di
Laura Cuppini
Complice la diffusione della Variante Stratus, i casi di Covid tornano a salire. Ma quanto preoccupa questo aumento? Come ci si può proteggere? E cosa fare con l’influenza?
Salgono i casi di Covid in Italia, complice la diffusione della variante Stratus (XFG, ricombinante di LF.7 e LP.8.1.2): nella settimana 4-10 settembre hanno superato i 2.800 nuovi contagi, il numero più alto di tutto il 2025. La crescita rispetto alla settimana precedente è stata di oltre il 30%. Undici i decessi. Cresce anche il numero dei tamponi (28.938).
La Lombardia conta il numero maggiore di casi (918), seguita dalla Campania (496) e dal Veneto (265). «In Lombardia, il 19% dei campioni arrivati alla rete di sorveglianza è rappresentato da Covid, poi abbiamo un 6% di coronavirus non Sars-CoV-2 è c’è già qualche caso isolato di influenza» afferma Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi-Sant’Ambrogio e direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva all’Università Statale di Milano.
Quanto preoccupa la crescita dei casi di Covid?
«I dati ufficiali sono sicuramente sottostimati, perché com’è naturale l’attività di individuazione dei casi non è più quella di un tempo – spiega Pregliasco all’Adnkronos Salute -. Ma al netto di tutti i limiti, anche nella pratica clinica quotidiana osserviamo questo incremento. La riapertura delle scuole rappresenta sicuramente un momento di facilitazione, anche perché coincide con l’inizio della stagione influenzale, del solito cocktail di virus respiratori. Si conferma la mia metafora delle onde del sasso nello stagno: un andamento di discese e risalite che non è ancora stagionale perché ogni 6 mesi circa, in corrispondenza dell’emergere di nuove varianti, vediamo un rialzo. Non siamo a valori pesanti, le onde del sasso nello stagno stanno proprio a indicare che l’impatto sulla sanità pubblica va a scemare».
Quali sono i sintomi? E quanti sono realmente i positivi?
«È difficilissimo dirlo, perché Covid sta dimostrando in modo molto evidente la natura estremamente individuale della sintomatologia, della risposta del singolo all’infezione» chiarisce Pregliasco.
C’è, ancora oggi, chi ha febbre, difficoltà respiratoria, mancanza di olfatto e gusto. Poi ci sono forme con sintomi lievi e anche forme asintomatiche. La raucedine è segnalata come sintomo specifico della variante Stratus.
«La nuova variante Stratus è un po’ immunoevasiva – prosegue l’esperto -. Fa parte della famiglia Omicron, che già di per sé non è cattiva; però da un lato c’è un virus che per continuare la sua opera si è rabbonito selezionandosi nel tempo, dall’altro c’è la risposta individuale del singolo. Manifestazioni, appunto, di entità molto variabile».
Quando sarà possibile vaccinarsi?
Per quanto riguarda Covid non si sa ancora, uscirà una circolare del Ministero della Salute con tutte le indicazioni. Secondo Massimo Andreoni, responsabile scientifico della Società italiana italiana di malattie infettive e tropicali, è cruciale che «nella campagna vaccinale antinfluenzale venga esplicitata anche la co-somministrazione dell’anti-Covid e che arrivino in Italia i vaccini aggiornati alle ultime varianti». A fine agosto la Food and drug administration americana ha approvato un vaccino di Pfizer e BioNTech adattato alla variante LP.8.1, destinato agli over 65 e alle persone tra 5 e 64 anni con almeno una patologia di base che aumenta il rischio di forme gravi. Dati preclinici mostrano come il vaccino contro LP.8.1 induca risposte immunitarie potenziate verso diverse sottovarianti attualmente in circolazione, tra cui XFG (Stratus) e NB.1.8.1 (Nimbus). Per quanto riguarda l’influenza, il Ministero della Salute ha già emanato la circolare con le indicazioni per la stagione 2025/26 (GUARDA). I principali destinatari dell’offerta di vaccino antinfluenzale sono i bambini dai 6 mesi ai 6 anni, persone di età pari o superiore a 60 anni, le donne in gravidanza, gli operatori sanitari, nonché le persone di tutte le età con alcune patologie di base che aumentano il rischio di complicanze in corso di influenza.
Come proteggersi?
Per quanto riguarda Covid, uno studio delle Università di Oxford e Washington, pubblicato sulla rivista BioMed Central Global and Public Health, dimostra che, negli Stati Uniti, la chiusura delle scuole durante la pandemia ha imposto enormi costi a lungo termine ed è stato un provvedimento poco conveniente rispetto ad altre misure non farmaceutiche, che hanno portati risultati sanitari migliori con costi significativamente inferiori. Il team, guidato da Nicholas Irons, ha analizzato undici interventi non farmaceutici per calcolare sia i benefici per la salute che i costi per la società. Prima del vaccino, i decisori politici si sono affidati esclusivamente a misure non farmaceutiche, come l’obbligo di indossare la mascherina, il distanziamento sociale, i test, il tracciamento dei contatti e la chiusura delle strutture. Secondo le stime del gruppo di ricerca, la sospensione delle attività didattiche negli Stati Uniti ha evitato circa 77.200 decessi e ridotto i tassi di trasmissione dell’8,2 per cento, ma ha portato a una perdita economica di due trilioni di dollari associati ai danni all’istruzione. In confronto, l’obbligo di indossare la mascherina ha contribuito a un calo del contagio del 19 per cento. Gli autori hanno calcolato che una combinazione ottimale di interventi avrebbe potuto ridurre l’impatto totale della pandemia negli Stati Uniti da 4,6 a 1,9 trilioni di dollari, salvando oltre 100mila vite. Secondo gli scienziati, una rapida implementazione di test, tracciamento dei contatti, obblighi di mascherine e distanziamento sociale, combinati con chiusure mirate delle strutture, costituisce l’approccio più efficace.
E l’influenza?
«I dati che arrivano dall’Australia non sono confortanti. Le ultime tre stagioni loro, quindi le nostre ultime due e la terza che comincerà a breve, sono state pesanti. L’ultima stagione australiana è stata sostenuta da virus A/H3N2 e B/Victoria, che fanno pensare a una prossima stagione influenzale impegnativa – spiega all’Adnkronos Salute Fabrizio Pregliasco -. Se quella passata si è chiusa con oltre 16 milioni di casi (più di 600 pazienti sono stati ricoverati per influenza in terapia intensiva, ndr), quest’anno saremo lì. Ci attendiamo valori paragonabili, con un coinvolgimento dal 15% al 25% della popolazione, quindi fino a un italiano su 4 colpito da sindromi simil-influenzali. Nel periodo invernale circola un “mescolone” di virus respiratori, con anche una rilevanza del virus respiratorio sinciziale e di Covid, quest’ultimo non sempre sincronizzato alle altre forme. Speriamo dunque che questa attuale risalita del Covid non sia troppo prolungata, come invece è successo lo scorso anno». Pregliasco ribadisce l’importanza della vaccinazione, dato che, per l’influenza, «lo scorso anno abbiamo avuto una copertura del 52,5% degli over 65, con una tendenza alla riduzione». «Sarà cruciale la pianificazione della campagna vaccinale, con un coinvolgimento dei fragili da parte dei medici specialisti che possono facilitare la vaccinazione dei loro pazienti – conclude -. Serve un lavoro di squadra, in modo che ci sia una spinta dolce e gentile alla vaccinazione, con un’offerta vaccinale a misura di paziente, con luoghi vicini e orari comodi per tutti. L’occasione di combinare le vaccinazioni anti-influenza e anti-Covid non va persa. È un elemento fondamentale».
16 settembre 2025 ( modifica il 16 settembre 2025 | 13:46)
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