Roberto Mancini, candidato nella lista Pace Salute Lavoro nel Maceratese. Perché ha deciso di metterci la faccia, candidandosi a questa competizioni elettorale?

«Perché mi pare un dovere coinvolgersi per aiutare la vita politica del Paese a risollevarsi. Nel movimento “Dipende da Noi”, che è parte attiva della lista “Pace Salute Lavoro”, servivano persone disposte a candidarsi e mi sono reso disponibile».

Qual è il punto del programma prioritario, che le sta più a cuore?

«Il punto prioritario è stabilire l’alleanza con i giovani, promuovendo una politica che sostenga la scuola e l’università pubblica e che moltiplichi le possibilità di lavoro vero e stabile, liberando i giovani dalla condanna alla disoccupazione, al precariato o all’emigrazione».

Pace Salute Lavoro è un progetto politico che raccoglie diverse esperienze di sinistra. Cosa vi contraddistingue? Come è nata questa lista?

«La lista è nata dall’accordo tra “Dipende da Noi” e Rifondazione comunista. Le altre liste o sono formazioni che nascono e muoiono con le elezioni, o sono partiti tradizionali. Invece “Pace Salute Lavoro” è espressione di una rete permanente di associazioni, movimenti e comitati di impegno civile sul territorio marchigiano. Il tratto distintivo della nostra lista è il metodo che unisce sensibilità etica, partecipazione, ricorso alle migliori fonti di conoscenza e progettualità condivisa circa le proposte per risolvere i problemi della regione».

Perché votare Ricci? E perché non Acquaroli?

«Perché Matteo Ricci si è fatto garante di un progetto condiviso di trasformazione della regione, da territorio in recessione a regione avanzata, comunitaria ed ecologica, equa e solidale. Acquaroli invece è espressione di un’estrema destra che, al di là dell’ideologia antidemocratica di cui è imbevuta come se fossimo nel 1922, ha un approccio di smantellamento dei servizi pubblici e di alleanza con i poteri finanziari a scapito del bene comune.

Ci dice in pillole le proposte in tema di sanità, tra i capitoli principali di spesa della Regione?

«Bisogna: investire sull’aumento del personale sanitario e sui servizi della sanità pubblica per ridurre le liste d’attesa; attuare l’integrazione della rete dei servizi tra ospedali e presìdi di medicina territoriale; realizzare l’integrazione tra servizi sanitari e servizi sociali facendo coincidere distretti sanitari e ambiti sociali; ripristinare il fondo per la disabilità; investire sull’assistenza domiciliare e sulle strutture residenziali e semiresidenziali; riconoscere e sostenere le professioni di assistenza domiciliare alle persone non autosufficienti e alle funzioni di caregiver familiare; potenziare i servizi per la salute mentale e contro le dipendenze; potenziare i Dipartimenti di prevenzione, garantendo screening, vaccinazioni, salute e sicurezza sul lavoro, sicurezza ambientale e alimentare».

Che vuol dire essere di sinistra oggi?

«Significa lavorare per una società che sia non un mercato o un campo di battaglia, ma una comunità aperta, solidale, ecologica e nonviolenta, dove nessuno è abbandonato».