2, e da quel momento la foliazione del Carlino, cronaca di Reggio, racconterà in pianta stabile “le discese ardite e le risalite” di un team che cambierà giocatori e sponsor, ma diventerà, anno dopo anno, una delle realtà più solide dell’intero panorama cestistico nazionale. Con il mitico “Dado” Lombardi in panchina al termine dell’annata 1983/1984 si festeggerà la salita nell’empireo: la Serie A1. Penne di primo livello scriveranno racconti di epiche battaglie nei primi scontri con Milano e Virtus Bologna, che fino a pochi anni prima sarebbero stati impensabili. E il “Davide” Cfm del 1998, sempre con Lombardi in panca, che conquista un’incredibile semifinale per il titolo proprio battendo dei “Golia” dell’epoca come Olimpia e Treviso. Immortali restano le foto del “Dado” a braccia alzate e dita a V dopo gara 4 con Treviso, mentre fa il giro d’onore di tutto il PalaBigi. È Il periodo in cui sboccia Gianluca Basile, il ragazzo di Ruvo di Puglia che sale in Emilia adolescente e riuscirà con dedizione ed etica del lavoro a vincere l’Eurolega e la medaglia d’argento olimpica ad Atene 2004.
Su queste colonne abbiamo raccontato gli anni del “professore” Mike Mitchell, il suo immenso talento, la sua incredibile parabola umana. Reggiano ad honorem come il grandissimo campione dell’Nba, Kobe Bryant, che tra le colline di Montecavolo e le scuole del centro visse nella nostra città un paio d’anni, sufficienti per imparare, a livello tecnico, i fondamentali che poi gli serviranno per dominare il mondo, e cementare amicizie che, periodicamente, rinnovava nelle sue frequenti puntate a Reggio.
Per questo, dopo la sua tragica morte nel 2020, Reggio è diventata una tappa fondamentale della “Bryant legacy”.
Negli anni 2000 arrivano nuove promozioni, comincia la ventennale era del patron Stefano Landi, si approda in Europa, si raggiunge la prima finale di Coppa Italia, e ogni tappa il Carlino la racconta con entusiasmo e dovizia di particolari. Sono anche gli anni dove si afferma il grandissimo talento di Nicolò Melli, che fa la sua prima comparsa, simbolica, in prima squadra a 13 anni, ma che già nel 2008, ad appena 17, è’ protagonista in A2. Dopo un brutto infortunio inizia la sua scalata all’olimpo del basket europeo, che lo portera’ a trionfare in Eurolega, col Fenerbahce, giusto lo scorso maggio.
Così come è al fianco della società negli anni peggiori, quelli del lungo purgatorio in Legadue, dal 2007 al 2012 e con il terrore, all’ultima giornata del campionato 2010/2011, di tornare in B. “Trent’anni (di Storia, ndr) in quaranta minuti”, titolammo allora, per significare quanto quel patrimonio non dovesse andare perso. Andò bene, e da quel momento iniziò la rinascita, con il ritorno in A, dal 2012 mai più lasciata, e gli anni dei trionfi. Degli acquisti roboanti chiamati Kaukenas, Lavrinovic, Diener, delle due finali scudetto di fila tra il 2015 e il 2016, deludenti per il risultato ma non per il “climax” che si creò intorno anche grazie al nostro giornale, della semifinale di EuroCup, nel 2018. Eventi che hanno portato al PalaBigi oltre 4000 spettatori di media. La nuova compagine societaria però, di cui il Carlino a primavera 2020 anticipò la composizione a 5 soci, oggi guidata principalmente da Enzo e Veronica Bartoli, sta comunque tenendo la Pallacanestro Reggiana nell’elite del basket italiano, e il nostro giornale continua a raccontarne la Storia, in casa e in trasferta, augurandosi che possa durare ancora a lungo.