L’utilizzo del Tfr per concedere l’uscita anticipata è un’altra «distrazione di massa» per non affrontare l’emergenza delle pensioni dei nostri figli

Il problema del sistema previdenziale è presto detto: l’invecchiamento della popolazione porterà, entro il 2050, il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati a 1:1, contro l’1,4 circa attuale. Non che il governo non ne sia consapevole. La «glaciazione demografica» è in cima all’agenda di Giorgia Meloni, fin dal discorso programmatico alla Camera, tre anni fa. Per affrontarla nell’ottica delle pensioni serve da un lato aumentare il numero di persone che lavorano e versano contributi e dall’altro tenere sotto controllo la spesa, legando le prestazioni il più possibile ai contributi effettivamente versati.

I conti che non tornano

Dal lato degli occupati di positivo c’è l’aumento di oltre un milione: da 23,2 milioni a ottobre 2022 a 24,3 milioni a giugno 2025. Ma resta il fatto che per raggiungere un tasso di occupazione in linea con la media Ue bisognerebbe avere molti più giovani e donne che lavorano. E invece, il milione di posti in più è coperto interamente dagli over 50. Inoltre, avere più occupati non basta. Bisogna che abbiano retribuzioni adeguate così da versare robusti contributi. Quelli che servono per pagare le pensioni dei baby boomer. E qui le notizie non sono confortanti, visto che l’Italia è l’unico Paese Ocse che ha visto un crollo dei salari reali (- 7,5% rispetto al 2021). 
Dal lato delle prestazioni, ci saranno pensioni liquidate col sistema misto (retributivo + contributivo) fino al 2045 e dintorni. Una transizione troppo lunga, non decisa da questo governo, ma sulla quale non è stato fatto nulla.



















































Smantellare la Fornero?

Del resto, a condizionare la linea è la Lega, arrivata al governo con la promessa di «smantellare la Fornero» e mandare tutti in pensione dopo 41 anni di lavoro. Slogan che ha subito dovuto abbandonare per non far saltare i conti pubblici. Nelle tre manovre Meloni-Giorgetti ci si è così limitati a misure una tantum, prorogate di anno in anno, per mantenere canali di pensionamento anticipato (dalle Quote a Opzione donna) che lo stesso governo ha dovuto strozzare (fissando paletti e imponendo il calcolo contributivo) per evitare eccessivi aumenti della spesa.

16 settembre 2025